Napoli: il massacro di franco ambrosio «re del grano» e della moglie. «Mamma ho fatto un guaio, ho ucciso 2 persone» ha detto al telefono alla madre uno dei romeni fermati
NAPOLI – Duplice omicidio di Posillipo: i tre romeni arrestati stamane hanno confessato. Nel corso dell’interrogatorio condotto dal pm Antonio D’Alessio i tre giovani hanno ammesso di aver ucciso brutalmente Franco Ambrosio e sua moglie nella villa della Gaiola. Insulti e urla, davanti alla Questura di Napoli, all’uscita dei tre fermati. Una quarantina di persone, attirata dalla presenza dei fotografi, ha inveito contro i romeni accusati del duplice efferato delitto messo in atto nella villa di Ambrosio, a Posillipo, quartiere di Napoli, nella notte tra martedì e mercoledì scorso.
A quanto si apprende da fonti della questura di Napoli, uno dei tre presunti killer, Marius Acsiniei, era stato fino a due anni fa il giardiniere della villa alla Gaiola, dove la coppia è stata brutalmente assassinata. A riconoscerlo è stato il maggiordomo, in servizio a casa del «re del grano» da oltre 30 anni. Secondo la polizia sarebbe stato proprio l’ex giardiniere a vibrare i colpi mortali confronti di Franco Ambrosio e Giovanna Sacco. L’arma del delitto è un girabacchino a «L». La «banda» aveva bevuto vino e champagne ed erano anche sotto l’effetto dell’alcol quando ha aggredito i padroni di casa.
Secondo la ricostruzione sarebbe stato proprio il timore di essere riconosciuto da Ambrosio a scatenare la furia omicida dell’ex giardiniere. Questi, stamani, ha inserito la propria scheda nel telefonino di Ambrosio per chiamare la madre in Romania: «Mamma ho fatto un guaio, ho ucciso due persone…non sapevo quello che facevo», ha detto. Da qui l’intercettazione e la cattura. Quando sono stati presi i tre romeni avevano ancora con loro parte della refurtiva: gioielli, carte di credito e i portafogli delle vittime. Si nascondevano in tre appartamenti diversi sul lungomare di Licola.
Ieri è stato realizzato un corposo dossier fotografico della casa degli orrori che adesso è sulla scrivania del pm Antonio D’Alessio. La polizia scientifica ha ripreso ogni angolo, ogni traccia, ogni oggetto: fotografie che saranno importantissime, quando si farà il processo. Franco Ambrosio indossava un pigiama azzurro e nella colluttazione ha perso le pantofole.
Dormiva nella stanza da letto che un tempo era stata della servitù. Giovanna Sacco invece dormiva vestita sul divano dello studio: i muratori che stavano ristrutturando la casa le avevano detto che il solaio della camera da letto aveva qualche problema di staticità e, dopo il terremoto dell’Aquila, in un’altra stanza si sentiva più sicura. Pensava, inoltre, che, dormendo vestita, nel caso di una nuova scossa sarebbe potuta fuggire immediatamente.
Lui in pigiama – Il primo a sentire i ladri è stato lui: si è alzato e li ha trovati in cucina. Gli hanno spaccato la testa con un colpo solo, inferto forse con una spranga di ferro. L’imprenditore è caduto a faccia in giù sul pavimento chiaro. Contro la moglie, invece, si sono accaniti. L’hanno colpita con un calcio all’occhio, poi con un pugno sulla mascella: probabilmente volevano che consegnasse le chiavi della cassaforte.
Lei era vestita – Giovanna, che indossava una giacca di maglia bordeaux, è caduta sull’uscio della camera da letto, nel vano rivestito di legno, anche lei a faccia in giù. A pochi passi da lei, il comò mostra i cassetti aperti, gli indumenti sono sparpagliati sul pavimento. Anche altri mobili, in casa, sono aperti, gli oggetti buttati a terra alla rinfusa. Spicca, in mezzo a tanta confusione, il grande tavolo ovale di radica, lucidissimo, sul quale sono poggiati alcuni libri.
Macabro pic nic – Nello studio ci sono involucri di cibarie: gli assassini, che già prima di entrare nella casa avevano mangiato e bevuto, hanno continuato a mangiare dopo avere ucciso. In cucina, accanto al corpo di Ambrosio, è rimasta una confezione di wurstel aperta con i denti; dentro, ancora due salsicce. Appena fuori dalla villa, gli autori del massacro hanno defecato. La polizia (le indagini sono affidate alla squadra mobile, coordinata da Vittorio Pisani e Pietro Morelli) dispone di moltissime tracce, biologiche e non; le impronte digitali su specchi, mobili e pareti sono state rilevate grazie al cianacrilato, un gas che le evidenzia anche negli angoli più reconditi. I ladri assassini, inoltre, hanno con sè i cellulari delle vittime: anche questo potrebbe aiutare le indagini.
Un tragico equivoco – L’ipotesi della polizia è che si tratti di persone straniere, gente che probabilmente è entrata nella casa credendola disabitata (ci sono le impalcature, sacchi di cemento ammucchiati, i mobili del giardino avvolti nel cellophan). Gente entrata nel parco chissà da dove, ma quasi certamente non dal mare, che è rimasta per ore nei dintorni della villa. La prima tappa, ricostruiscono gli agenti, l’hanno fatta in una grotta naturale che si apre nel costone. Lì hanno bivaccato, coprendosi con una trapuntina verde chiaro. Hanno forzato la porta di un’altra casa, affittata dagli Ambrosio ad un avvocato che però non ci andava da una decina di giorni. Hanno prelevato due bottiglie di vino, cioccolata e Schweppes. Poi, a notte fonda, l’ingresso nella villa padronale, attraverso la porta finestra che dà su un balcone e sul mare. Terrore notturno Erano più o meno le tre, calcola la polizia scientifica basandosi sulla temperatura corporea delle vittime: quella di Giovanna Sacco era di mezzo grado più alta rispetto a quella del marito, dunque è morta una ventina di minuti dopo. Con sè gli autori del massacro hanno portato una somma di denaro in contanti, cinquantamila euro secondo la polizia (Pietro Morelli, responsabile della sezione Omicidi) i cellulari della coppia e i gioielli contenuti in un cofanetto.
Risparmiata l’argenteria – Non hanno toccato l’argenteria, forse per la fretta, forse perché ingombrante: ma, se si tratta di zingari, non l’hanno presa perché per loro l’argento porta sfortuna. Sono poi scappati, forse a piedi, percorrendo a ritroso il sentiero che dalla villetta li aveva portati alla villa padronale. Dovevano avere gli abiti imbrattati di sangue, che è schizzato dappertutto. Nella notte nessuno li ha visti: eppure, a pochi metri in linea d’aria, c’è Villa Rosebery, dove fino a ieri mattina si trovava il presidente Napolitano.
Titti Beneduce