L’idea è di un australiano, Darryn Webb, che ha aperto un ostello. Il Cerro Negro in Nicaragua è diventato meta di tanti appassionati: nato nel 1850 ha già eruttato venti volte
Nuovo sport: il surf sulla cenere dei vulcano. Così il Cerro Negro, in Nicaragua, è diventato meta di tanti appassionati
MILANO – Giù a capofitto, nel sole accecante dei Tropici. La tavola da surf rimbalza, sembra esitare poi prende velocità, in una nuvola di polvere e sbuffi di vapore che inghiottono il coraggioso che ha osato sfidare la sorte. Polvere? Vapore? Già, la montagna diventata meta di centinaia di appassionati, soprattutto anglosassoni, non è nelle Alpi o sulle Ande. Soprattutto, non c’è neve a fare da morbido tappeto. Il nuovo sport è il surf sul vulcano. Per la precisione il Cerro Negro, in Nicaragua, il più giovane dell’emisfero occidentale, attivo e tuttora pronto a un’esplosione di furia lavica: nato nel 1850, alto solo 675 metri, ha già eruttato 20 volte (l’ultima esattamente dieci anni fa, anche se c’è chi ricorda sbuffi più recenti). Trasformando l’ambiente selvaggio circostante in un cono tonalità pece che emerge dal verde della giungla.
DIVERTIMENTO ASSICURATO – Il Cerro Negro è stato scelto dai pionieri del surf perché lungo le sue pendici si srotola una distesa di cenere lavica, spessa e soffice come neve – la sua antitesi quanto a colore e calore – lunga almeno un paio di chilometri. «È il posto più straordinario dove andare ora che è finita la stagione invernale – dice Matt, un inglese -. Certo, bisogna faticare un po’, e sudare parecchio, per arrivare in cima: ma poi il divertimento è assicurato». Altri, forse meno esperti, sono un po’ più prudenti: «Non vorrei ricadere e rotolare come mi è appena capitato – dice un tedesco -. Sono pieno di graffi. Ma torno subito su finché c’è luce!».
L’IDEA DI UN AUSTRALIANO – Per arrivare al Cerro Negro occorre partire da León, città coloniale a circa 30 chilometri dal cono del vulcano, un tempo quartier generale dei sandinisti, poi trasformatasi in punto di raccolta di poeti e intellettuali di sinistra. Ora, quasi tutte le agenzie di viaggio locali si dedicano a organizzare spedizioni con tavole da surf modificate (legno sopra e metallo sotto) per i giovani che arrivano a frotte, attirati dai video che spopolano su YouTube. L’idea di gettarsi a capofitto sulla cenere è di un australiano, Darryn Webb, che nel 2005 ha aperto proprio a León un ostello, il Bigfoot Hostel per accogliere gli squattrinati in cerca di emozioni. A quando il surf sulla cenere di casa nostra? In Italia non mancano certo i vulcani…
Paolo Salom
Surfer in azione sul Cerro Negro
Il vulcano Cerro Negro
Buffer in azione