Nessun caso segnalato in italia dopo il falso allarme di venezia. Cresce ancora il bilancio delle vittime, ma le autorità: l’epidemia sta registrando un calo. Casi sospetti in Cina
Un barbiere messicano taglia i capelli ad un cliente indossando una mascherina di protezione (Afp) |
MILANO – È salito a quota 152 il bilancio «probabile» delle vittime dell’influenza suina in Messico, il Paese epicentro dell’epidemia che sta mettendo in allarme il mondo e per la quale l’Organizzazione mondiale della Santità ha fatto salire il livello di allerta da 3 a 4 (su una scala di 6). I dati sono stati forniti nel corso di una conferenza stampa dal ministro della sanità, Josè Angel Cordova, il quale però per la prima volta ha fatto notare che l’epidemia potrebbe essere in una fase di recessione: il numero dei decessi sospetti è infatti in calo (sono stati 6 sabato, 5 domenica, 3 lunedì). Alcuni casi di possibili persone contagiate dal virus vengono intanto segnalati in Cina.
I CASI NEL MONDO – Ma intanto l’allarme nel mondo cresce e nessun paese sembra più immune dal rischio. Infezioni conclamate sono state trovate in Gran Bretagna (2 casi in Scozia), in Canada (6 casi certi, 10-12 sospetti), in Spagna (un caso sicuro, oltre 26 probabili), negli stati Uniti (44). Ma sono ormai innumerevoli i Paesi con casi che destano seri sospetti: Australia 17, Cile 8, Colombia 9, Danimarca 5, Francia 1, Irlanda 3, Israele 1, Nuova Zelanda 66, Corea del Sud 1, Svezia 5, Svizzera 5.
LA SITUAZIONE IN ITALIA – Nel nostro Paese la situazione continua ad essere sotto controllo. Dopo un caso sospetto a Venezia nella giornata di lunedì (ma la persona che aveva manifestato sintomi simili a quelli dell’influenza suina è stata sottoposta ad accertamenti medici che hanno dato esito negativo) non si registrano al momento nuove segnalazioni.
LA PSICOSI NEL MONDO – Ma quella della febbre suina sta diventando sempre più una vera psicosi. Ne risentono le Borse mondiali, che temono ripercussioni sull’economia globale. E ne risentono anche le politiche dei vari governi, combattuti tra l’esigenza di farsi trovare pronti per fronteggiare un’eventuale escalation dell’emergenza (molti stanno verificando o incrementando le scorte di antivirali) e quella di non diffondere panico tra la popolazione In Egitto alcuni parlamentari hanno ad esempio chiesto il sacrificio di tutti i maiali del Paese. I deputati, riferisce un quotidiano locale, hanno chiesto al governo di isolare le aziende di allevamento suino e di trasportare gli animali lontano dai nuclei urbani per evitare che l’influenza suina possa estendersi. Paese a maggioranza musulmana, l’Egitto ha una popolazione di circa 35.000 suini, la cui carne viene consumata solo dalla minoranza cristiana (il 10 per cento della popolazione), visto che la religione musulmana considera infatti impuri i maiali e proibisce il consumo della carne suina. Il suino è considerato impuro anche per gli ebrei: un ministro israeliano ieri ha spiegato che pur di non citare il nome di questo animale non kosher la pandemia sarà definita ufficialmente «influenza messicana».