La squadra. Gli insetti mangiano opere di Lippi e Uccello. Creato un gruppo di esperti per risolvere il problema
L’Incoronazione di Lorenzo Monaco durante la disinfestazione |
FIRENZE — I più voraci e invasivi sono gli Anobium punctatum e gli Oligomerus ptilinoides. Insaziabili, nonostante i quattro millimetri di lunghezza, nel masticare capolavori immortali dell’arte dipinti su legno e anche le strutture delle tele, le cornici, le sculture lignee. Non esiste museo al mondo che non li ospiti, giorno e notte, insieme a un’altra cinquantina di specie di insetti, volgarmente noti come tarli. E sono così pericolosi, i tarli, che la Galleria degli Uffizi di Firenze ha deciso di organizzare una task force di esperti per combatterli, estirparli e avviare una campagna di sensibilizzazione per trovare sponsor capaci di curare le opere infestate. «È una battaglia destinata a durare nel tempo — spiega Cristina Acidini, soprintendente del polo museale di Firenze —: purtroppo il problema si ripresenta periodicamente anche su capolavori già trattati».
Intanto si cerca di bloccare l’attacco con la squadra «anti- tarlo». Usando tecnologie all’avanguardia. Come è appena accaduto per il polittico dell’Incoronazione della Vergine di Lorenzo Monaco, un’opera d’arte di grandi dimensioni, per il quale come hanno spiegato gli esperti al Corriere Fiorentino, è stato messo a punto un macchinario per produrre azoto capace di debellare gli insetti mantenendo il legno vivo, con temperatura, umidità e pressione costanti. Davanti al polittico è stato montato un telo di materiale speciale in modo da formare un involucro all’interno del quale si è inserito l’azoto. Il risultato è stato eccellente; la spesa, considerando le dimensioni dell’opera, contenuta: 20 mila euro.
«L’impiego dell’azoto è molto efficace — conferma Giovanni Liotta, entomologo, docente all’università di Palermo e autore del libro Agli insetti piacciono le opere d’arte — l’unico che riesce a debellare il problema in profondità. I tarli, infatti, costruiscono gallerie irregolari difficili da essere penetrate completamente dagli insetticidi. Aumentando l’azoto e sottraendo l’ossigeno, l’insetto muore anche se è nascosto in profondità. Poi, dopo l’azoto, si impiega la deltametrina, un prodotto che genera una minuscola barriera tossica capace di far durare l’azione di protezione del manufatto».
Da settembre sono novantasei i dipinti disinfestati agli Uffizi. Almeno altri 20 ne hanno bisogno con urgenza. E tra questi, grandi capolavori come La battaglia di San Romano di Paolo Uccello, la Pala di Annalena di Filippo Lippi e il Trittico Portinari di Hugo van der Goes. «Siamo aggrediti dai tarli né più e né meno di altri musei del mondo — spiega il direttore degli Uffizi Antonio Natali —: noi però abbiamo deciso di affrontare la questione di petto, prevedendo fondi specifici per questo tipo di restauro che riguarda non solo le opere, ma anche gran parte delle strutture della galleria e dei depositi come panche, cassoni, porte, infissi delle finestre».
Tutto cibo prelibato per gli insaziabili coleotteri. Una guerra che però ha anche bisogno di risorse. E di questi tempi, con crisi e tagli, Natali sta pensando anche a interventi esterni di privati. «Come sponsor che possono adottare un’opera — spiega — e pagare la disinfestazione che per le opere non particolarmente grandi costa assai poco. Sto pensando anche di legare i prestiti a questo tipo di restauro. Insomma, la galleria che vuole una nostra opera ci deve garantire un trattamento». I tarli fiorentini sono avvertiti.
Marco Gasperetti