Osservatorio Giovani-Editori Il summit su stampa e studenti. Ceccherini: un quotidiano per ogni diciottenne
(Siena) — Il primo «patto di Bagnaia», come è stato subito ribattezzato, ha visto la luce sotto una pioggia di flash. E certo non è cosa da tutti i giorni assistere alla stretta di mano con cui due tra i protagonisti della politica italiana, Massimo D’Alema e Gianfranco Fini, hanno siglato insieme al presidente dell’Osservatorio Giovani-Editori Andrea Ceccherini la loro adesione al progetto del Quotidiano in Classe. «Due esponenti di parti distinte — riassume Ceccherini — sono qui a testimoniare il valore per cui leggere serve, soprattutto, a pensare. Un esercizio essenziale se vorremo fare dei giovani di oggi i lettori di domani, e dei cittadini migliori». Un ringraziamento speciale va a Paolo Bonaiuti, «per aver voluto lanciare da qui la sua proposta di un abbonamento gratuito di 6 mesi a un quotidiano ai diciottenni che ne faranno richiesta. Sono orgoglioso che se ne sia convinto sulla base della nostra esperienza, ma non penso sia giusto limitarla ai soli partecipanti al progetto; il Paese cresce solo se crescono tutti i suoi giovani». «Felice e onorato di testimoniare il valore dell’iniziativa» D’Alema, «convinto della necessità di lavorare tutti insieme» Fini. Inizia D’Alema auspicando la rottura del «fronte del male» tra «il cattivo politico, che si riabilita finendo sui giornali, e il cattivo giornalista, che pensa che le dichiarazioni siano notizie», Fini rilancia: «Spero che buona politica e buon giornalismo facciano un patto». Sfumature diverse sulla libertà di stampa, per Massimo «c’è un problema serio di equilibrio dell’informazione», per Gianfranco «se non c’è un editore puro, ci possono essere condizionamenti». Vale anche per la tv?, gli chiede Massimo Gramellini. «Certamente». Il ministro degli Esteri Franco Frattini chiede alla stampa di «fare educazione civica sui nostri valori», con approfondimenti sulla politica estera; parla di immigrazione ed Europa, rassicura il leader dell’Udc Casini (autore di un appello sul Corriere) sul caso Khodorkovsky. Che quella di ieri fosse la giornata della politica si era capito da subito, con la risposta di Giuseppe Guzzetti, presidente Acri (l’associazione delle fondazioni di origine bancaria), a una domanda di Francesco, liceale pisano: «Una legge elettorale con un parlamento nominato e non eletto è qualcosa su cui bisogna riflettere». Guzzetti parla del lavoro delle Fondazioni nelle scuole, di integrazione necessaria, di partecipazione. Sulla lavagna scrive il titolo del proprio intervento: «I giovani devono avere speranza e impegnarsi al cambiamento». Anche Giovanni Bazoli, presidente del Comitato di sorveglianza Intesa San Paolo, sceglie un titolo nella direzione di quella «politica come attività potenzialmente più nobile» le cui sirene, ammette, hanno suonato anche per lui («ma dissi di no»): «La Costituzione come fondamento della convivenza di un popolo». Perfino la tavola rotonda «dei presidenti» — Diego Della Valle (Tod’s), Giuseppe Mussari (Banca Monte dei Paschi di Siena), Marco Tronchetti Provera (Pirelli) — è fitta di riferimenti ai quotidiani «distanti dalla gente perché entrano nel Palazzo»; si invocano «chiarezza e trasparenza», i valori cui si richiamano gli stessi ragazzi. Che fino all’ultimo partecipano al dibattito — anche da casa, con punte di 50.000 contatti unici su Corriere.it — attenti, irruenti e provocatori, «irriverenti come avevamo chiesto», li ringrazia Ceccherini. Il dialogo, stavolta, c’è stato davvero.
Gabriela Jacomella