«Misurare performance di presidi e docenti». Ocse: «Bene riforma, ora realizzarla in pacchetto onnicomprensivo». Gelmini: «Il rapporto ci dà ragione»
Il ministro Mariastella Gelmini (Calzari) |
ROMA – La scuola italiana è in coda nella classifica dei Paesi Ocse: il nostro sistema educativo, secondo il rapporto sull’Italia stilato dall’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, produce risultati «fra i più modesti» dell’area, «nonostante la spesa per studente sia molto elevata». Non solo. Esistono «forti differenze regionali che non possono essere semplicemente spiegate con la diversa quantità di risorse disponibili» e che rappresentano un fardello per l’intera economia nazionale.
SERVE RIFORMA ORGANICA – Nel documento, l’Ocse riconosce al governo Berlusconi di aver messo in cantiere una riforma della scuola volta a «razionalizzare le spese e migliorare il sistema di valutazione e di reclutamento degli insegnanti». Viene sottolineata, tuttavia, la mancanza di un quadro complessivo e definitivo. E, in proposito, il rapporto suggerisce all’esecutivo un approccio più organico: «Considerando la natura di queste riforme – si legge – sarebbe preferibile realizzarle con un pacchetto onnicomprensivo, piuttosto che in modo parcellizzato» «L’Ocse ci dà ragione. Molte delle osservazioni poste dai sindacati e dall’opposizione vengono smentite clamorosamente da questa indagine» ha detto il ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, presentando il rapporto.
IL RAPPORTO – Il rapporto si basa su un’indagine internazionale sull’insegnamento e l’apprendimento (Talis), realizzato in 23 Paesi del mondo, tra cui Belgio, Spagna e altri, ma non, ad esempio, Francia e Germania. In particolare, vengono prese in esame le condizioni in cui gli insegnanti si trovano ad operare. L’Italia, conferma il rapporto, è il Paese con la più alta percentuale (52%) d’insegnanti che superano i 50 anni, mentre solo il 3% ha invece un’età inferiore ai 30 anni. Il 95% degli insegnanti italiani si dice comunque soddisfatto del proprio lavoro e il 98% – la più alta percentuale dopo la Slovenia – giudica positivamente il proprio livello di efficienza nell’attività svolta.
«MISURARE LA PERFORMANCE DI INSEGNANTI E PRESIDI» – L’Ocse parte dalla constatazione che «l’assenza di chiare informazioni sulla valutazione degli studenti e dell’intero sistema, dai docenti all’amministrazione centrale, è stata la causa principale delle cattive performance». E suggerisce il principio della responsabilità che «va introdotta a diversi livelli, in primi luogo per i presidi e i direttori scolastici, ma anche per gli insegnanti, in modo tale che la scelta degli insegnanti stessi, la formazione delle classi e i metodi educativi abbiano un’adeguata informazione consentendo il giudizio sui risultati formativi e sul sistema di incentivi». Ma per realizzare questi obiettivi, i presidi dovranno «ottenere un’adeguata autonomia dei poteri di gestione, al contrario dell’attuale quasi completa assenza di autonomia». Secondo l’Ocse, «elevare la performance del sistema educativo è una delle maggiori sfide» per l’Italia. La riuscita di una riforma complessiva del sistema educativo è anche una chiave per ridurre le differenze regionali: «Contenere il gap educativo fra Nord e Sud è una della vie per ridurre le differenze economiche e sociali complessive. Di conseguenza, andrebbero incoraggiate misure volte a recuperare le scuole e gli studenti più deboli, specialmente quelli a rischio abbandono».
CATTIVA CONDOTTA – Il 70% degli insegnanti italiani delle scuole medie inferiori, secondo il rapporto, considera la cattiva condotta degli studenti come un ostacolo al processo d’insegnamento. Le principali cause di disturbo alle lezioni sarebbero le intimidazioni o le aggressioni verbali verso altri studenti (30%), seguono le aggressioni fisiche tra studenti (12,7%), le aggressioni agli insegnanti (10,4%), ma anche i furti (9,1%) e per ultimo il problema della diffusione di droghe e alcol (4,5%).
LA MINISTRAE AFFERMA CHE esistono «forti differenze regionali che non possono essere semplicemente spiegate con la diversa quantità di risorse disponibili».
Dovrebbe sapere che la differenza sta proprio nella quantità di risorse, in quanto gli insegnanti, al nord, sono il 60% di origine meridionale. Se questi insegnanti ritornano al sud dopo anni di precariato al nord, vuole spiegare la MINISTRA dove stà l’inchippo?
Dare pù autonomia ai dirigenti scolastici?
Occorre prima prepararli, non con i soliti concorsi, con temi scopiazzati..e non corretti(vedi annullamento concorso bandito in Sicilia).Ma come si può dirigere una scuola, con riunioni, scrutini che durano ore ed ore, senza concludere un ca…volo.Riformi LA SCUOLA la MINISTRA, ALLA FINE TUTTO E’ LASCIATO SOLO alla BUONA DISPONIBILITA’ DELLA CLASSE DOCENTE!!!
ministra…se non ha un marito, lo trovi al più presto, faccia tanti bambini….solo così aiuterà la scuola italiana e salverà qualche posto di lavoro.
Con affetto, CICCIO