Studio di una università canadese sulla resistenza fisica. Il nuovo allenamento: sforzi duri per periodi brevi
Donne in palestra (Fotogramma) |
ROMA – Per il popolo dei sedentari la speranza arriva dal Canada: 6 minuti alla settimana a tutta birra e la forma fisica è assicurata. Una ricerca condotta da Martin Gibala, direttore del Dipartimento di Cinetica alla McMaster University dell’Ontario, potrebbe esplorare confini audaci nel mondo del fitness. Lo racconta il New York Times. E il pezzo è diventato subito uno dei più letti dell’edizione online del quotidiano.
Nel suo laboratorio Gibala ha applicato a un gruppo di studenti (tutti in buona forma fisica, ma nessun atleta professionista) ciò che all’Istituto nazionale per la salute e la nutrizione del Giappone avevano fatto qualche anno prima con i topi. Un gruppo di ratti era stato fatto nuotare liberamente in una piscina per 6 ore, mentre contemporaneamente un altro gruppo era stato sottoposto a stimoli esterni, con tanto di zavorra addizionale, e fatto nuotare freneticamente per 20 secondi e riposare per 10. Uno sforzo estenuante fatto a intervalli regolari per un totale di 4 minuti. A esperimento concluso, i ricercatori giapponesi hanno esaminato le fibre muscolari sia dei topi maratoneti, sia di quelli sottoposti a un esercizio sfiancante ma limitato nel tempo, scoprendo che in entrambi si erano verificate identiche modificazioni molecolari che presagivano un miglioramento della capacità di resistenza. Gibala ha applicato la stessa sperimentazione alla macchina umana, sottoponendo i suoi studenti a uno sforzo simile: per loro ha programmato un allenamento alla cyclette differenziato. Un gruppo ha pedalato 3 volte alla settimana a un ritmo sostenibile per 2 ore, gli altri hanno sparato tutto quello che avevano in corpo in 6 «ripetute» di 20-30 secondi, intervallate da 4 minuti di recupero. Dopo due settimane tutti gli studenti, senza distinzione tra chi aveva pedalato 6 ore e chi lo aveva fatto al massimo delle proprie possibilità per 6 minuti, avevano incrementato la propria forma fisica.
«Il numero e la dimensione dei mitocondri sono aumentati in modo sensibile — sostiene il professor Gibala — un risultato che prima di questo studio veniva associato solo a lavori di lunga durata». L’aumento del volume dei mitocondri ha un grande impatto sulle prestazioni di resistenza, migliorando l’utilizzazione dell’ossigeno da parte delle fibre muscolari. Una frontiera interessante, che se esplorata potrà evidenziare come pochi minuti di sforzo estremo possano essere sufficienti per mettersi in forma. E le palestre all’improvviso potrebbero riempirsi dei forzati del tutto e subito. Enrico Arcelli, professore al Dipartimento di salute, alimentazione e sport dell’università di Milano, l’uomo che ha «inventato » la grande avventura del record dell’ora di Francesco Moser, è scettico: «Non conosco questi studi e dico che sarebbe davvero bello se fosse così. Oggi sappiamo che per avere dei risultati si deve migliorare non solo la funzionalità del cuore, ma anche quella della periferia, perché i muscoli devono essere in grado di utilizzare l’ossigeno che arriva loro attraverso il sangue. Uno stimolo troppo intenso produce acido lattico che va a inibire lo sviluppo dei mitocondri: a quel punto il risultato diventerebbe controproducente. Ecco perché nell’allenamento c’è sempre un limite di intensità dello sforzo oltre il quale è inutile, se non dannoso, andare».
Arcelli è scettico: «È provato che la massima riduzione del rischio di infarto, fino al 50 per cento, si ha correndo 75 chilometri alla settimana. Ma già con 30 km il rischio si abbatte del 40 per cento. E per perdere peso senza modificare la propria dieta, con tutti i miglioramenti indiretti quali l’abbassamento della pressione, la produzione del colesterolo buono, la riduzione del diabete, bisogna correre almeno 6 chilometri al giorno… ». Più possibilista è Paolo Bonolis, classe 1961, che lo sport lo pratica per divertimento. Buon tennista, sempre in campo nelle «partite del cuore» di calcio, considera il tempo dedicato alla cura della forma fisica importante «non solo per il fisico, ma anche per lo spirito». La novità lo incuriosisce: «Chi ha solo 6 minuti alla settimana da dedicarsi può stare tranquillo! Ci dà dentro come un pazzo e il risultato è ottenuto. Mi sembra, però, una situazione un po’ bizzarra; mi fa pensare alla differenza fra slow food e fast food. Sei minuti e via, tutto finito e hai tempo per fare le altre cose. Interessante, ma che rottura».
Valerio Vecchiarelli