La tragedia di viareggio. Le vittime salite a 22. Dichiarato lo stato d’emergenza. Sui binari ancora nove cisterne cariche di Gpl
Riaperta la stazione di Viareggio (Ansa) |
VIAREGGIO — Tre minuti di filmato. Si vede il treno che arriva sul binario numero 4. Al «punto zero», più o meno dove cominciano i marciapiedi della stazione, si vede uno scossone: è l’asse che esce dai binari, esattamente nel tratto che adesso gli inquirenti hanno cerchiato di bianco. Le telecamere di sicurezza registrano tutto. Sono le 23.49 del 29 giugno. Sui nastri, ora nelle mani della polizia scientifica di Firenze e dei magistrati di Lucca, resta inciso lo strano ondeggiare del merci 50325 con le sue 14 cisterne colme di Gpl. Si vedono le scintille che crescono con l’aumentare dell’attrito sulla massicciata.
Il filmato non è di buona qualità, ma è nitido abbastanza per mostrare quelle scintille che diventano fuoco. Il treno passa sotto la pensilina, il punto più vicino alle telecamere. Viaggia ormai in fiamme, come aveva raccontato nella sua testimonianza il gestore del bar della stazione. Corre veloce verso il disastro, in direzione opposta a quella delle telecamere che quindi non possono registrare l’incidente, più o meno quattrocento metri avanti. Il filmato sembra finire qui, e sarebbe già un buon aiuto per l’inchiesta. Ma basta lasciar scorrere il nastro ancora un po’ e arriva la parte più scioccante, i bagliori. Se ne vedono tre, l’ultimo è il più impressionante perché illumina molto meglio dei primi due le pensiline, i binari, i marciapiedi. È il «fungo atomico» decritto dai testimoni, l’enorme palla di fuoco che ha incenerito le vite di 22 persone.
A tanto è salita, ieri, la «contabilità » dei morti. E nessuno si illude che finisca qui perché dei 21 feriti ricoverati negli ospedali di mezza Italia sedici sono in prognosi riservata e, fra loro, almeno cinque sono in condizioni disperate per le ustioni. Gli esperti della scientifica hanno identificato con certezza 20 dei 22 morti e per gli ultimi due è questione di ore. Anche perché martedì mattina, giornata di lutto nazionale, allo stadio dei Pini dovrebbero tenersi i funerali solenni e già oggi sarà allestita la camera ardente al Palasport della città.
Ieri, mentre il Consiglio dei ministri dichiarava lo stato di emergenza per la strage e mentre la stazione si ripopolava di passeggeri dopo la riattivazione di un binario a senso unico alternato, nel tratto dell’incidente c’erano decine di tecnici al lavoro per cercare indizi e pezzi mancanti del puzzle che sta via via componendo l’inchiesta.
Poche decine di metri più a nord, sul binario numero 5, sono ancora parcheggiate 9 cisterne che tutti credono vuote. E invece no. Sono ancora piene di Gpl: in ciascuna 80 mila litri che a questo punto sono stati «messi in sicurezza», come rassicurano gli esperti. E stavolta per ognuna delle assi su cui si appoggiano, le Ferrovie hanno eseguito le revisioni con gli ultrasuoni. Tutto sotto controllo, giurano i tecnici. Ma vai a spiegarlo alle famiglie che vivono da quelle parti… Hanno sotto casa nove «bombe » come quella del disastro e i ricordi della notte più tragica che Viareggio abbia mai vissuto sono troppo vicini per accontentarsi di parole rassicuranti.
Sono troppo vicine anche le case sventrate dall’esplosione, quelle bruciate. Il sindaco Luca Lunardini le ha controllate di persona ad una ad una. Risultano 81 case danneggiate al punto da non consentire alcuna ricostruzione. Sono quasi tutte in via Ponchielli, la strada sotto sequestro dove il fuoco e i crolli hanno fatto più vittime. Sono messi malissimo anche altri 35 edifici: negozi, garage, aziende. E 113 palazzi, invece, hanno subito danni di piccola o media gravità. Le somme in termini economici, non sono ancora tirate, ma si ipotizzano almeno 20 milioni di euro necessari per la ricostruzione.
Più difficile o impossibile ricostruire la vita di chi ha perso un figlio, un marito, un fratello. Di chi ha addosso i ricordi drammatici e appiccicosi di quella notte. E chissà se ricorda qualcosa, di tutto quel fuoco il gattino spelacchiato scampato al rogo della stazione: Andrea Russo, un magistrato della Corte dei conti ha deciso di adottarlo. La legge della solidarietà è uguale per tutti.
Giusi Fasano