Ma gli scooter della Piaggio non sono ancora stati importati in Cina. In un garage alla periferia della città un meccanico appassionato restaura modelli degli anni ’70 e ’80
PECHINO — Per trovare il suo «garage» dobbiamo inoltrarci nelle sterminata periferia di Pechino. In un vicolo, superato un ristorante uiguro, una vecchina controlla l’ingresso. «Eccoci nel mio regno», dice orgoglioso Lu Jiankun, 32 anni, commerciante di vestiti. Il suo regno, in realtà è il regno dell’intero palazzo popolare: decine di biciclette ammassate sotto una tettoia circondata da un muro. Nell’angolo più lontano, coperte con lenzuola a riparo dalla polvere fitta che si deposita ovunque come neve durante una tormenta, i suoi «tesori»: quattro Vespe rilucenti, senza un solo graffio. «Tre funzionano, una, la più vecchia, mi serve per i pezzi di ricambio», dice orgoglioso Lu, il più famoso collezionista di scooter italiani della capitale cinese. «Adoro la vostra cultura — racconta al Corriere il giovane sedendosi sulla sua preferita, una Vespa decorata con la nostra bandiera —. La moda, lo stile, tutto mi piace dell’Italia. Il Tricolore? L’ho disegnato io».
LA PASSIONE – A Pechino, Lu è considerato un pioniere. Con altri giovani condivide la passione per gli scooter prodotti dalla Piaggio, ai quali è arrivato dopo aver posseduto anche una Fiat 126 («Come mi divertivo su quella macchinina!»). Su Douban.com, un sito cinese simile a FaceBook, il loro gruppo, «Weisiba pengyoumen», attira sempre più iscritti. «La verità è che la Vespa piace a moltissimi, qui — spiega Lu Jiankun —. Però sono pochi quelli che davvero ne possiedono una». Questo perché gli scooter di Pontedera non sono importati in Cina. Inoltre, Pechino, come altre città cinesi, ha limitato enormemente i permessi di circolazione alle due ruote per ridurre l’inquinamento atmosferico. «Su quattro Vespe, soltanto una ha la targa e non è nemmeno la sua: viene da un’altra moto — dice Lu con un sorriso complice —. Se voglio fare un giro devo fare ben attenzione a non andare verso il centro: meglio evitare di incontrare la polizia».
PASSIONE CHE ARRIVA DAL CINEMA – Gli scooter di Lu risalgono tutti agli anni ’70 e ’80. «Mi sono innamorato della Vespa guardando il film “Vacanze Romane” — è il suo racconto —. Ho deciso che ne volevo una anch’io. Ma come fare? In Cina sono rare come i quadrifogli. Così ho cominciato a spulciare gli annunci nei giornali degli appassionati di moto. Poi ho visitato più volte i rivenditori di scooter del Guangdong, nel Sud del Paese. Alla fine ho trovato la mia prima Px. Ero felicissimo. Però c’era un problema: non funzionava». Inconveniente comune a molti patiti delle due ruote: se anche trovi il modello (straniero) per il quale faresti pazzie, il più delle volte tocca lasciarlo in garage perché non va e non esistono pezzi di ricambio. Ma Lu Jiankun, cui certo non manca l’iniziativa, il problema lo ha risolto con un espediente. «Ho acquistato diverse Vespe, sempre trovandole per caso o da amatori che se ne volevano disfare perché non riuscivano a farle partire. Poi, con un po’ d’ingegno e anche fortuna, ho trovato una Vespa “Made in Taiwan” che aveva molti pezzi originali in buono stato: è ancora qui, nel “mio” garage. Ogni volta che ho bisogno, la cannibalizzo per fare andare le altre».
Anche noi abbiamo provato il brivido di fare un giretto negli hutong, i vicoli del quartiere, sulle Vespe di Lu. «La prossima volta — sorride il giovane — andiamo a fare una gita, proprio come nel film “Vacanze romane”».