Benvenuti nel Paese degli «spennaturisti»
Una coppia giapponese, in vacanza a Roma, ha cenato dietro piazza Navona e s’è vista presentare un conto da 695 euro (compresa mancia di 115 euro, prelevata senza autorizzazione). Geniale. Vediamo in quale altro modo possiamo spennare i nostri ospiti. Chiuderli nel Colosseo e rilasciarli solo dietro pagamento di un riscatto? Portarli da Malpensa 2 a Malpensa 1 passando da Linate? Buttarli nei canali di Venezia, intimandogli di gridare “Mose!” per aprire le acque? Iscriverli alle ronde notturne di Massa? Invitarli al Palio di Siena e convincerli a fare i cavalli? A pagamento, s’intende.
Noi italiani crediamo d’essere aquile, invece spesso siamo talpe: non vediamo oltre il nostro naso. La notizia dei due giapponesi a Roma ha fatto il giro dell’Asia: il ristorante “Passetto” non se ne rende conto, ma ha compiuto un passo da gigante verso la demolizione della reputazione turistica italiana, oggi affidata ai loghi funerari (Magic Italy! in inglese!) di Michela Brambilla. Ci vuol altro. Chi viaggia lo sa: l’offerta è molta, la concorrenza feroce. Oggi nessuno vuol buttare i soldi. O farsi fregare.
Scrive Luigi Finocchiaro (ruiji@hotmail.com): “La notizia dell’«Italia spennaturisti» sta avendo ampio risalto nel Sol Levante: viviamo in un’epoca dove l’informazione corre veloce. Il Giappone non è l’Italia. Non basta mandare una delegazione a Tokyo e fare «bella figura». Non basta che le nostre rappresentanze istituzionali siano professionali. Non basta una paginetta pubblicitaria del ministero/ente preposto. Il turismo di Giappone, Corea, Taiwan e Singapore è qualificato, e gli asiatici sono per natura informatissimi (ho trovato un sito che traduce in giapponese i nostri commenti su ‘Italians’!). Oggi i Paesi dove il turista viene spennato non sono quelli del gruppo cui l’Italia si pregia di far parte. In parole povere: succede solo nei Paesi del Terzo mondo”.
Domanda: le associazioni di categoria o l’Enit hanno cercato di riparare il danno? Confcommercio, Confesercenti? Il Comune di Roma, al di là dell’indignazione di un assessore? Forse mi è sfuggito, ma non mi sembra. E’ possibile riguadagnare terreno, ma occorre un’iniziativa generosa e clamorosa. L’interesse dell’Asia per l’Italia è noto (dobbiamo presentarci compatti, però: le differenze regionali sfuggono, a Seul e a Taipei). La tolleranza dei turisti giapponesi è proverbiale. Ma guai ad approfittare della generosità altrui. Tradire chi si fida è una colpa odiosa. Non per niente Dante – turista estremo e fantasioso – riservava a questi peccatori le punizioni più sadiche.
Forza, quindi. Mostriamo all’Asia la nostra gentilezza, e un po’ di doveroso pentimento. Del resto, si sa: non siamo santi. A proposito. Non l’ho già sentita, questa?
Beppe Severgnini,