La mossa Gli avvocati dell’imprenditore barese agli arresti domiciliarI. Il ricorso: evidenti disinformazione e strumentalità politica, denaro pubblico usato per fini di parte
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Tarantini (Benevegnù-Guaitoli) |
ROMA — Adesso ci prova anche Gianpaolo Tarantini a bloccare la puntata di «Annozero» sull’inchiesta di Bari. Direttamente dagli arresti domiciliari, l’imprenditore pugliese — accusato di corruzione, cessione di cocaina e favoreggiamento della prostituzione per aver reclutato ragazze da portare alle feste di Silvio Berlusconi — invia una diffida ai vertici della Rai, al governo, al garante delle Comunicazioni e alla commissione parlamentare di vigilanza «perché prendano provvedimenti riguardo alla trasmissione del 24 settembre scorso e perché nella nuova trasmissione non vengano tenuti ulteriori comportamenti antigiuridici, in alcuni casi anche penalmente rilevanti». Per ottenere il risultato spende gli stessi argomenti già utilizzati dal premier e da numerosi esponenti del Pdl contro alcune trasmissioni televisive dell’azienda di Stato: «L’uso del denaro pubblico per perseguire fini di parte».
Il ricorso, firmato dai difensori di Tarantini Nico D’Ascola e Nicola Quaranta, ricostruisce quanto avvenuto nell’ultima puntata. E stigmatizza «la lettura di un lungo brano dell’interrogatorio la cui pubblicazione su un quotidiano (il Corriere della Sera ndr ) era già stato oggetto di una specifica denuncia ». Poi sottolinea come «l’intervento del dottor Marco Travaglio si è concretizzato in una sorta di assolo durato quasi dieci minuti e di altrettanto notevole durata è stata l’intervista rilasciata dalla signora D’Addario». Ed ecco l’accusa: «L’intera trasmissione ha seguito una strada precostituita senza che vi fosse alcuna possibilità di ribaltare o comunque modificare una sorta di realtà precostituita. Gli ospiti invitati per ragioni di par condicio , il dottor Maurizio Belpietro (direttore del quotidiano Libero ndr ) e l’onorevole Italo Bocchino, non erano infatti in alcun modo in grado di interloquire sulla posizione processuale del dottor Tarantini dal momento che la ignorano del tutto».
La tesi sostenuta per chiedere l’intervento delle autorità non lascia sottintesi: «Quanto accaduto rende evidente la disinformazione e la strumentalità politica della trasmissione e, di rimando, il contrasto con la finalità del pubblico interesse che è propria della televisione pubblica. In altri termini, così facendo, si finisce per utilizzare il denaro pubblico per fini di parte perseguiti mediante un’attività che è illecita nella parte in cui la trasmissione è retta su atti non conoscibili e non pubblicabili».
Quale sia il timore dell’imprenditore indagato Tarantini appare evidente quando nel ricorso si evidenzia come «si è appreso che la nuova trasmissione sarebbe incentrata su tali questioni, addirittura inscenando una sorta di rappresentazione teatrale con l’utilizzo di contenuti facenti parte di atti di indagine come alcune registrazioni ». Ma soprattutto quando si ricorda che «Michele Santoro ha esplicitamente annunciato che nelle successive puntate avrebbe ulteriormente sviluppato l’argomento e in particolare avrebbe mandato in onda un ulteriore video con protagonista la signora D’Addario, il quale ovviamente riguarda in maniera diretta la posizione processuale di Tarantini».
Più che mandare in onda un video, l’intenzione di Santoro è quella di intervistare personalmente la donna che ha rivelato di aver preso soldi per trascorrere una notte con il premier. I legali di Tarantini, stanno cercando di scongiurare il pericolo.
Fiorenza Sarzanini
Fonte: Corriere della Sera
carlo, dimenticavo di dirti:
non usare il grassetto nei post.. con questa grafica si legge male (guarda questo post e confrontalo con gli altri)
carlo, guarda il mio blog adesso.. non smbra una testata giornalistica?
Secondo me, dovresti cambiare colori… fammi sapere