I calcoli di Bertolaso. Oggi arriva Berlusconi. Salva una signora prigioniera in casa per 24 ore
Un gruppo di persone attende l’esito delle ricerche dei loro parenti vittime della frana che ha colpito Giampileri (Ansa) |
SCALETTA ZANCLEA (Messina) — Via dalle case, via dai paesi, lontani da quella montagna minacciosa che potrebbe vomitare altro fango. Tre giorni dopo la tragedia l’ordine è di evacuare tutte le zone a rischio ma c’è chi non ne vuol sentire. Soprattutto gli anziani e i residenti delle piccole frazioni arroccate sulla montagna, come Briga, Scaletta Superiore e Guidomandri, dove solo ieri sono arrivati i primi soccorsi. Ma fanno resistenza anche a Scaletta Zanclea e Giampilieri, i due centri maggiormente colpiti. E a nulla valgono gli appelli di sindaci, forze dell’ordine e del parroco che grida al megafono: «Per il vostro bene dovete andare via da qui».
C’è chi preferisce restare intrappolato ai piani alti pur di non lasciare le abitazioni mentre ruspe e camion fanno avanti e indietro per liberare il groviglio di fango, massi e lamiere accartocciate che hanno creato un gigantesco tappo lungo la statale 114 (mentre ieri sera è stata riaperta l’autostrada Catania- Messina). In prossimità delle case si scava a mani nude perché si ha certezza di trovare ancora altri morti. Ieri a Giampilieri hanno tirato fuori il cadavere di una donna e si teme che sotto il fango ci siano anche i suoi due figli più un terzo bambino. Altri cadaveri sono stati recuperati a Scaletta e nel mare di Alì. La conta ufficiale ha toccato quota 22. Ai quali vanno aggiunti 35, forse addirittura 40 dispersi, anche se tutti sanno che non c’è alcuna speranza. Nei pressi del palazzone che si è accartocciato a Scaletta mancano all’appello almeno due coppie di anziani. Ma potrebbero esserci altre vittime nelle auto ancora sepolte dal fango. Di sera questa zona e una parte di Giampilieri diventano dei quartieri fantasma dove cominciano a circolare anche gli sciacalli. A tre giorni dalla tragedia i soccorritori si sono resi conto che non è facile operare tra torrenti di fango e strade dissestate; lo stesso Bertolaso ammette, «la situazione è complessa e delicata ma comunque sotto controllo ». E nonostante i tanti uomini e mezzi inviati (ieri a tarda sera c’è stato qualche momento di tensione perché l’intervento di una ruspa ha creato un smottamento sopra Giampilieri) restano isolate le frazioni di Molino ed Atolia: anziani e malati possono essere trasferiti solo in elicottero. Come quello che ha salvato un’anziana, intrappolata nel fango della sua casa a Giampilieri. Ma ci sono famiglie ancora senza luce, gas e collegamenti telefonici che hanno ricevuto solo acqua e generi di primo conforto. Nei paesi a valle la protezione civile invece gira per le vie del centro distribuendo latte e pasti caldi, mentre c’è chi fa la fila alle autobotti. Gli sfollati sono 435, quasi tutti in alberghi della zona. Lunedì le scuole non riapriranno ma è probabile che la chiusura venga prorogata, almeno fino a quando le strade non saranno state liberate dal fango. In questo scenario di devastazione e forti disagi oggi arriverà il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, in un primo momento atteso per ieri.
È molto probabile che toccherà il tema degli interventi e delle risorse per mettere in sicurezza questa ed altre zone del paese a rischio idrogeologico. Da parte sua il capo della protezione civile Bertolaso stima che per intervenire su tutte le aree a rischio in Italia servono non meno di 25 miliardi di euro. Il premier dovrebbe fare solo un sopralluogo in elicottero ma, a sorpresa, potrebbe anche decidere di sentire la voce degli sfollati, le loro storie di disperazione. A Giampilieri la mamma di Leo e Cristian, 21 e 23 anni, se ne sta ancora rannicchiata con gli occhi puntati sui cumuli di fango che hanno strappato il sorriso ai suoi due figli (uno dei due corpi è stato recuperato nella notte). Mentre la cugina di Simone Neri non smette di raccontare a tutti che «lui sì che è un eroe. Ha tirato fuori dal fango 8 persone. Ha fatto avanti e indietro fino allo sfinimento. Ma alla fine non ce l’ha fatta».
Alfio Sciacca