Le top 100 università al mondo. Italia esclusa.
NEW YORK – Università Ivy League addio. Nell’hit parade delle 100 migliori università del mondo compilata annualmente dal Times Higher Education scende per la prima volta il numero di quelle nordamericane (42 nel 2008; 36 nel 2009) mentre cresce la presenza delle università europee (39 sono rappresentate tra le top 100 contro 36 del 2008).
Nel nuovo mondo globale vacilla insomma il predominio delle esclusive università nordamericane tradizionalmente elitarie della East Coast. Soltanto Harvard mantiene saldamente il primo posto, mentre Yale viene scalzata dal secondo al terzo e Princeton deve accontentarsi dell’ottavo. Ben quattro istituzioni inglesi si piazzano nella top ten: Cambridge, seconda, la University College of London, al quarto posto prima dell’ Imperial College London e Oxford (quinte ex equo). Seguono, a ruota, la University of Chicago, il Massachusetts Institute of Technology (MIT), e il California Institute of Technology (Caltech).
Ma dal boom del vecchio continente, purtroppo, è completamente esclusa l’Italia. L’unica università del Bel Paese presente nelle top 200 è infatti l’Università di Bologna che si piazza al 174° posto, davanti alla Sapienza (la più grande università italiana) che è rimasta al 205°, come lo scorso anno. Dalla graduatoria emerge che la performance media delle italiane è peggiorata quest’anno, anche se Bologna e Il Politecnico di Milano hanno entrambe migliorato la propria posizione.
Buone notizie invece per i francesi: la prima università specialistica di Ingegneria al mondo si conferma l’ École Normale Supérieure – Paris mentre la prima università specialistica di Scienze Sociali ed Economiche è la London School of Economics. Bene anche l’Asia. Rispetto allo scorso anno due nuove università asiatiche si classificano tra le prime 100, per un totale di 16. (L’ Università di Tokio, prima tra le nipponiche, è al 22° posto)
Ormai giunta alla sesta edizione, la classifica pubblicata da THE – QS è usata non solo da studenti e genitori per scegliere il percorso di studio migliore, ma anche dalle aziende per identificare le università dalle quali assumere neolaureati e dagli accademici per selezionare le istituzioni dove lavorare e quelle con cui formare collaborazioni.
Le autorità italiane farebbero bene a riflettere sull’ennesima brutta figura (la graduatoria completa, che include 500 università, tra cui molte italiane, sarà disponibile a partire dalle ore 00:01 GMT del 9 ottobre all’indirizzo www.topuniversities.com.) Magari si può cercare di migliorarla prima del 2010?
Gelmini: «La classifica del Times conferma l’urgenza della riforma». Il ministro: «L’obiettivo sarà promuovere la qualità, premiare il merito e abolire gli sprechi»
Il ministro Gelmini (Fotogramma) |
MILANO – La classifica del Times «conferma clamorosamente quello che abbiamo sempre sostenuto, cioè che il sistema universitario italiano va riformato con urgenza». Lo afferma il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, riferendosi alla graduatoria, riportata oggi dal Corriere della Sera, che colloca agli ultimi posti gli atenei italiani.
TRA GLI ULTIMI – «Siamo agli ultimi posti nelle classifiche mondiali. Per questo motivo – sottolinea – presenteremo a novembre la riforma dell’Università, con l’obiettivo di promuovere la qualità, premiare il merito, abolire gli sprechi e le rendite di posizione. È risibile il tentativo di qualcuno di collegare la bassa qualità dell’Università italiana alla quantità delle risorse erogate. Il problema, come ormai hanno compreso tutti, non è quanto si spende (siamo in linea con la media europea) ma – osserva il ministro – come vengono spese le risorse destinate all’università. Spesso per aprire sedi distaccate non necessarie e corsi di laurea inutili. Tutto questo deve finire. Mi auguro di non dover più vedere in futuro – conclude – la prima università italiana al 174mo posto».
Fonte: Corriere.it
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