Avevano preso parte alle proteste per le elezioni presidenziali
In questa immagine del 21 giugno 2009 la morte di Neda, la giovane donna rimasta uccisa a Teheran negli scontri tra la polizia del regime e i sostenitori del governo (Ansa) |
TEHERAN – Tre manifestanti, incriminati per la partecipazione alle dimostrazioni antigovernative, sono stati condannati a morte in Iran. Lo riferisce l’agenzia Isna. I tre avevano preso parte alle proteste scoppiate in occasione delle elezioni presidenziali che hanno sancito la riconferma di Mahmoud Ahmadinejad.
IL MINISTRO – Il capo dell’ufficio pubbliche relazioni del dipartimento di Giustizia della provincia di Teheran, Bashiri Rad, parlando con l’Isna, ha reso note solo le iniziali dei nomi dei tre condannati al patibolo. Si tratta di M.Z., A.P. e M.E. I primi due, ha precisato Bashiri Rad, sono stati riconosciuti colpevoli di legami con un’organizzazione monarchica e il terzo con i Mujaheddin del Popolo, la più importante organizzazione di opposizione armata al regime. Giovedì, il sito riformista Mowjcamp aveva reso nota la condanna a morte di un manifestante, Mohammad-Reza Ali-Zamani, riconosciuto come militante filo-monarchico. Non è escluso che possa trattarsi di uno dei tre di cui si è avuta notizia oggi.
DIRITTI UMANI – Proprio il giorno che ha portato da Teheran pessime notizie, per Amnesty International è una data di riflessione e lotta. Il 10 ottobre, da sette anni, è indetta la giornata mondiale contro la pena di morte, considerata la maggiore delle violazioni dei diritti umani. In particolare quest’anno l’impegno di Amnesty International è volto a educare i giovanissimi alla conoscenza dei fondamentali diritti dell’uomo, con dibattiti e incontri nelle scuole. I dati forniti dall’associazione sottolineano come nel 2009, il Burundi e il Togo sono diventati abolizionisti della pena di morte e negli Usa, anche lo Stato del New Mexico ha posto fine alle esecuzioni.