Il viceministro Romani: «Partiamo in ritardo, ma entro il 2012 tutti avranno 2 mega». La Finlandia darà lnternet veloce a tutti, la Svizzera lo fa già da un anno. E l’Italia? Inizia ad inseguire…
(Corbis) |
HELSINKI — L’annuncio è di quelli solenni: la Finlandia «sarà il primo Paese al mondo » a garantire per legge la connessione a banda larga a tutti i cittadini. A dire il vero qualcuno ci era arrivato prima: la Svizzera, che già nel 2006 aveva previsto di dotare tutti i propri abitanti di una connessione minima (in effetti non particolarmente veloce) da 600 bit. L’obiettivo doveva essere raggiunto entro il gennaio 2008. «E così è stato» confermano ora con orgoglio dal Bakom, l’ufficio federale per le comunicazioni che ha sede a Biel, nel Canton Berna. Ma primogenitura a parte, quello della Finlandia è un segnale di tutto rispetto, perché è la prima volta che il governo di un Paese Ue prende un impegno di breve e non di medio o lungo termine.
Che la Finlandia faccia da apripista non deve apparire strano, considerando il rapporto di questo Paese con nuove tecnologie e telecomunicazioni: Nokia è il marchio che in campo economico gli fa da ambasciatore nel mondo ed è finlandese quello che è considerato il principe degli «smanettoni», Linus Torvalds, l’inventore di Linux, l’anti-Windows. A partire da luglio—ha decretato il ministero delle Telecomunicazioni di Helsinki —, ogni cittadino avrà diritto ad una connessione con almeno un mega di velocità. L’obiettivo del governo è peròmolto più ambizioso: moltiplicare per cento la velocità di banda entro la fine del 2015. Cento mega a testa che dovrebbero rendere la vita di tutti i giorni davvero a portata di click, un traguardo quasi obbligatorio per una nazione dove vivono meno di 5 milioni e mezzo di abitanti sparsi su oltre 337 mila chilometri quadrati di territorio, dal Baltico alla Lapponia.
«I finlandesi hanno un indubbio vantaggio — commenta con un po’ di invidia il nostro viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani —: l’alfabetizzazione informatica. Praticamente tutti hanno un computer in casa e Internet lo usano abitualmente da anni». Una fotografia molto diversa da quella del Belpaese dove solo il 47% della popolazione tra i 15 e i 74 anni (circa 22 milioni di persone) naviga nel web e solo il 52% delle famiglie possiede un pc, secondo i dati dell’«Osservatorio Italia Digitale 2.0». Ma ancor più preoccupante, secondo Romani, è il «digital divide », il ritardo infrastrutturale che oggi riguarda tra il 12 e il 13% della popolazione, ovvero 7 milioni e 800 mila italiani che, al di là della loro propensione all’utilizzo di Internet, non hanno attualmente accesso alla banda larga. Un numero che sale a 22 milioni se si usa come parametro la connessione superveloce da 20 Mega, promessa dai provider ma di fatto garantita solo in alcune aree.
Per questo il governo ha dato il via libera ad un progetto da 1.471 milioni, di cui 800 milioni messi dallo Stato, che però attende ancora il via libera del Cipe. Un impegno non da poco, che secondo Romani permetterà di cancellare le disparità tra zona e zona mettendo tutti i cittadini in condizione di navigare ad almeno 2 mega «entro il 2011-2012». Per fare questo saranno aperti più di 33 mila cantieri, che coinvolgeranno circa 50 mila persone per l’allestimento di nuove centraline e la posa dei cavi. Ma i 2 mega sono solo un primo traguardo: il secondo step del programma prevede un ulteriore investimento di 6-7 miliardi di euro per portare la connessione a 50 mega. Di questo però si parlerà solo tra alcuni anni.
Intanto nei giorni scorsi il «Broadband quality index», uno studio delle università di Oxford e di Oviedo, ha messo l’Italia al 38esimo posto nella classifica mondiale sulla qualità della banda larga (in testa ci sono Corea del Sud e Giappone). Su una scala di 100, il voto dato alla nostra connessione è stato 28,1, considerato «sufficiente» per i servizi web disponibili oggi, ma ben al di sotto di quella quota 50 ritenuta indispensabile per le applicazioni dei prossimi 3-5 anni.
Alessandro Sala
Certo che la differenza che passa tra il nostro Paese e la Finlandia in merito alla banda larga è davvero notevole… Onestamente non mi piace ciò che ha sostenuto il viceministro delle Comunicazioni Paolo Romani: sarà pur vero che i finlandesi dispongono di una maggiore alfabetizzazione informatica degli italiani, ma questo non significa che si debba prendere atto passivamente di questo e continuare a lasciare sprovvisti delle conoscenze informatiche di base quegli italiani che a mala pena sanno cosa è un computer, perchè tanto “usano da anni la televisione”. Il problema maggiore è che nel nostro Paese manca, anche da parte delle istituzioni, la volontà di realizzare un’alfabetizzazione informatica capillare, e questo apporta notevoli svantaggi specialmente a quei cittadini che potrebbero beneficiare dell’uso del computer, e in particolare di internet, per trovare un lavoro, arricchire la propria cultura, tenersi aggiornati su molti aspetti, magari anche concernenti il proprio lavoro. Il desiderio è che le istituzioni comprendano tutto questo e decidano, di fronte all’imbarazzante divario esistente con Paesi come la Finlandia, di cercare di colmare questa carenza del nostro Paese.
L’altro ieri ho ricevuto per posta 3 bollettini di 5 euro ciascuno ognuno chiuso della sua busta,portati a manon dal mio portalettere col suo motorino sgangherato. Allora mi sono chiesto: possibile che non si poteva mandarmele per e-mail? Possibile che gli uffici della Posta non abbiano un computer attaccato alla rete, da cui s possa mandare lettere, raccomandate, bolletini pagamenti via internet?
Brunetta fai quello che devi fare, lascia stare le polemiche con l’ANM, para piuttosto col Guardiasigilli e fae una legge che renda trasparenti i bilanci delle procure, e che dia un taglio agli stipendi d’ora ai bacucchi della consulta. IN questo avrai credo il totale appoggio dell’UDC.