L’idea era stata rilanciata dal ministro La Russa. L’iniziativa su base volontaria. Giovanardi: «Nessuna demagogia». Cicchitto: «Dico no, spirale perversa»
Pier Ferdinando Casini si sottopone al test (Ansa) |
MILANO – Era stato La Russa a (ri)lanciare l’idea: «È giusto che i politici si sottopongano volontariamente ai test volontari antidroga». Detto fatto: il ministro della Difesa aveva subito effettuato le analisi che sono praticate normalmente dalle pattuglie sul territorio. Risultato? Negativo. Così come per il sindaco di Milano, Letizia Moratti, e per il vicesindaco, Riccardo De Corato, che avevano aderito all’iniziativa durante la festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, a Milano.
CASINI – L’idea è piaciuta a Carlo Giovanardi: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha messo a disposizione i locali del Dipartimento per le politiche di contrasto agli stupefacenti. I parlamentari che lo vogliano, possono fin da ora effettuare il test. Tra i primi a farlo Pier Ferdinando Casini che, alle 11, si è presentato in via del Moretto 13, dove si trova il presidio sanitario di Palazzo Chigi. Il leader Udc si era fatto promotore nella scorsa legislatura di un battaglia antidroga, dopo il caso Mele (il deputato centrista scoperto in un noto albergo della Capitale durante un ‘festino’ a base di coca) e il servizio delle «Iene» che svelò la positività di alcuni parlamentari a un test antidroga. «L’Udc aveva proposto una legge che lo rendeva obbligatorio per i parlamentari, ma il provvedimento è stato bocciato in Parlamento – spiega il leader dell’Udc – Bisogna che ciascuno si assuma le sue responsabilità. Oggi questo test è meglio di niente, anche se è solo un fatto simbolico».
REAZIONI – Lo stesso Giovanardi sottolinea a «24 Mattino», su Radio, 24 che nell’iniziativa «non c’è alcuna demagogia. Ho solo dato un’opportunità ai parlamentari di fare il test e dire ai cittadini ‘io faccio il legislatore, devo essere una persona equilibrata’. Negli Stati Uniti lo stato di salute del candidato presidente è un affare nazionale. Per la dignità di un parlamentare, è giusto potersi sottoporre a un test, se lo vuole fare». Di diverso avviso Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, per il quale «il test è totalmente demagogico, è una presa in giro. Giovanardi dovrebbe dire che se un onorevole venerdì si è fatto dieci piste di coca, nell’analisi del capello lunedì non se ne troverà traccia. Le tracce di cocaina svaniscono molto prima, così come è assurdo che in giro per le stazioni ci sono i cani antidroga allenati per le droghe leggere mentre non riconoscono le droghe pesanti. Il sistema repressivo è tutto basato verso le droghe leggere perché l’altra, essendo la droga degli strati alti, viene lasciata correre». Replica secco Giovanardi: «Le tracce nel capello restano sei mesi, caro Ferrero: sei rimasto indietro».