LA VISITA. Il presidente Usa: «Pyongyang rinunci alle sue ambizioni». E parla di sanzioni contro Teheran
Obama saluta le truppe durante la sua visita a Seul (Afp) |
SEUL – Le provocazioni devono finire ed è tempo che Pyongyang torni al tavolo negoziale: i presidenti di Usa e Corea del Sud, Barack Obama e Lee Myung-bak, concordano sulla necessità di dare una svolta alle trattative in stallo per la denuclearizzazione della penisola coreana. «La cosa che voglio sottolineare è che io e il presidente Lee siamo d’accordo sul fatto di voler spezzare il modello del passato, con la Corea del Nord che si comporta provocatoriamente e che poi è disposta a tornare a parlare e, infine, è alla ricerca di concessioni», afferma Obama in conferenza stampa al termine del faccia a faccia, poco prima di ripartire per Washington. Lee, da parte sua, afferma che la Corea del Nord potrebbe sperare in robusti aiuti economici rinunciando alle ambizioni nucleari attraverso «un processo completo e verificabile, e soprattutto con una soluzione omnicomprensiva».
COLLOQUI – Obama annuncia quindi che l’inviato speciale Usa, Stephen Bosworth, sarà in Corea del Nord l’8 dicembre. «Continueremo a lavorare sulla questione nordcoreana – spiega – nell’ambito dei colloqui a Sei per il disarmo nucleare completo». Lee, sempre sul nucleare, ricorda che non è stata convenuta alcuna scadenza, anche se «il nostro obiettivo è risolvere il problema quanto prima possibile». I legami tra «i nostri due paesi sono solidi: gli Stati Uniti sono fortemente motivati a difendere la Corea del Sud, anche con il deterrente nucleare», aggiunge ancora Obama, rinnovando in questo modo la validità del cosiddetto «ombrello nucleare» a protezione del Paese asiatico.
IRAN – C’è spazio anche per l’Iran: Obama dichiara di aver avviato i colloqui con gli alleati «per prendere in considerazione le conseguenze» nel caso il Paese rigetti l’offerta d’accordo sul nucleare. Obama ha sottolineato come rimanga ancora aperta la porta del negoziato, o quanto meno la possibilità per Teheran di fare marcia indietro e accettare l’accordo proposto dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea): la valutazione delle sanzioni – che avranno bisogno del sostegno russo e cinese per poter essere approvate dal Consiglio di Sicurezza – non avverrà che nelle «prossime settimane».