Intervistato dalla tv web «KlausCondicio». Il ministro per l’attuazione del programma di governo: «Non mi piace questa ritualità che blocca tutta l’Italia»
Il ministro Gianfanco Rotondi al Senato (LaPresse) |
MILANO – «La pausa pranzo è un danno per il lavoro, ma anche per l’armonia della giornata. Non mi è mai piaciuta questa ritualità che blocca tutta l’Italia». Ne è convinto il Gianfranco Rotondi, ministro per l’attuazione del programma di governo, intervistato dalla tv web «KlausCondicio», in onda su YouTube. Certo, aggiunge, «non possiamo imporre ai lavoratori quando mangiare, ma ho scoperto che le ore più produttive sono proprio quelle in cui ci si accinge a pranzare. Chiunque svolga un’attività in modo autonomo, abolirebbe la pausa pranzo». Ma non si tratta di una proposta: «Non ho fatto nessuna proposta di abolire la pausa pranzo, ho solo detto che io l’ho abolita da vent’anni e lo stesso consiglio alla Camera dei deputati, perchè quella è l’ora in cui si lavora meglio». Il ministro poi aggiunge: «Si capisce che i lavoratori devono avere le loro pause e devono mangiare, magari sarebbe utile che ognuno si gestisse questa pausa come crede, ma è chiaro che è impossibile».
LA RICERCA – «Casomai sarebbe meglio distribuirla in modo diverso, come avviene negli altri Paesi», spiega il ministro analizzando i dati di una ricerca internazionale sul tema da cui emerge che l’Italia rappresenta un caso isolato. Ricerca dalla quale emerge che «in Germania, ad esempio, per incentivare la produttività la pausa pranzo in alcuni posti di lavoro dura mezz’ora, mentre si estende a 45 minuti per chi lavora oltre le 9 ore. Tuttavia, secondo un recente sondaggio, un quarto dei tedeschi trascorre la propria pausa pranzo lavorando. Anche in Inghilterra molti dipendenti vi rinunciano o la riducono, sia nei minuti che nel numero di pause nel corso dell’intera settimana. Negli ultimi due anni, infatti, si è scesi da una media di 3,5 pause a settimana del 2006 a 3,3 nel 2008. Addirittura meno di 3 per le donne. In Francia lo statuto dei lavoratori riconosce 20 minuti ogni 6 ore, mentre in America la pausa pranzo non è proprio prevista dalla legge federale ed è regolamentata autonomamente dai singoli Stati, mentre in Canada e Svezia si pranza davanti alla scrivania».
IN PARLAMENTO – E la buvette dei parlamentari? «Chiudiamo la buvette. Costa troppo e fa ingrassare i parlamentari». Anche su questo il ministro appare convinto: «Credo che la buvette vada chiusa: costa troppo e sarebbe interessante capire perchè gravi in modo così pesante sul bilancio della Camera – sottolinea Rotondi -. Si parla di 5 milioni di euro. Demagogia a parte, penso che non sia economico e che se ne potrebbe fare a meno. I parlamentari mangiano troppo, ingrassano e questo non è sano. Non è una questione brunettiana, ma di condizione fisica, visto che ne guadagnerebbero in salute. Lo consiglio a tutti». «La Camera dei deputati ha un bilancio così faticoso che, se si chiudessero le due buvette, si avrebbe un risparmio. Si tratta semplicemente di non gravare ulteriormente sui contribuenti – prosegue il ministro -. Non sono mai salito su un aereo di Stato, uso pochissimo l’auto di servizio, sono parsimonioso col denaro pubblico e faccio attenzione anche alle spese minute. Come il Presidente del Consiglio, vado in giro persino a spegnere le luci negli uffici. Sono assolutamente in linea con le idee degli italiani sul risparmio del denaro pubblico».