Tre anni fa aveva fatto la stessa cosa con un’altra giovane donna. Presa in ostaggio da un uomo con un coltello che chiede di incontrare la Mussolini: ha dei problemi psichici
L’interno del negozio ‘Curiosando’ |
LUCERA (Foggia) – Ha preso in ostaggio una ragazzina di 14 anni in un negozio nel centro di Lucera, in Puglia. Massimiliano Credico, di 35 anni, con problemi psichici e noto per un gesto simile commesso in passato, è armato con un coltello. La ragazzina era entrata per fare degli acquisti insieme a due amiche: all’improvviso l’uomo è entrato e l’ha afferrata, mentre le amiche e la cassiera sono riuscite a fuggire. Tenendola accanto a sé, ha chiesto di parlare con l’onorevole Alessandra Mussolini. Davanti al negozio, che si chiama “Curiosando” ed è in centro città, ci sono poliziotti, carabinieri, vigili urbani e il procuratore Massimo Lucianetti. Con l’uomo è in corso una trattativa condotta da un appuntato dei carabinieri della Compagnia di Lucera che lo conosce da tempo. Sta cercando di convincerlo a lasciar andare la piccola e a consegnarsi alle forze di polizia.
IL PRECEDENTE – Il 6 maggio 2007 il 35enne era stato protagonista di un gesto simile: nel parcheggio di un centro commerciale, sempre a Lucera, ha sequestrato una giovane donna incinta di tre mesi, minacciandola con un coltello. Quindi l’ha costretta a entrare in un negozio e a restare con lui per alcune ore mentre, in uno stato di evidente confusione mentale, chiedeva alla polizia di parlare con alcuni politici: oltre alla Mussolini, Pietro Fassino e Carlo Azeglio Ciampi. Probabilmente voleva un loro intervento per un posto di lavoro. In quella circostanza era stata proprio la Mussolini, chiamata al telefono, a dare una mano per la liberazione dell’ostaggio: durante la telefonata è scoppiato il caos ed è stato facile per poliziotti e carabinieri bloccare il sequestratore. Uno psicologo della Polizia, il dottor Ippolito, ha parlato con Massimiliano Credico.
LA MUSSOLINI PRONTA A UN COLLOQUIO – Intanto si è saputo che Alessandra Mussolini ha provato a mettersi in contatto con l’uomo: «Appena ho saputo mi sono messa in contatto con la polizia. Ho dato il mio numero di cellulare per parlare con il sequestratore, ma lui non ci crede che ci sia io dall’altra parte del filo. Il fatto è che già nel 2007 successe la stessa cosa – spiega ancora la parlamentare – Anche in quella occasione chiese di parlare con me e gli fu detto che io ero al telefono, ma non era vero». «Per farmi credere gli potrei dire cose che solo io posso sapere», insiste la parlamentare, che aggiunge: «Per convincerlo sarei disposta anche a fare un collegamento video… Ma queste sono cose che deve decidere la polizia».
Redazione online
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