L’ALLARME. De Vita: «Quattro o cinque impianti rischiano la chiusura. Bisogna affrontare il problema»
(Ansa) |
MILANO – Allarme dell’Unione petrolifera: 7.500 lavoratori delle raffinerie rischiano il posto di lavoro a causa della riduzione dei consumi e del calo della domanda mondiale. A rischio chiusura anche quattro-cinque dei sedici impianti italiani, secondo a la previsione fatta dal presidente dell’Unione petrolifera (Up), Pasquale De Vita, nel corso della conferenza stampa sul consuntivo dei consumi del 2009.
POSTI A RISCHIO – «In Italia ci sono 4 o 5 raffinerie a rischio chiusura. Una raffineria ha in media 4-500 dipendenti più l’indotto che conta per tre o quattro volte. Fa 1.500 persone a impianto, se si moltiplica per 4 o 5 il conto è fatto», ha detto De Vita. L’Up cita anche i nomi degli impianti in crisi: Livorno e Pantano in cerca di compratori; Falconara che ha 92 esuberi; Taranto e Gela dove l’attività è provvisoriamente ferma. Le raffinerie italiane subiscono, secondo l’Up, anche la concorrenza dei Paesi mediorientali, dove «i costi sono più bassi e non bisogna rispettare obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti». L’Up non chiede al governo sovvenzioni economiche, ma sollecita il varo di un quadro normativo meno severo, soprattutto sul fronte ambientale. Secondo le stime dell’associazione, il settore ha chiuso il 2009 con perdite complessive per circa un miliardo di euro.
BASTA ATTACCHI – Poi De Vita denuncia gli «attacchi» che da varie parti – «voci alimentate artificiosamente dalle sssociazioni dei consumatori, alle quali spesso si uniscono rappresentanti governativi e dello stesso ministero dello Sviluppo economico» – colpiscono un settore in crisi: «Non è più tollerabile che si continui con questi attacchi che danneggiano irreversibilmente il settore e che stanno generando, soprattutto nelle aziende multinazionali ma non solo, l’orientamento a non investire nel nostro Paese e se possibile di abbandonarlo».
Redazione online