SICUREZZA. Venerdì mattina via alla sperimentazione: durerà 4-6 settimane. Immagini non archiviate per privacy
ROMA – I primi passeggeri lo testeranno venerdì mattina al molo T5, quello dei voli sensibili diretti negli Stati Uniti, Israele e Gran Bretagna. E’ il primo body scanner d’Italia, installato e presentato giovedì mattina nell’aeroporto di Fiumicino. La macchina è stata attivata alla presenza dei ministri dei Trasporti e della Salute, Altero Matteoli e Ferruccio Fazio, e del presidente dell’Enac, Vito Riggio.
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Il body scanner: il primo è stato installato giovedì a Fiumicino (foto Ap) |
FASE DI PROVA – La fase sperimentale durerà dalle 4 alle 6 settimane: dopo Fiumicino – se la sperimentazione darà i risultati sperati – altri body scanner verranno attivati a Malpensa e Venezia.
Non ci sono problemi, è stato assicurato, né per la salute né per la privacy: le onde millimetriche emesse sono infatti molto inferiori a quelle emesse da altri apparecchi elettronici in commercio; quanto alla privacy la macchina riproduce soltanto una sagoma stilizzata, non l’immagine e il volto della persona che si sta sottoponendo al controllo. Il costo del dispositivo è di circa 150 mila euro.
FAZIO: NESSUN PERICOLO – Nessun problema per la salute dai body scanner. Lo ha assicurato il ministro della Salute, Ferruccio Fazio. «La nostra commissione scientifica – ha spiegato Fazio – ha accertato oltre ogni possibilità di dubbio che le onde elettromagnetiche emesse dai body scanner non possono causare problemi alla salute e non sono pericolose».
Da parte sua Matteoli ha sottolineato come il dispositivo consentirà di snellire i controlli in aeroporto: «una delle preoccupazioni che avevo – ha spiegato – era che l’adozione dei body scanner comportasse perdite di tempo. Mi pare, da quel che abbiamo visto, che non ci sia questo problema, anzi forse si potrà risparmiare qualche secondo e quindi sono molto soddisfatto».
OGGETTI INGERITI – La macchina rileva tutto quanto è sulla superficie del corpo ma non sarebbe in grado di individuare liquidi o solidi ingeriti. Resta dunque il problema degli uomini-bomba che potrebbero ingerire meccanismi esplosivi. Per quanto concerne la privacy l’Enac ptrecisa che le immagini risultati sullo schermo di controllo del body scanner non vengono in alcun modo archiviate – i volti sono peraltro 0pacizzati – ed ha invitato il garante Pizzetti a verificare le modalità operative previste.
Il presidente dell’Enac Vito Riggio ha ricordato che i passeggeri possono scegliere volontariamente se sottoporsi o meno al controllo tramite body scanner ed ha sottolineato che «la sperimentazione è stata voluta dall’Enac, su sollecitazione del Governo, proprio per dare risposta alle nuove minacce che recentemente sono emerse nei confronti del sistema dell’aviazione civile».
ADOC: «NON SIAMO CAVIE» – «Non siamo cavie, il ministro Fazio pubblichi gli studi che dimostrano l’assoluta non nocività dei body scanner. Non comprendiamo questa sperimentazione, tra l’altro decisa senza aspettare la decisione della Ue in merito e senza ascoltare il parere delle Associazioni dei consumatori, gli esperimenti non possono e non devono essere condotti sulle persone. Ci chiediamo perché l’Italia debba essere all’avanguardia in Europa nell’adozione di un sistema controllo che non garantisce in maniera completa il rispetto della salute e della privacy». Lo dichiara, in una nota, Carlo Pileri, presidente dell’Adoc. «Chiediamo inoltre di pubblicare anche le caratteristiche degli apparecchi relative alla privacy, per esempio le immagini per quanto tempo rimangono in archivio. I body scanner sono comunque un mezzo invasivo della privacy, per questo chiediamo che in ogni aeroporto dotato di tale strumentazione sia presente un “controllore”, nominato dalle Associazioni dei consumatori di concerto con il Garante della privacy, che sia pronto a dirimere i dubbi dei passeggeri, a registrare ogni segnalazione e anomalia e a monitorare costantemente l’operato degli addetti. Infine, crediamo che sia necessario, una volta installati i body scanner, aumentare del 30% il numero del personale di controllo e dei varchi, al fine di non rallentare le operazioni di imbarco, mantenendolo in linea con gli standard attuali. Se così non fosse, si rischierebbero file chilometriche che danneggerebbero pesantemente i consumatori e l’intero sistema aeroportuale».
Redazione online