DANIMARCA. Dal primo aprile possono bere solo in pausa pranzo. Paralizzata la produzione e il rifornimento
Un operaio nella fabbrica della Carlsberg (Ap) |
COPENHAGEN – Per due giorni consecutivi hanno incrociato le braccia per ottenere il ripristino dell’antico diritto: bere birra durante le ore lavorative. Centinaia di operai della Carlsberg, l’azienda danese che produce una delle birre più famose del mondo, mercoledì e giovedì scorso hanno scioperato davanti ai cancelli della fabbrica di Copenhagen.
DIVIETO – Fino allo scorso marzo una direttiva della compagnia stabiliva che ogni dipendente poteva bere birra durante le ore lavorative e nella fabbrica erano presenti diversi frigoriferi dai quali i dipendenti potevano rifornirsi. Tutto è cambiato lo scorso 1 aprile. Adesso gli operai potranno bere solo durante la pausa pranzo. Secondo i dipendenti della fabbrica i dirigenti hanno tentato di dividere il fronte degli operai stabilendo che il divieto è imposto solo ai dipendenti che lavorano nello stabilimento di Copenhagen. I camionisti che trasportano la birra nelle città danesi invece possono bere fino ai tre birre nelle ore lavorative. Tuttavia questa strategia non è servita a nulla, visto che nei scorsi giorni, tutti i dipendenti, compresi i camionisti, hanno marciato fianco a fianco per chiedere il ritiro del provvedimento.
COMMENTI – Lo sciopero ha prodotto ritardi nei rifornimenti e soprattutto la paralisi della produzione. Jens Bekke, portavoce della Carlsberg, ritiene che il provvedimento sia giusto: «Pensiamo che i tempi siano maturi per il cambiamento. Circa il 93% delle aziende danesi ha adottato una politica che limita l’alcol sul lavoro. Mercoledì scorso abbiamo ritirato le bottiglie di birra da tutti i frigoriferi. Da ora gli operai potranno bere solo quando vanno a mensa». Dennis Onsvig, rappresentante sindacale, difende la scelta degli operai di scioperare: «Abbiamo deciso di fermare l’attività lavorativa perché la dirigenza della Carlsberg ha violato l’accordo contrattuale – dichiara Onsvig al Copenhagen Post – Non può prendere una decisione del genere senza chiedere il nostro parere».
Francesco Tortora