CASO DELL’EX GOVERNATORE DEL LAZIO. La Corte conferma l’arresto dei carabinieri per estorsione: il blitz era preordinato, il video un ricatto
ROMA – La Corte di Cassazione ha depositato le carte dell’inchiesta sul traffico di cocaina e prostituzione legata ai transessuali, nel quale è coinvolto l’ex governatore della Regione Lazio, Piero Marrazzo. In riferimento al video nel quale l’ex governatore risulta in compagnia del trans Natalie e con della droga sul tavolino, dai documenti emerge che Marrazzo «fu vittima di un’imboscata». Anzi: l’esponente politico fu «chiaramente vittima predestinata». La Cassazione a confermato le misure cautelari nei confronti di alcuni carabinieri della Compagnia di Roma Trionfale, accusati di ricatto nei confronti di Marrazzo. E l’ex governatore si sfoga: «ho sempre detto la verità» e poi: «sono vittima di questa vicenda». Marrazzo ha anche annunciato: «Sono pronto a rientrare in Rai, sono a disposizione dell’azienda. Tornerò a fare il mio “vecchio” lavoro nella comunicazione».
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Piero Marrazzo (LaPresse) |
VIDEO CONDITO – I carabinieri Luciano Simeone e Carlo Tagliente – nell’irruzione a via Gradoli dove lo scorso luglio sorpresero Piero Marrazzo col trans Natalie – «hanno impedito a Marrazzo di tirarsi su i pantaloni» perchè «la ripresa in mutande aveva, evidentemente, per i fini perseguiti dagli indagati, ben maggiore effetto e ben altro valore, così ben altro valore avrebbe avuto la “scena del crimine” se fosse stata opportunamente “condita” dalla presenza di droga». Lo sottolinea la Cassazione – nella sentenza 15082 depositata lunedì con la quale conferma le accuse ai carabinieri indagati per l’estorsione a Marrazzo – rilevando che vi fu una «accurata preparazione di quella scena, che prevedeva non solo la presenza della droga ma anche, nello stesso tavolino, accanto al piatto che la conteneva, della tessera personale della vittima, affinchè non vi fossero dubbi sulla identificazione del personaggio» al quale non si voleva «dare scampo».
Il trans Natalie (Ansa) |
NATALIE ATTENDIBILE – In particolare la Cassazione spiega che il fatto che si trattò di un blitz preordinato «è attestato non solo da quanto dichiarato da Natalie e dal Marrazzo, della cui complessiva attendibilità giustamente il tribunale non ha dubitato, ma anche, e soprattutto, dalla condotta tenuta dai due carabinieri durante l’irruzione nell’abitazione e nei giorni successivi, certamente non riconducibile a quanto ci si aspetterebbe da rappresentanti delle forze dell’ordine impegnati in compiti di istituto». In proposito la Cassazione – con la sentenza 15082, che conferma l’impianto accusatorio ricostruito dalla procura di Roma – osserva che i carabinieri Luciano Simeone e Carlo Tagliente non avevano verbalizzato il loro intervento, nè informato i superiori, nè sequestrato lo stupefacente rinvenuto nell’abitazione, nè proceduto alla perquisizione dell’appartamento. Risulta invece – prosegue la suprema corte – che «essi, o eventuali complici introdottosi con loro nell’appartamento, hanno eseguito delle significative riprese video del Marrazzo in atteggiamento certamente compromettente, specie per un uomo che ricopriva un importante ruolo istituzionale; riprese le cui finalità non erano certo quelle di assicurare, a fini di giustizia, le tracce di reati, o di individuare i colpevoli di condotte delittuose, ma solo di registrare situazioni scabrose per ottenere indebiti vantaggi».
ACQUISTO DEL VIDEO «MAI CONCRETIZZATO» – Non c’è alcuna responsabilità, da parte dell’agenzia Masi e, tra gli altri, del fotografo Massimiliano Scarfone, per quanto riguarda il tentativo di vendita del video. La Cassazione sconfessa così la tesi dei carabinieri coinvolti nell’estorsione a Marrazzo. Secondo i militari, le dichiarazioni delle persone alle quali gli uomini dell’arma implicati nella vicenda si sono rivolti nel tentativo di vendere quelle immagini sarebbero inutilizzabili in quanto quelle stesse persone dovrebbero rispondere di ricettazione. Spiega invece la suprema Corte che l’acquisto del video «non si è mai concretizzato» e i «possibili acquirenti» ne sospettavano la legittima provenienza e avevano acquisito il parere di un legale.
LA REAZIONE DELL’EX GOVERNATORE – «Ho sempre atteso con serenità le decisioni dei giudici, a loro avevo raccontato la verità e la verità è che io ero la vittima in questa vicenda». Lo ha detto l’ex presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, commentando le motivazioni della Corte di Cassazione contenute nella sentenza 15082 della IV sezione penale. «Ora ci sarà il tempo e il modo, con calma e nel rispetto della giustizia e degli investigatori di raccontare questa verità». «Ringrazio mia moglie e le mie figlie che mi sono state sempre vicine rispettando il mio silenzio e sopportando tutte le falsità dette: ho una famiglia splendida».
Redazione online
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