Gasparri: «Il partito non si laceri. Gli elettori vogliono meno frammentazioni». Alla Direzione nazionale del partito il confronto tra finiani e berlusconiani dopo le tensioni degli ultimi giorni
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Tripudio di bandiere al cielo per Berlusconi alla manifestazione del Pdl dello scorso 21 marzo (Jpeg) |
ROMA – Per il Pdl è il giorno della verità. Dopo le schermaglie dei giorni scorsi tra i fedelissimi del premier Silvio Berlusconi e la pattuglia di ex An che sostiene le rivendicazioni di Gianfranco Fini per un partito più collegiale e meno schiacciato sull’asse tra il Cavaliere e la Lega di Umberto Bossi, la direzione nazionale del partito, convocata ufficialmente per fare il punto dopo i risultati elettorali delle Regionali e delle Amministrative, sarà l’occasione per il chiarimento o la rottura definitiva. I sostenitori di Berlusconi – tra gli ultimi e più autorevoli il presidente del Senato, Renato Schifani, che in un’intervista al Corriere ha addirittura invitato l’ex capo di An a lasciare la presidenza della Camera – esortano Fini a rientrare nei ranghi e a considerare il consenso di cui il presidente gode nel partito e nel Paese. Ma il fronte finiano non sembra disposto a fare marcia indietro senza ottenere almeno maggiori garanzie su una maggiore democrazia interna che vada oltre le cene ad Arcore tra Berlusconi e il Senatùr.
«IL PARTITO NON SI LACERI» – Intanto, in un’intervista al Giornale, Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato ed ex fedelissimo di Fini, si augura «che il partito non si laceri, in contrasto con la volontà degli elettori» e consiglia ai finiani «di fare un giro nei bar: gli elettori vogliono meno frammentazioni, meno partiti, più chiarezza». Quanto all’ipotesi ch si strutturi una corrente finiana all’interno del partito, Gasparri ricorda che «in An le correnti, e io ne organizzavo una, erano un contributo di pensiero, ma oggi credo che non abbiano senso».
Redazione online