Il deputato del Pdl lascia la vicepresidenza del gruppo, ma punta il dito contro il premier: “Ha chiesto la mia testa”. Non si placa, così, la polemica nel partito. Mentre interviene Bossi: il parlamentare finiano, dice, “aveva esagerato”
“Una epurazione”. E’ stato “Berlusconi a chiedere la mia testa”. Italo Bocchino ha rassegnato dimissioni “definitive” dalla carica di vicepresidente del gruppo del Popolo della libertà alla Camera. E posto così fine alla querelle sul suo ruolo, che è stato messo in discussione dopo le uscite televisive e le critiche aperte mosse al partito dal parlamentare campano, che è uno degli uomini più vicini a Gianfranco Fini. Ma nel lasciare in maniera “irrevocabile” l’incarico, Bocchino ha lanciato un duro atto d’accusa: “E’ evidente il tentativo di Berlusconi in persona – ha detto – di arrivare ad una epurazione mia per colpire l’area a me vicina, essendoci stata una sua direttiva. Il presidente del Consiglio ha chiesto la mia testa”.
La lettera di dimissioni “irrevocabili” che di prima mattina Bocchino ha fatto trovare sul tavolo del presidente del gruppo, Fabrizio Cicchitto, ha avuto come effetto immediato la revoca dell’assemblea dei deputati del Pdl, che avrebbero dovuto decidere proprio sull’incarico del collega. E sembrava essere un contributo, come si sono affrettati a sottolineare i parlamentari finiani, ad abbassare i toni dello scontro interno al partito. Anche il leader della Lega, Umberto Bossi, aveva esplicitamente approvato il gesto: “Ha fatto bene. Aveva esagerato”. Ma dopo poche ore, sono state le parole dello stesso Bocchino a rendere di nuovo l’atmosfera incandescente.
“Berlusconi commette il grave errore di colpire il dissenso, colpire cioè chi è in vista per educarne cento – ha detto il deputato finiano – Ma questo non porta lontano il partito. Ho confermato le mie dimissioni – ha aggiunto – per far comprendere che il problema è politico e non di posti. Questo permetterà di contrastare il centralismo carismatico che dà prova della sua esistenza”. Ai cronisti Bocchino ha anche raccontato di essere stato chiamato al telefono da Berlusconi in persona prima di una sua apparizione a Ballarò, per chiedergli di non partecipare: “Berlusconi – ha sottolineato – con toni concitati mi ha detto più volte: ‘farai i conti con me, poi vedremo’. E’ evidente che c’e’ tentativo di sterilizzazione del dissenso”. Insomma, toni tutt’altro che distensivi. Bocchino promette che la nuova “corrente” di minoranza continuerà “la lotta all’interno”. E fa traballare la lettura iniziale delle sue dimissioni come “un gesto di responsabilità e generosità” (così Benedetto Della Vedova), che avrebbe dovuto lanciare un segnale nel senso della pacificazione interna.
E invece si annunciano adesso scintille nel gruppo del Pdl alla Camera, per l’elezione del nuovo vicepresidente. Il finiano Fabio Granata già avverte: “Non pensino di far calare dall’alto un nuovo vicario, perché d’ora in poi tutto si dovrà votare in assemblea”.