Con una fascia a lutto Il comico è intervenuto all’assemblea degli azionisti. «Stimo Bernabè ma doveva denunciare le precedenti gestioni». L’ad: «Siamo un’azienda sana, viva e vivace»
Beppe Grillo, davanti alla sede Telecom a Rozzano (Epa) |
ROZZANO (Milano) – «Se la Telecom in questi ultimi dieci anni ha venduto quasi tutto, le partecipazioni, gli immobili, addirittura le centrali telefoniche, il debito è rimasto di 34 mld, i ricavi sono scesi, la domanda da ragioniere è: dove sono finiti i soldi?». Alla domanda che pone Beppe Grillo intervenendo all’assemblea degli azionisti Telecom. «Semplice», risponde Grillo, «sono finiti in stock options milionarie, dividendi agli azionisti del salotto buono, che hanno spolpato viva la Telecom». Grillo suggerisce: «fate un’indagine nei confronti del management degli ultimi dieci anni e guardate il loro stato patrimoniale prima e dopo» l’ingresso in Telecom.
BERBABÈ – «Io stimo Bernabè», ha aggiunto il comico e blogger genovese, «ma non ha fatto quello che avrebbe dovuto fare», ovvero «denunciare Colaninno, Buora, Ruggiero, ecc». Secondo Grillo bisognerebbe fare una legge che stabilisca che non si possono distribuire dividendi se il debito supera il 50% degli utili». Grillo si è presentato con una fascia nera al braccio». «Celebro il funerale della società – ha detto – la più grande società tecnologica del nostro paese ruba il futuro di mio, tuo figlio», quando decide di mettere in vendita gli asset tecnologici, esternalizzandoli in una una scatola (Ssc), che «sarà efficientata e venduta». Insomma, ha detto, «che futuro ha il paese quando Telecom efficienta gli ingegneri?». Secondo Grillo, «Telecom è morta ma si possono ancora espiantare gli organi ancora caldi». e in ogni caso, ha continuato, l’azienda dovrà «essere venduta a Telefonica, lo sappiamo tutti, o qualche gruppo internazionale».
D’ALEMA – Grillo ha quindi puntato l’indice sul «conflitto di interesse» del presidente Gabriele Galateri, che siede nel cda di 4 società. Il comico ha quindi rammentato che al tempo della Sip, quando i boiardi di Stato «rubavano» e quando «Pascale aveva acquistato per il proprio ufficio un Canaletto da un falsario e lo aveva messo in bilancio alla Telecom», l’azienda di tlc aveva un patrimonio immobiliare di 40mila miliardi: immobili, un parco auto e circa 300 partecipazioni in società nel mondo. Il suo debito era irrisorio, attorno a un miliardo di vecchie lire. Telecom è poi stata «disintegrata» dalla politica. «Bernabè non fa un nome – ha asserito Grillo – non menziona D’Alema, Draghi, Ciampi. D’Alema – ha detto Grillo – regalò a Colaninno, Gnutti e altri capitalisti la società, indebitandola con 45-46 miliardi di euro». Grillo ha infine criticato il fatto che l’azienda, pur essendo altamente indebitata, continui a distribuire dividendi. «È come se – ha spiegato – mentre la casa va a fuoco, si utilizzasse l’acqua per farsi la doccia».
«NON C’È NESSUN FUNERALE DA CELEBRARE» – «Non condivido assolutamente la scelta di presentarsi all’assemblea con una fascia per celebrare un funerale, qui non c’è nessun funerale da celebrare perché Telecom è un’azienda sana, viva e vivace e ha tutto il potenziale per tornare uno dei protagonisti».Questa la replica dell’amministratore delegato di Telecom, Franco Bernabè, alle ’accuse’ di Beppe Grillo. Anche Gabriele Galateri, presidente di Telecom Italia, nel prendere la parola dopo che si è conclusa la fase degli interventi dei piccoli azionisti, ha sconfessato Grillo: «Rifiuto categoricamente le affermazioni secondo cui l’azienda è in crisi. «Sentire che l’azienda è in crisi e la fascia funebre al braccio sono estremizzazioni fuori luogo», ha detto, riferendosi indirettamente al look di Beppe Grillo. «La ristrutturazione è necessaria per essere competitivi, per stare sul mercato e questo non vuol dire essere in crisi ma essere un’azienda viva», ha sottolineato Galateri.
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