La pagina fb ha già raggiunto 70 mila iscritti. Un blogger sfoga le sue frustrazioni quotidiane sul web. Poi approda sul social network: è boom di contatti
Uno degli slogan presenti nella pagina di Facebook
MILANO – Il web diventa psicologo. E si trasforma in depositario di frustrazioni e sentimenti negativi che si accumulano nel corso della giornata, legati a situazioni, comportamenti, personaggi talmente spiacevoli da diventare l’oggetto di un sentimento d’odio. Che si dichiara apertamente online, con po’ d’ironia. L’ultimo fenomeno del web è un blog che si chiama Vi Odio ed è opera di Gabriele Coletti, 24 anni, studente allo IUAV di Venezia, che ha dato vita a una sorta di sfogatoio in cui raccoglie tutto ciò che rende insopportabile l’esistenza dei suoi utenti. Tutto nasce da una giornata storta. «Lo scorso gennaio dovevo andare da Treviso a Verona per dare tre esami all’università. C’è stata una nevicata pazzesca e i treni si sono bloccati. Ho impiegato sette ore per un viaggio che di solito dura due ore e mezza» ricorda Gabriele. Che tornato a casa si mette davanti al computer e crea un blog dove sfogare la sua rabbia. Il primo post – riquadro nero e scritta bianca – è «Trenitalia ti odio». Ne seguono altri, dapprima personali, poi aperti ai contributi e ai suggerimenti dei visitatori. Adesso le dichiarazioni d’odio hanno superato quota cento e i bersagli sono i più disparati: i possessori di suv che non rispettano la precedenza e pretendono di aver ragione, il batuffolo di lanuggine che si forma nell’ombelico, il sonno che passa non appena ci si stende sul letto, Barbara D’Urso, la pressione bassa, la carta igienica finita, la penna che esplode all’improvviso nella borsa, l’ora solare, Marzullo, il dentista, Ligabue, la polvere sulla scrivania.
SUCCESSO SUL WEB – A far diventare il fenomeno virale ha contribuito Facebook, dove la pagina dedicata al blog, aperta giovedì scorso, conta già quasi 70mila iscritti. «La violenza non c’entra e io non sono schierato politicamente. La maggior parte dei post riguardano episodi della vita di tutti i giorni, anche banali. È semplicemente un modo per sfogarsi, una specie di catarsi» precisa Gabriele che ha già ricevuto alcune proposte da parte di alcuni nomi importanti del web interessati alla sua creatura. «Ma ci vado cauto. Non vorrei tradire la fiducia e le aspettative di chi mi segue dall’inizio e ha fatto il successo del blog».