La manovra e gli enti locali. La parola ai presidenti che rischiano il posto: «Salve Imperia, La Spezia, e Sondrio? Come mai»
MILANO – «Non vorrei essere ricordato come l’ultimo presidente della provincia». Si preoccupa Franco Stella, partito democratico, presidente della provincia di Matera, alla notizia dell’abolizione delle province con meno di 220mila abitanti prevista dalla manovra del Governo. «È una notizia che ci fa sorridere».
In che senso scusi?
«Nel senso che ha il suo lato positivo».
E cioè?
«Fa vedere quando sia bistrattato il Sud. Perché sono più quelle del Sud le province tagliate, vero?».
Per la verità nella lista, depennate le province sopra i 220mila abitanti, le province che confinano con stati esteri, le province che ricadono nelle regioni a statuto speciale, ne restano 9: i dati Istat del 2009 rilevano la popolazione residente al 2008. Ecco l’elenco: Piemonte, Biella (187 mila abitanti); Toscana, Massa Carrara (203 mila abitanti); Marche, Ascoli Piceno (212 mila), Fermo (176 mila); Lazio, Rieti (159 mila); Molise, Isernia (88 mila); Basilicata, Matera (203 mila); Calabria, Crotone (173 mila) e Vibo Valentia (167 mila). La lista non è ufficiale perché l’Upi rileva come non siano ancora stati resi noti i parametri di riferimento: se fosse il censimento – si fa notare – le province sarebbero alcune, se fossero gli ultimi dati Istat, altre.
Matera però è tra quelle sicure. Presidente Stella, il governo taglia per risparmiare…
«Cosa c’è da risparmiare. Noi siamo virtuosi, in 11 mesi di mandato, ho tagliato personale e auto blu…»
Per la verità su internet appare come tramite per parlare con lei un capo gabinetto, una segretaria particolare, una segretaria operativa e un portavoce. Un po’ tanti non crede?
« Non è così. Queste figure l’ho ereditate dalla precedente amministrazione. Ora il mio autista mi fa anche da usciere. E l’ufficio stampa da segreteria».
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Luigi Mazzuto (Pdl), presidente della provincia di Isernia |
MAZZUTO (ISERNIA) – «Eliminare la provincia di Isernia è un atto di superficialità che non tiene conto della nostra storia, della peculiarità del nostro territorio e con il quale si va a penalizzare ulteriormente un’area dove negli ultimi anni sono stati effettuati già pesanti tagli negli enti locali e nei servizi». Per il presidente della Provincia di Isernia, Luigi Mazzuto (Pdl) si sta «facendo un grosso errore». «Non si capisce perché, se c’è tutta questa esigenza di recuperare soldi a causa della crisi, si è deciso di chiudere le Province non subito ma alla fine della legislatura. Non è meglio – ha evidenziato provocatoriamente il Presidente – chiuderle immediatamente? In ogni caso, a Roma però – ha concluso Mazzuto – sappiano che non siamo disposti a perdere ciò che abbiamo ottenuto a prezzo di grandi sacrifici e che intendiamo difendere la nostra autonomia a denti stretti».
SIMONETTI – (BIELLA) – Roberto Simonetti si concede al telefono durante un dibattito a Montecitorio. Già perché il presidente della provincia di Biella è anche deputato: «Voi giornalisti cercate sempre la critica. Io le dico che attendo di leggere bene il provvedimento».
Gli altri suoi colleghi hanno criticato. Non giornalisti…
«Forse lei non ha capito. Io sono anche parlamentare. Vedremo poi cosa accade nel dibattito. Io penso che Biella (Maria Teresa Armosino, parlamentare anche lei) si farà portavoce, insieme al presidente della regione Piemonte Cota, di un progetto per una definizione moderna del territorio».
MELILLI (RIETI) – La vicenda è comica per Fabio Melilli (Pd), presidente della Provincia di Rieti.
Lei ha detto che le sarebbe piaciuto scoprire chi è il «genio» che ha avuto questa pensata. L’ha scoperto?
«Non ancora ma confermo che si tratta di un genio. La cosa più divertente di questa vicenda è che scomparendo Isernia e Matera il Molise e la Basilicata diventeranno Regioni che coincidono con la Provincia. Per quanto riguarda la provincia di Rieti aspettiamo con ansia che il governo ci spieghi, visto che dovrà sparire la provincia di Roma, se dobbiamo essere accorpati a Terni a L’Aquila, o ad Ascoli e in quale Regione finiremo. I nostri 500 dipendenti dove vanno a lavorare a Terni? E tutti gli altri enti che fine fanno? Che senso ha avere il prefetto di una provincia che non esiste? Allo stesso modo il comando dei carabinieri o la questura, che fine fanno? Il provvedimento non taglia le province al confine con stati esteri. Allora mi chiedo: qual è la politica estera di Verbano-Cusio-Ossola?». Poi conclude con una «battuta»: «Come ha fatto a fissare l’asticella di 220mila abitanti per definire l’utilità o l’inutilità delle Province? Qualcuno ci dovrà spiegare infatti perché Imperia con 220 mila 712 abitanti è provincia utile ed Asti con 217 mila no. Forse si tratta di un amico della Liguria visto che anche La Spezia è appena sopra e si salva…».
ASTI E SONDRIO SALVE – In realtà per Antonio Misiani, deputato Pd e membro della Commissione bicamerale per il federalismo fiscale, l’amicizia dell’autore del provvedimento non sarebbe manifesta solo con la Liguria ma anche con il Piemonte: «La soglia dei 220mila residenti non ha alcuna logica se non fosse che tale limite coincide con la la popolazione della provincia di Asti (220.156 abitanti al 31-12-2008), presieduta da Maria Teresa Armosino (Pdl), già sottosegretario del Ministro Tremonti nella legislatura 2001-2006. Quanto agli altri due criteri definiti dalla manovra, se l’esclusione delle province delle regioni a statuto speciale può essere giustificata in ragione della competenza legislativa che tali regioni hanno in materia di autonomie locali, suona apparentemente incomprensibile l’altro criterio: il confine con uno Stato estero», aggiunge. «Incomprensibile, se non fosse che tra le province al di sotto della soglia critica e non appartenenti ad una regione a statuto speciale vi sarebbe anche quella di Sondrio (182.084 abitanti al 31-12-2008), terra natìa del ministro Tremonti. Nessun problema: con il criterio del confine con uno Stato estero anche la provincia di Sondrio, confinante della Svizzera, è sana e salva. Con buona pace delle altre nove province prive di padrini politici e cancellate d’autorità dal governo in nome della riduzione dei costi della politica. Se questa è la razionalizzazione che ha in mente il governo…». Tirata in ballo, Maria Teresa Armosino, presidente della Provincia di Asti, è decisa: «Se si vuole essere buoni amministratori e buona classe dirigente bisogna essere capaci di adottare misure anche impopolari. Tuttavia, per non seguire solo la demagogia, occorre pensare a un riordino complessivo che preveda anche una seria ridefinizione degli assetti territoriali delle province». Ma c’è un però nel suo caso personale: «Innanzitutto, secondo gli ultimi dati, la provincia di Asti ha superato quella soglia (220mila abitanti) – osserva -. In ogni caso il problema è più generale».
ZURLO (CROTONE) – «Avanzo dubbi sulla costituzionalità del provvedimento, non penso che con un decreto legge si possano sopprimere le Province, che sono garantite dalla Costituzione e per le quali c’è un procedimento specifico parlamentare» dice il presidente della Provincia di Crotone, Stanislao Zurlo. «I risparmi che si avranno – spiega Zurlo – sarebbero modesti. I costi più rilevanti di una Provincia riguardano il personale e la gente non può essere licenziata». Zurlo, che è a capo di un’amministrazione di centrodestra, critica la manovra del governo centrale perché penalizzerebbe soprattutto gli enti periferici che si trovano in aree difficili, come appunto quella del crotonese. «Se può avere una logica sopprimere la Provincia in un’area metropolitana, penso a Milano, Torino, Palermo ad esempio – dice Zurlo – dove il capoluogo “schiaccia” il ruolo delle Province stesse, viceversa per i territori piccoli si creerebbe un vulnus nelle funzioni che le Province hanno. Inoltre ci sarebbero sprechi e inefficienze a causa della distanza dei territori dai centri decisionali».
MASSA CARRARA – Osvaldo Angeli è il presidente della provincia di Massa Carrara, Pd. «Idea balzana. Ma siamo abituati a certe sparate. Dovrebbero guardare alle funzioni non agli abitanti per fare i loro tagli. Chi si occuperà delle scuole? Chi farà la manutenzione a 700 chilometri di strade? E poi, se mi consente è anche un’offesa. Siamo la prima provincia ad aver avuto la medaglia d’oro al valor militare nel ’46 per il contributo alla lotta partigiana. E poi cosa si vuole risparmiare se i 350 dipendenti saranno assorbiti da altri enti? Forse i miei 3000 euro di stipendio?».
ASCOLI PICENO E FERMO – La Provincia di Fermo è fra le ultime nate (il primo presidente Fabrizio Cesetti, di centrosinistra, è stato eletto il 22 giugno 2009), creata dal distacco di una porzione della Provincia di Ascoli Piceno. Distacco che alimenta fra i due enti un contenzioso sulla spartizione dei beni (54,6 milioni di euro) e del personale. Con l’eventuale abolizione, le perdite sarebbero contenute: non è infatti stata sin qui istituita una Questura, la Prefettura è ancora solo istituenda e cadrebbe il processo in corso di insediamento dei Vigili del fuoco, dei Carabinieri e dell’Agenzia delle entrate. Di fronte all’abolizione, Cesetti non ci sta: «Il governo ignora la Costituzione, il taglio delle Province sarebbe anticostituzionale». Il deputato ascolano dell’Udc Amedeo Ciccanti, fiero oppositore del nuovo ente fermano, ricorda che l’operazione è costata mezzo miliardo di euro, e che «è stata voluta da Lega Nord, Fi e An, che adesso vogliono rimangiarsi tutto. Beh, andrebbero presi a pernacchie!». Piero Celani (Pdl), presidente della provincia di Ascoli Piceno è in auto. Corre a destra e a manca per salvare qualche posto di lavoro. «Io penso ai problemi seri. Prima hanno speso milioni di euro (30 solo il primo finanziamento) per mettere in piedi la provincia di Fermo (prefettura, guardia di finanza, incentivi al personale ect…) che potevano essere utilizzati ad esempio per incentivare le imprese. E adesso cosa vogliono fare? Chiudere tutto. È una cosa kafkiana, forse stiamo su “Scherzi a parte”, ma, se così non fosse, chiederemo l’istituzione di una nuova Regione, quella del ‘Marcuzzo’ (connubio fra Marche e Abruzzo, ndr), perché abbiamo molta affinità con la Val Vibrata e Teramo. Sa cosa credo? Che alla fine non se ne farà niente. In Parlamento, un emendamento di qua, uno di là e vedrà che si blocca tutto».
Nino Luca