Già notificati sette avvisi di garanzia. La Commissione si riunì sei giorni prima del terremoto che sconvolse l’Abruzzo: l’accusa è di omicidio colposo.
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Una delle foto simbolo del terremoto in Abruzzo |
L’AQUILA – Omicidio colposo: è l’accusa rivolta dalla procura dell’Aquila ai membri della Commissione Grandi Rischi che il 31 marzo scorso, 6 giorni prima del terremoto che sconvolse L’Aquila, parteciparono alla riunione che si tenne nel capoluogo abruzzese. Tra gli indagati, sette persone in tutto, ci sarebbero alcuni funzionari ai vertici del Dipartimento della Protezione Civile e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Gli ufficiali di polizia giudiziaria stanno notificando in queste ore gli avvisi di garanzia. «Io in quella sera del 31 marzo ero il vaso di coccio che faceva domande, ma ricordo molto bene le parole di Enzo Boschi dell’Ingv: “ma che volete, all’Aquila prima o poi un terremoto arriva..”» ha raccontato il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente.
CONCLUSIONE INDAGINI – Le indagini della Procura ora sono finalizzate a chiarire se gli esperti ed i rappresentanti della Protezione Civile abbiano fornito alla popolazione elementi troppo rassicuranti in rapporto allo sciame. Tra gli indagati alcuni vertici della Protezione Civile, dell’Ingv, sismologi di fama mondiale e tecnici del settore. Il filone è stato aperto dopo la denuncia presentata da una trentina di cittadini secondo i quali la riunione della commissione Grandi Rischi fatta all’Aquila a cinque giorni dal tragico sisma aveva diffuso ottimismo e false rassicurazioni anche attraverso i messaggi di tecnici e amministratori. Il fascicolo in mano ai magistrati aquilani, titolari dell’inchiesta, è molto voluminoso e raccoglie non solo studi di settore in materia di prevenzione dei terremoti, ma anche le interviste rilasciate da politici e appartenenti alla Protezione civile subito dopo la chiusura della riunione. «Si tratta di un filone molto importante – ha commentato il procuratore capo Alfredo Rossini – che è stato portato a conclusione in maniera che gli indagati possano portare avanti le loro difese con serenità e con tutto il tempo necessario. Speriamo di arrivare ad un risultato conforme a quello che la gente si aspetta. Questo è un lavoro serio».
Redazione online