Uomo di collegamento tra Lega e Pdl, prima di questa investitura era sottosegretario alle riforme. L’Idv presenta un’interrogazione urgente. Di Pietro: “Il premier riferisca sulla ragioni di questa nomina visto che Brancher al momento è sotto processo”
ROMA – Aldo Brancher è stato nominato ministro per l’Attuazione del Federalismo. Il decreto è stato firmato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, su proposta del presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi. Brancher, che ha giurato nelle mani del Capo dello Stato, viene dunque “promosso” da sottosegretario alla presidenza del Consiglio a ministro senza portafoglio con delega al federalismo. Ne dà notizia un comunicato del Quirinale.
CHI È – Nato a Trichiana in provincia di Belluno il 30 maggio del ’43, Brancher negli Anni ’70 fu sacerdote paolino. Contribuì alla diffusione del settimanale “Famiglia cristiana”, facendone uno dei più venduti d’Italia. Poi la carriera in Fininvest e Publitalia all’ombra di Fedele Confalonieri, il coinvolgimento in Tangentopoli nel ’93, l’elezione alla Camera dei deputati, la poltrona di sottosegretario alle Riforme. È considerato vicino al ministro dell’Economia Giulio Tremonti e con lui è uno degli uomini di raccordo del Pdl con la Lega di Umberto Bossi. Lo stesso Tremonti assicura che quello per l’Attuazione per il federalismo sarà «un ministero low cost, molto low cost».
LA POLEMICA – Se la nomina di Brancher è accolta favorevolmente dai giovani del Pdl («Auguri di buon lavoro a un autentico riformista» afferma il coordinatore nazionale Francesco Pasquali), è invece durissima la reazione dei partiti di opposizione. «C’è da rimanere sconcertati davanti alla nomina di un nuovo ministro per il Federalismo – afferma, in una nota, il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa – quando già esistono tre dicasteri come quelli di Calderoli, Bossi e Fitto. Se di fronte ai drammatici problemi degli italiani, la risposta del governo è un ministero in più per Brancher, c’è da mettersi le mani nei capelli…». Il Partito democratico, invece, punta il dito contro i problemi giudiziari del neo-ministro (il prossimo 26 giugno è fissata la ripresa del processo a suo carico: Brancher deve rispondere dell’accusa di appropriazione indebita in relazione a soldi incassati da Giampiero Fiorani nell’ambito di uno stralcio dell’indagine sulla scalata di Bpl alla Banca Antonveneta). «La sua nomina – dichiara la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti – aumenta il numero degli uomini di governo che possono avvalersi della norma privilegio sul legittimo impedimento che consente di sottrarsi ‘agevolmente’ dalle convocazioni in sede giudiziaria». «Se è vero che vogliono promuovere a ministro un tale Aldo Brancher, che io ricordo molto bene essere persona coinvolta in tangentopoli per fatti molto gravi – aveva invece dichiarato in precedenza il leader Idv, Antonio Di Pietro – a me pare che il messaggio che si manda ai cittadini sia uno solo: il delitto paga e che conviene fare il delinquente perchè magari si diventa anche ministro».
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