Nelle operazioni sarebbero coinvolti Anemone e Balducci. Per l’alto prelato l’indagine riguarda la ristrutturazione e la vendita di immobili di Propaganda Fide nel 2005
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Il cardinale Sepe (Eidon) |
PERUGIA – Il cardinale Crescenzio Sepe e l’ex ministro Pietro Lunardi sono indagati dalla Procura di Perugia nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta “cricca” che avrebbe lucrato sui Grandi eventi. Corruzione il reato contestato a entrambi. I loro nomi compaiono in due diversi tronconi dell’indagine. A entrambi sono stati notificati gli avvisi di garanzia emessi dai pm Alessia Tavarnesi e Sergio Sottani.
LE ACCUSE – Per il cardinale Sepe, arcivescovo di Napoli, l’indagine riguarda in particolare la ristrutturazione e la vendita di alcuni immobili di Propaganda Fide nel 2005. Operazioni nelle quali risulterebbe coinvolto il costruttore Diego Anemone, considerato personaggio centrale dell’inchiesta sui Grandi eventi. Il sospetto degli inquirenti perugini è che l’alto prelato abbia ricevuto in cambio dei favori. Anche per quanto riguarda Lunardi l’accusa fa riferimento alla ristrutturazione e alla vendita di un immobile. In entrambe le operazioni sarebbe coinvolto l’ex presidente del Consiglio dei lavori pubblici Angelo Balducci, tuttora detenuto nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta cricca degli appalti.
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Il cardinale Sepe con il premier Berlusconi e, dietro, Bertolaso (Agn) |
«CHIARIRÀ LA SUA POSIZIONE» – «Il cardinale aveva già dato la sua disponibilità a parlare con i magistrati di Perugia. Lo farà e chiarirà la sua posizione – afferma un’autorevole fonte vaticana -. Ha detto di essere sereno e auspichiamo che anche questa fase dell’inchiesta sia portata avanti in un clima altrettanto sereno». La notizia dell’avviso di garanzia ha scosso la curia di Napoli. A dieci anni esatti dalla conclusione dell’indagine che coinvolse il predecessore di Sepe, Michele Giordano, accusato di usura e poi assolto da ogni addebito, un altro arcivescovo di Napoli finisce in una inchiesta giudiziaria: da giorni si parlava di una sua testimonianza di fronte ai magistrati di Perugia per la vicenda dell’alloggio romano dato in uso a Bertolaso, ma nessuno si aspettava che i rapporti di Sepe con alcuni altri personaggi coinvolti nell’inchiesta potessero trasformare l’ex potentissimo “Papa rosso” in un indagato. «Il cardinale è fuori sede» dicono i suoi più stretti collaboratori, confermando la strategia del silenzio. No comment anche dal portavoce di largo Donnaregina, e nessuna conferma sulla possibilità, sempre più concreta, che il cardinale Sepe cancelli gli appuntamenti pubblici dei prossimi giorni (una celebrazione religiosa domenica pomeriggio per la Comunità di Sant’Egidio e la presentazione lunedì mattina di un progetto degli industriali per i minori a rischio).
STILE “POPOLARE” – Tra i sacerdoti napoletani la notizia è accolta con stupore e incredulità. Sperano che la vicenda giudiziaria possa avere comunque tempi brevi, in modo da far durare al minimo l’inevitabile tempesta mediatica e le sue ripercussioni sull’attività pastorale. Quella stessa attività pastorale che Sepe, dal luglio 2006 arcivescovo di Napoli, ha improntato a uno stile immediato e “popolare”, come sintetizza la frase in dialetto diventata da quattro anni il suo slogan: «A Maronna v’accumpagna». Un cardinale che non disdegna di parlare in napoletano, che ha iniziato il suo ministero in diocesi da un quartiere-simbolo come Scampia e che ha inventato iniziative religiose di grande impatto mediatico, dalle aste annuali di beneficenza per progetti sociali al grande falò dei coltelli come segno contro la violenza, fino al pranzo di Natale per i poveri organizzato nei saloni dell’episcopio: la foto di Sepe che serve ai tavoli con tanto di grembiule sopra la veste talare è di quelle che colpiscono l’opinione pubblica. Nei suoi quattro anni di episcopato c’è stato spazio anche per accogliere Benedetto XVI, nell’ottobre 2007, per una giornata a Napoli caratterizzata da un pranzo ecumenico, con i capi di diverse confessioni seduti intorno allo stesso tavolo. Pagine di un episcopato che ora deve affrontare una fase difficile e inattesa.
LA CASA DI BERTOLASO – Il cardinale Sepe è stato chiamato in causa giorni fa dal capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. Questi ha detto ai magistrati di Perugia che era stato lui a indirizzarlo nel 2003 al professor Francesco Silvano, collaboratore di Propaganda Fide, che poi gli mise a disposizione l’appartamento di via Giulia a Roma. Tre anni dopo, nel 2006, il cardinale, allora prefetto di Propaganda Fide, fu allontanato da Benedetto XVI alla scadenza del primo quinquennio: una cosa «inconsueta», si fa notare, visto che il predecessore era rimasto sedici anni e tutti gli altri prefetti del Novecento erano andati ben oltre il primo mandato, salvo un caso di morte prematura. I beni di Propaganda Fide, un patrimonio immenso (si stimano oltre 9 miliardi di euro) frutto di proprietà e donazioni secolari, sono gestiti in totale autonomia dalla Congregazione e servono a sostenere le terre di missione, Africa e Asia in testa: per questo il prefetto viene definito “Papa rosso”.
IL CARDINALE SEPE – Sepe, 67 anni, dopo aver trascorso una vita nella diplomazia vaticana, è divenuto nel 1992 segretario della Congregazione per il clero. In questo ruolo ha cominciato a farsi conoscere come abile organizzatore di grandi eventi. Ha promosso, tra l’altro, gli incontri internazionali dei sacerdoti di tutto il mondo in preparazione al Giubileo del 2000 a Fatima e a Yamossoukro. In qualità di segretario della Congregazione per il clero, ha organizzato inoltre tutte le celebrazioni per i trent’anni della “Presbyterorum Ordinis” e per il cinquantesimo di sacerdozio di Giovanni Paolo II. Grazie a questi meriti, il 3 novembre 1997 è stato nominato segretario generale del Comitato e del Consiglio di presidenza del Giubileo del 2000. Ha dunque seguito in prima persona l’itinerario di preparazione all’Anno Santo, collaborando tra l’altro con Angelo Balducci e Guido Bertolaso, entrambi coinvolti – per parte italiana – nella preparazione del Giubileo. Il 9 aprile 2001 Giovanni Paolo II lo ha nominato prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, ex Propaganda Fide, il dicastero più ricco di tutta la Santa Sede. Poco dopo anche Balducci è diventato consultore della Congregazione.
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Pietro Lunardi (Imagoeconomica) |
L’EX MINISTRO LUNARDI – L’ex ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi è nato a Parma il 19 luglio 1939. Sposato con figli, laureato in ingegneria civile, è un esperto in materia di gallerie e sottosuolo. Professore di geotecnica del sottosuolo alla facoltà di Ingegneria dell’università di Parma e presidente della Società italiana gallerie (Sig), ha cominciato la sua esperienza nella Cogefar, per la quale ha seguito la progettazione e la realizzazione di importanti opere in Italia e nel mondo. Nel 1980 ha fondato una sua società di ingegneria, la Rocksoil. È stato diverse volte consulente del governo come “consigliere per i problemi della conservazione del suolo e grandi infrastrutture”, membro della Commissione per la Valtellina, della Commissione grandi rischi della Protezione civile, consulente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, membro della commissione di super esperti nominata per valutare i danni provocati nel 1999 dall’incendio nel tunnel del monte Bianco, consulente della società Autostrade per il tunnel della variante di Valico.
GRANDI OPERE – Nel 2001, alla formazione del governo Berlusconi bis, diventa ministro per le Infrastrutture e i trasporti ed è il firmatario della legge Lunardi sulle Grandi opere. A lui è legata anche l’introduzione nel luglio 2003 della patente a punti. È stato tra i progettisti del traforo del monte Bianco e di quello del Frejus, ha realizzato tratti di metropolitane a Lione e Marsiglia, a Singapore e a Canton e anche a Roma, nel periodo dell’amministrazione Rutelli. Ha coordinato il programma delle grandi opere per la Casa delle Libertà. Alle elezioni politiche del 2006, Lunardi viene eletto per la prima volta in Parlamento, come senatore per Forza Italia nella regione Emilia-Romagna. Nell’inchiesta G8 spunta il suo nome dopo quello del ministro Scajola: secondo un testimone sarebbe stato il beneficiario di un’altra operazione targata Diego Anemone per la compravendita di un immobile di pregio.
Redazione online