BASTEREBBE UNA SOLA COMPRESSA OGNI TRE MESI. Non utilizza ormoni. Interferisce con una proteina necessaria alla fecondazione. Ma gli esperti italiani sono perplessi: «Molte le verifiche che vanno ancora fatte»
Sono anni che si parla del «pillolo», il corrispettivo maschile del metodo anticoncezionale usato dalle donne di tutto il mondo. Questa sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) la volta buona: i ricercatori della Bar – Ilan University di Tel Aviv hanno messo a punto una molecola in grado di sopprimere la capacità fecondativa degli spermatozoi.
LA PILLOLA – A differenza di quella femminile, basata sulla combinazione di piccole quantità di ormoni (un estrogeno e un progestinico) che inibisce l’ ovulazione, la pillola per gli uomini studiata dall’equipe israeliana non ha alcuna componente ormonale. Si tratterebbe di una molecola in grado di neutralizzare una proteina contenuta nello sperma necessaria per la fecondazione. Questo nuovo metodo, pertanto, non andrebbe a inibire la produzione di spermatozoi, che raggiungerebbero comunque l’utero, ma si occuperebbe di neutralizzarne la capacità procreativa. L’uso del pillolo, secondo i suoi inventori, consentirebbe di evitare, al cento per cento, gravidanze indesiderate.
IL TEST – Al momento il farmaco è stato messo alla prova solo su topi da laboratorio che sono risultati sterilizzati, in maniera reversibile, da uno a tre mesi, a seconda del dosaggio. «I topi si comportano normalmente – ha dichiarato il professor Haim Breitbart – mangiano, hanno rapporti sessuali e non mostrano alcun cambiamento comportamentale». Nel mondo, altri esperimenti portati avanti da differenti equipe di ricercatori, e condotti su maschi utilizzando farmaci a carattere ormonale, hanno mostrato invece di avere effetti collaterali prevalentemente sull’umore e molti dei volontari hanno infatti lamentato sensazioni di tristezza, depressione e perdita dell’ appetito sessuale.
OSTACOLI CULTURALI – La pillola maschile, da quando è stata formulata solo come ipotesi, è sempre stata guardata con diffidenza da entrambi i sessi. Gli uomini ne temevano l’effetto «devirilizzante», mentre le donne erano spaventate dalla sbadataggine tipicamente maschile. Il farmaco messo a punto nei laboratori israeliani promette di sciogliere finalmente queste paure: ricordarsi di prendere una compressa al mese o al trimestre non richiede certo una memoria da elefante e la dichiarata assenza di compromissione della virilità dovrebbe rassicurare anche il più timoroso degli uomini. I test su volontari umani sono previsti per il prossimo anno.
IL PARERE DEGLI ESPERTI – Secondo il Professor Vincenzo Gentile, Presidente della Società Italiana di Andrologia, quella intrapresa dal team israeliano potrebbe essere la strada giusta, ma le perplessità non sono poche: «L’interazione tra lo spermatozoo e la membrana dell’ovocita è un processo molto complesso e sarebbe strano, anche se non impossibile, trovare un’unica proteina in grado di far saltare l’intero equilibrio». Per certi versi ancor più cauta la Mariacristina Meriggiola, responsabile dell’equipe dell’ospedale Sant’ Orsola di Bologna e molto impegnata su questo fronte: «Innanzitutto i topi non sono un buon modello per la spermatogenesi umana e sicuramente dopo i topi sarà necessario un ulteriore passaggio su altri mammiferi (le scimmie) prima di passare alla sperimentazione sugli esseri umani. Inoltre bisognerà appurare che la proteina eliminata non sia coinvolta in altri ruoli importanti». Meriggiola aggiunge comunque che si tratta di studi interessantissimi e che a questo tipo di approccio, che non coinvolge i dosaggi ormonali, si sta lavorando già da tempo: «La contraccezione del futuro sarà sicuramente di questo tipo, sia dalla parte dell’uomo che dalla parte della donna, senza alcuna alterazione degli equilibri ormonali».
Emanuela Di Pasqua