Il ministro al Decentramento e alla Sussidiarietà ha annunciato al processo Antonveneta la propria intenzione di dimettersi e ha chiesto il rito abbreviato. Berlusconi: “Decisione condivisa con me”.
MILANO – Dimissioni dal governo, rinuncia al legittimo impedimento e richiesta di rito abbreviato. Si concludono così, davanti al giudice monocratico di Milano Annamaria Gatto, i 17 giorni da ministro di Aldo Brancher. Ad annunciare la decisione di lasciare il dicastero del Decentramento della Sussidiarietà è stato lo stesso esponente del Pdl durante l’udienza del processo Antonveneta, che lo vede imputato di ricettazione e appropriazione indebita insieme alla moglie. «Comunico in questa sede la mia decisione irrevocabile di dimettermi dall’incarico di ministro», ha detto Brancher. «Ho condiviso la decisione di dimettersi da ministro» ha commentato a caldo Silvio Berlusconi. «Conosco e apprezzo ormai da molti anni Brancher e so – ha aggiunto il premier – con quanta passione e capacità avrebbe potuto ricoprire il ruolo che gli era stato affidato. La volontà di evitare il trascinarsi di polemiche ingiuste e strumentali dimostra ancora una volta la sua volontà di operare esclusivamente per il bene del Paese e non già per interessi personali» ha spiegato attraverso una nota il capo del governo. «Sono certo che superato questo momento – aggiunge Berlusconi – Brancher potrà, come sempre, offrire il suo fattivo contributo all’operato del governo e alla coalizione».
IL PRESSING DEL PREMIER – A spingere Brancher verso le dimissioni era stato lo stesso premier. Durante un vertice serale ad Arcore, il Cavaliere avrebbe convinto l’esponente Pdl della insostenibilità della situazione e dei rischi che l’immenente mozione di sfiducia avrebbe comportato sulla tenuta della maggioranza e nei rapporti con il Quirinale. La decisione di Brancher di lasciare l’incarico di governo dovrebbe a questo punto far allentare la tensione tra il presidente del Consiglio e Gianfranco Fini. E le parole di Italo Bocchino lo dimostrano. «Chapeau a Brancher. Con le sue dimissioni e la rinuncia al legittimo impedimento il ministro ha sgombrato il campo dagli equivoci e favorito la soluzione di uno dei problemi più spinosi interni al Pdl» ha detto il parlamentare vicino al presidente della Camera. «Ci fa piacere aver avuto ragione – ha aggiunto – difendendo in maniera pignola il principio di legalità che non può essere offuscato dal sospetto di una nomina vera a sottrarre l’imputato dal suo giudice naturale. Il primo atto del “ghe pensi mi” berlusconiano va incontro alle nostre richieste e siamo fiduciosi che lo stesso accadrà su intercettazioni, manovra e vita interna del Pdl».
RINUNCIA AL LEGITTIMO IMPEDIMENTO – Prima di annunciare davanti ai giudici le dimissioni da ministro, Brancher aveva rinunciato al legittimo impedimento, spiegando di aver fatto una scelta «nel rispetto della famiglia» e anche «perché finiscano le strumentalizzazioni e le speculazioni». È questo un passaggio delle dichiarazioni spontanee rese davanti al giudice della quinta sezione penale. Nel comunicare di aver rinunciato al legittimo impedimento, il ministro dimissionario ha detto anche: «Pensavo di dover privilegiare per un breve periodo gli obblighi verso il mio Paese ma siccome questa scelta è stata indebitamente strumentalizzata ho fatto diverse scelte: prima di tutto nel rispetto della mia famiglia e poi anche perchè finiscano le strumentalizzazioni e speculazioni». Poi ha confermato la rinuncia al legittimo impedimento già annunciata dai suoi legali, le dimissioni da ministro e la scelta del rito abbreviato incondizionato. Il processo è andato dunque avanti a porte chiuse. Dopo la richiesta dell’imputato di essere giudicato con rito abbreviato, il presidente della quinta sezione del tribunale ha fatto uscire i numerosi giornalisti che erano in aula per proseguire con l’udienza. Il processo a questo punto verrà celebrato allo stato degli atti, cioè in base alle carte del fascicolo processuale. In aula si è concordando il calendario. Secondo i programmi preannunciati, la sentenza dovrebbe arrivare entro fine mese. Poco dopo le 10, Brancher ha lasciato il tribunale di Milano. Uscito da una porta laterale, ha abbandonato l’aula senza incontrare i cronisti e quindi senza rilasciare dichiarazioni.
LE OPPOSIZIONI ESULTANO – Pd e Idv esultano per le dimissioni di Brancher e parlano di una vittoria delle opposizioni. «Le dimissioni del ministro Brancher dimostrano che quando l’opposizione prende una iniziativa politica al di là dei numeri e dei rapporti di forza in parlamento, può ottenere dei risultati importanti» ha detto Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera.
Redazione online