L’apparecchiatura è destinata alla Stazione spaziale internazionale. L’Ams da Ginevra a Cape Canaveral in compagnia dell’astronauta italiano Roberto Vittori
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L’Ams si prepara a lasciare Ginevra per Cape Canaveral. Poi sarà portato in orbita sulla Stazione spaziale internazionale (Ap) |
GINEVRA – Il cielo è ricco di misteri ma ce n’è uno che trasmette un brivido al solo pensiero. Esiste soltanto l’universo che vediamo, conosciamo e abitiamo, oppure ve ne sono altri come la fantascienza e le menti più sfrenate di alcuni astrofisici tacciati talvolta di eresia, hanno immaginato? Raccogliere indizi per tentare una risposta è, a dir poco, rocambolesco. «Ma oggi abbiamo un’unica opportunità per scoprirlo, ed è l’esperimento che ci apprestiamo a compiere sulla stazione spaziale internazionale con lo strumento Ams che abbiamo finalmente pronto e preparato qui al Cern di Ginevra», sottolinea il premio Nobel Samuel Ting alla guida della temeraria impresa. Proprio all’Alpha Magnetic Spectrometer (AMS) grande come un monolocale e pesante quasi otto tonnellate è stata assegnata la sfida di cercare traccia dell’antimateria di cui sarebbero costituiti universi paralleli al nostro. «Se il magnetometro catturerà qualche antinucleo di eliogli antimondi non saranno più una concezione fantastica», aggiunge Roberto Battiston dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e governatore, assieme a Ting, dell’operazione che da sola è già straordinaria perchè mette insieme 16 nazioni, 60 università e centri di ricerca, 600 fisici. Stimolati dall’affascinante idea, troviamo uniti (eccezionalmente) americani e cinesi, europei, coreani e messicani.
L’avventura nasce dalla spiegazione che gli scienziati hanno offerto dell’origine dell’universo. Al momento del Big Bang, il grande scoppio iniziale dal quale sono nate stelle, pianeti e noi stessi, esisteva materia e antimateria. Poi è successo qualcosa per cui è prevalsa la materia, ma dove sia finita l’antimateria nessun lo sa. Questa è formata dalle stesse particelle atomiche di cui anche il nostro corpo è composto; ognuna, però, ha una carica elettrica opposta. Se una è negativa, l’altra è positiva. Il guaio è che materia e antimateria non possono esistere insieme: anzi se vengono a contatto si distruggono reciprocamente. Che le antiparticelle esistano non è l’invenzione stravagante dei teorici e pure qui al Cern di Ginevra qualcuna di esse è stata ricreata artificialmente. «Per acchiappare l’antimateria nascosta nei raggi cosmici e lanciata da eventuali antigalassie bisogna però andare fuori dell’atmosfera terrestre – chiarisce Battiston – perché quando incontrano lo strato d’aria, interagendo si trasformano. Ecco perché abbiamo preparato da 15 anni l’esperimento con un potente magnete che imbriglia, separa e rivela le eventuali antiparticelle. E contemporaneamente cerchiamo di scovarne altre capaci di decifrare anche l’enigma della materia oscura».
Dopo il disastro dello shuttle Columbia nel 2003 la Nasa aveva cancellato la missione di Ams ma il nuovo amministratore nominato dal presidente Obama l’ha ripristinata dietro la spinta del Congresso. I fisici italiani sono in prima fila nell’ardua ricerca cosmica con una quota del 25 per cento dell’investimento complessivo di 150 milioni di euro (che sale a quasi due miliardi aggiungendo gli oneri di agenzie e istituti). «Una sessantina di scienziati dell’Infn – dice il suo vicepresidente Umberto Dosselli – sono mobilitati e l’Italia ha scelto un impegno tanto rilevante perché è una delle frontiere più entusiasmanti della ricerca». Scienziati e industrie italiane, attraverso l’agenzia spaziale Asi, hanno progettato e costruito parti di Ams come i rilevatori al silicio necessari per intrappolare le antiparticelle e frutto di una tecnologia d’avanguardia nella quale siamo al top. Ieri Ams è stato sistemato (con qualche inaspettata difficoltà: la sua confezione protettiva era troppo alta) su un grande aeroplano da trasporto militare C-5 Galaxy dell’aviazione militare americana per volare a Cape Canaveral. Qui verrà sistemato a bordo dello shuttle Endeavour che lo porterà sulla stazione spaziale nel febbraio del prossimo anno. Ad accompagnarlo a bordo ci sarà l’astronauta italiano Roberto Vittori.
Giovanni Caprara