Sakineh, giornalista ad ambasciatore iraniano: ma non vi vergognate? Lite e scontro a Unomattina
ROMA – Sakineh Mohammadi Ashtiani «è stata condannata per aver partecipato all’efferato omicidio del marito in concorso con altre persone» e se si fanno pressioni sull’Iran affinchè annulli la pena di morte comminata a Sakineh, «allora tutti i Paesi» responsabili di queste pressioni «dovrebbero liberare i propri detenuti». Parola dell’ambasciatore iraniano in Italia Seyed Mohammad Ali Hosseini, intervistato a ‘Unomattina Estatè da Pierluigi Diaco e Georgia Luzi, dopo la sospensione della condanna alla lapidazione inflitta alla donna per adulterio. «In Iran -ha affermato l’ambasciatore- vige la totale indipendenza del potere giudiziario da quello politico. L’esecuzione della sentenza è stata sospesa ed è in corso il riesame del processo».
E alla domanda di Diaco se come uomo non provasse vergogna di fronte alla possibilità di lapidare una donna, Hosseini ha parlato dell«’efferato omicidio» per cui Sakineh «è stata condannata».
Alle obiezioni del giornalista, che ha sottolineato che nelle democrazie occidentali le donne che commettono gravi reati vengono punite con il carcere, che ha una funzione riabilitativa, e non con la lapidazione, che lede e offende la dignità della persona, l’ambasciatore ha risposto che «se l’Iran deve annullare la pena di morte a Sakineh, condannata per un grave reato, allora tutti i Paesi che hanno fatto pressioni sulle autorità iraniane dovrebbero liberare i propri detenuti».