I COLPI PARTITI DA UNA ex unità della Guardia di finanza consegnata a Tripoli. La sparatoria non ha avuto conseguenze. Indagano il Viminale e la Procura di Agrigento
Il capitano del peschereccio, Gaspare Marrone (Ansa) |
LAMPEDUSA – A bordo della motovedetta libica che domenica sera ha sparato contro un peschereccio di Mazara del Vallo c’erano anche sei militari italiani della Guardia di Finanza. La notizia è stata diffusa dal Comando generale del Corpo, che ha corretto una precedente versione in cui si parlava solo di un ufficiale presente a bordo in qualità di osservatore. «Certamente vi era un militare della Guardia di Finanza e del personale tecnico delle Fiamme Gialle – aveva spiegato in precedenza il ministro degli Esteri Franco Frattini – come è stabilito dall’accordo originario italo-libico firmato nel 2007 dal governo Prodi e integrato da Maroni nel 2009. Ma il comando è degli ufficiali libici, i nostri uomini non hanno ovviamente preso parte all’operazione. Il comandante libico – ha aggiunto Frattini – ha ordinato di sparare in aria, poi invece è stata colpita l’imbarcazione. Oggi a seguito dell’azione della nostra ambasciata il comandante generale della guardia costiera libica ha espresso le sue scuse alle autorità italiane per l’accaduto».
LE INCHIESTE – L’imbarcazione dalla quale sono partiti i colpi è una delle sei, appartenenti alle Fiamme Gialle, che il governo italiano ha consegnato alla Libia (lo scorso anno le prime tre e le altre quest’anno) nell’ambito dell’accordo per contrastare l’immigrazione clandestina. Tutte e sei le motovedette battono bandiera libica e sono ora a tutti gli effetti mezzi navali del Paese nordafricano. L’accordo prevede che per un periodo i nostri militari svolgano sulle motovedette la funzione di osservatori e consulenti tecnici. Sulla vicenda del peschereccio mitragliato il ministro dell’Interno Maroni ha disposto l’apertura di un’inchiesta per accertare se emerga un’utilizzazione dei mezzi donati dall’Italia alla Libia non coerente con le previsioni del Trattato firmato nel 2007. Un’inchiesta è stata aperta anche dalla Procura di Agrigento e Tripoli ha fatto sapere che anche «le autorità libiche hanno nominato un comitato d’inchiesta sui motivi dell’incidente, un comitato aperto anche agli italiani che vi potranno partecipare».
LA SPARATORIA – Domenica sera, a largo delle coste libiche, l’Ariete, un peschereccio di Mazara del Vallo, è stato raggiunto da alcuni colpi di mitraglia sparati da una motovedetta libica che gli aveva intimato di fermarsi. La sparatoria non ha avuto conseguenze sull’equipaggio dell’Ariete, che è riuscito a evitare l’abbordaggio e ad allontanarsi. Il peschereccio ha proseguito la navigazione verso Lampedusa, dove è giunto alle 7,30. La guardia costiera ha avviato un’inchiesta per verificare le modalità del tentato abbordaggio e dell’attacco, se ci siano stati preavvisi da parte libica e il comportamento delle parti.
«PARLAVANO ITALIANO» – L’«Ariete», iscritto al compartimento marittimo di Mazara del Vallo, è un peschereccio d’altura di 32 metri con dieci uomini d’equipaggio, al comando del capitano Gaspare Marrone. Secondo quanto ha riferito quest’ultimo via radio alla Guardia costiera italiana, l’assalto sarebbe avvenuto a 31 miglia da Al Zawara, centro libico al confine con la Tunisia, all’interno del golfo della Sirte. Una zona che le autorità di Tripoli, nonostante le norme del diritto marittimo internazionale, continuano a considerare di propria esclusiva competenza. Marrone ha raccontato che l’intimazione a fermarsi è giunta da un uomo che parlava con un accento italiano impeccabile: «Ho il dubbio che vi potesse essere un italiano a bordo di quella motovedetta. Ci ha urlato “fermatevi o questi vi sparano”. Che motivo aveva di dire “questi”? Avrebbe detto piuttosto “fermi o vi spariamo”. E poi con quell’accento più italiano del mio», ha proseguito il capitano. I colpi di mitraglia hanno sforacchiato la fiancata dell’imbarcazione e un gommone utilizzato come tender. Secondo il comandante Vittorio Alessandro, del comando generale della Guardia costiera, ««l’equipaggio è stato molto fortunato».
REAZIONI POLITICHE – «Dopo la barbarie dei respingimenti nei confronti degli immigrati, adesso i libici sparano anche contro i pescatori italiani. Il governo venga in Parlamento a riferire sull’accaduto», dice il senatore del Pd Giuseppe Lumia. Anche l’Idv ha chiesto che il ministro degli Esteri Frattini intervenga in Parlamento.
PRECEDENTI – Il 10 giugno scorso le motovedette libiche avevano sequestrato tre pescherecci mazaresi, che erano stati rilasciati dopo tre giorni grazie all’intervento personale di Berlusconi.
Redazione online