IL PRESIDENTE DELLA CAMERA E LA CASA DI MONTECARLO. Palazzo Chigi: illazioni. Il finiano: documenti patacca prodotti da qualcuno vicino al premier, Valter Lavitola
Silvio Berlusconi (Emblema) |
ROMA – «Chi diffonde queste voci» è totalmente «irresponsabile». La nota ufficiale di Palazzo Chigi alza ulteriormente il livello dello scontro tra Pdl e Fli. Oggetti del contendere sono ancora la casa a Montecarlo, abitata dal cognato di Gianfranco Fini, e le accuse lanciate dal gruppo di Futuro e Libertà a proposito di presunte attività di dossieraggio sulla vicenda. Il comunicato del governo diffuso in mattinata ha aperto una nuova, lunga, giornata di tensioni tra il Popolo delle Libertà e i finiani. Alla nota del premier ha replicato Italo Bocchino, spingendosi a sostenere che dietro i dossier sulla Montecarlo ci sarebbe una persona vicina al premier. Citata, alla fine, durante la puntata di Annozero: «Valter Lavitola (direttore dell’Avanti, ndr) è uno degli uomini che ha lavorato alla patacca» ha detto in tv Bocchino.
IL COMUNICATO DI PALAZZO CHIGI – «Le illazioni, le voci e le congetture apparse su alcuni quotidiani – ha scritto Palazzo Chigi – sono assolutamente false, diffamatorie e destituite di ogni fondamento». «I Servizi nelle loro diverse articolazioni e la Guardia di Finanza – ha ricordato la nota – hanno già provveduto a smentire, non avendo mai svolto alcuna attività, né diretta né indiretta, né in Italia né all’estero, in relazione a queste voci. Di fronte alla gravità di queste insinuazioni la Presidenza del Consiglio non può non denunciare la totale irresponsabilità di chi diffonde voci siffatte solo per ragioni di polemica politica, ben sapendo che esse non hanno il minimo fondamento».
FLI– La replica di Futuro e Libertà non si è fatta attendere. «Palazzo Chigi – è la posizione espressa dal gruppo dei finiani con una nota diffusa in mattinata dal capogruppo Italo Bocchino – ha fatto benissimo a definire irresponsabili le illazioni (apparse per la prima volta su Il Giornale della famiglia Berlusconi il giorno 17 settembre a pagina 3) circa il coinvolgimento dei nostri servizi di Intelligence in operazioni di dossieraggio politico-scandalistico. Nessuno ha mai dubitato della lealtà istituzionale dei nostri apparati di sicurezza. Il problema semmai avere certezza che, come accaduto in passato, non ci siano azioni torbide, illegali, deviate che, come tali, non sono certo a conoscenza dei vertici. E questa certezza purtroppo non la può avere nessuno». Più tardi, a margine della conferenza stampa di presentazione del passaggio di Giampiero Catone a Fli, Bocchino passa al contrattacco: «Il dossier è stato prodotto ad arte da una persona molto vicina a Berlusconi che ha girato per il Sudamerica, di cui al momento opportuno saprete il nome». Quindi, in tv da Santoro, il finiano ha chiamato in causa Lavitola.
IL DIRETTORE DEL’AVANTI– «Valuterò se ci sono gli estremi per la querela» ha annunciato per tutta risposta il direttore dell’Avanti. «Ho appreso da poco queste stupidaggini. Mi viene da ridere. Come si può fabbricare un dossier del genere?» ha aggiunto Lavitola. «Io – ha spiegato – sono il direttore di Avanti. Sto facendo un’indagine giornalistica per capire chi c’è dietro le due società off shore. Mi hanno fregato – ha detto ancora – i colleghi di Santo Domingo che però mi hanno fornito un’altra opportunità, quella di capire se questo documento è vero o falso». «Se scoprissi che il documento è falso sarei il primo a dirlo» ha concluso.
FELTRI – Anche Vittorio Feltri, direttore del Giornale, difende dal canto suo il lavoro della sua redazione nell’inchiesta sulla casa a Montecarlo che ha coinvolto il presidente della Camera: «Noi – ha detto Feltri ai microfoni del Tg1 – non abbiamo mai avuto alcun dossier o chi ci ha fornito notizie. Abbiamo raccolto notizie e pubblicato una serie di particolari, rivolgendo una serie di domande a Fini da cui si è ben guardato di rispondere. Questa è un’inchiesta giornalistica con tutti i crismi. Parlare di dossieraggio significa arrampicarsi sugli specchi».
D’ALEMA – Sulla vicenda è intervenuto anche Massimo D’Alema: in una intervista che verrà pubblicata venerdì dall’Unità, il presidente del Copasir ha spiegato che «nessuno chiama in causa i Servizi segreti come tali, in quanto strutture». «Se possa esserci – ha aggiunto l’esponente del Pd – da parte di singoli, di gruppi che operano al di fuori di ambiti istituzionali una collaborazione a queste attività vergognose, ciò deve essere accertato, tenendo conto che il Copasir non è una commissione di inchiesta, non ne ha i poteri». «Ciò che abbiamo fatto e faremo – ha chiarito ancora D’Alema – è sollecitare costantemente chi ha la responsabilità di coordinare i Servizi – il DIS – ad esercitare i propri compiti istituzionali che comportano la vigilanza sull’operato degli apparati di intelligence affinchè sia eliminato anche solo il sospetto di attività al di fuori delle leggi. I cittadini – spiega D’Alema – devono essere garantiti del fatto che i Servizi agiscono al fine unico di tutelare la sicurezza della Repubblica. Continueremo con scrupolo ad esercitare il nostro compito».
IL DIS – In mattinata è stato diffuso anche un comunicato del Dis, il Dipartimento informazioni per la Sicurezza: «Non c’è nessuna iniziativa o attività dei servizi di intelligence, né in Italia, né all’estero, relativa “all’immobile di Montecarlo”, ovvero l’appartamento in boulevard Princesse Charlotte». «Il Dis, sulla base delle formali assicurazioni in tal senso ricevute dai Direttori dell’Aise e dell’Aisi – si legge ancora – ribadisce l’assoluta infondatezza di quanto pubblicato in ordine ad attività di qualsiasi natura attribuite ai servizi di informazione per la sicurezza».
FARE FUTURO – «Anche le comiche finali devono avere un limite: di decoro, d’intelligenza, di verità – scrive invece Ffwebmagazine, periodico online della Fondazione Farefuturo. – E invece non è finita. Perché non può essere ininfluente se qualcuno, un proprietario di un’azienda-partito, pretende di declinare il suo personalissimo concetto di democrazia. Una democrazia tutta particolare in cui c’è chi ordina e chi obbedisce, chi è intoccabile e chi è toccabilissimo. Chi ha diritti e chi no. E non è nemmeno ininfluente se la legge non è più uguale per tutti, se il garantismo vale a corrente alternata: garantisti con gli amici, giustizialisti con i nemici. Garantisti con i condannati per mafia, giustizialisti là dove non c’è l’ombra di un reato» conclude.
Redazione online