Tutti positivi i test tecnici con trivelle e capsule, il governo ha annunciato la partenza delle operazioni di recupero dei 33 uomini intrappolati da 66 giorni. Tra i familiari c’è attesa per sapere chi uscirà per primo
Il momento è arrivato. Domani a mezzanotte (le 5 di mercoledì in Italia) scatterà l’operazione di salvataggio, il tentativo di riportare in superficie i 33 uomini intrappolati da 66 giorni in fondo alla miniera di San Josè. A uscire per ultimo, sarà uno dei soccorritori cileni che si sarà calato fino alla profondità del deserto dell’Atacama. Mentre tra i familiari dei minatori al Campamento Esperanza cresce il nervosismo, durante le ultime ore i tecnici cileni hanno dato una serie di annunci sui progressi dell’operazione “San Lorenzo” (il protettore dei minatori) per il recupero dei 33: annunci tutti positivi, che confermano come, almeno finora, non ci sono stati intoppi rilevanti. A dare l’annuncio dell’ora del via libera è stato il ministro delle risorse minerarie, Laurence Golborne, il quale ha detto alla stampa che l’operazione inizierà “a partire dalle 00.00 di mercoledì”. Sia tra gli esperti del team guidato da Golborne sia tra i familiari uno dei temi chiave di queste ore è la lista con l’ordine dell’uscita dei 33, lista che – ha precisato il ministro della Sanità, Jaime Manalich – sarà comunicata ai mineros nelle prossime ore.
A uscire per ultimo sarà comunque il capoturno Luiz Urzua, immediatamente preceduto – probabilmente con il numero 31 e 32 – da Pedro Cortez e Ariel Ticona, ritenuti dai tecnici tra i migliori per poter mantenere lungo tutta l’operazione i contatti con la base in superficie. Dopo di loro torneranno in superficie i soccorritori. Forse il primo a vedere la luce sarà Mario Sepulveda, mentre nel secondo gruppo, tra quelli definiti “labili” dai responsabili dell’operazione (con i numeri dal 6 al 16) ci saranno Jos Ojeda, malato di diabete, Jorge Galleguillos, iperteso, e il 63enne Mario Gomez, malato di silicosi e il piú anziano del gruppo. Tra quelli definiti i piú forti dagli esperti, ci dovrebbe essere Carlos Mamani, l’unico straniero (boliviano) del gruppo, che sarà accolto dal presidente della Bolivia Evo Morales il quale assisterà al salvataggio insieme al capo dello Stato cileno Sebastian Pinera, che sarà domani mattina in miniera.
A Esperanza i familiari raccontano che i mineros sono felici per l’avvicinarsi dell’ora X, anche se non nascondono i loro timori: la domanda chiave è soprattutto chi sarà il primo a voler salire sul gabbiotto preparato dai tecnici della marina cilena, con la collaborazione della Nato. Tra ieri e domenica da San Josè c’è comunque stata una lunga serie di buone notizie, mentre nel pomeriggio i familiari hanno salutato con applausi ed emozione la partenza da San Josè della T-130D, la trivella che è già entrata nella storia di questa vicenda, visto che dopo giorni di lavoro è riuscita a perforare la terra nel punto e nella profondità giusti. Tra le novità di oggi, l’intubamento di 56 metri dei 622 metri di lunghezza del pozzo, mentre in un primo test la capsula “Fenix” è stata calata con successo fino a quota meno 610 metri.
“La capsula non ha nemmeno dondolato”, ha sottolineato Golborne. A conferma che il test è andato bene c’è anche il fatto che durante la prova “non è caduta polvere: la capsula si è adattata molto bene al tunnel, inclusa la parte non rivestita con i tubi”. I tecnici, che hanno a disposizione tre capsule (una delle quali più piccola delle altre) hanno oggi proceduto alla sistemazione di una struttura fatta in Austria per l’isaggio della capsula. Anche i minatori sono in queste ore impegnati nei lavori, in quanto stanno costruendo una piattaforma dove la capsula verrà posata quando arriverà al punto in cui si trova il gruppo dei 33: una sorta di rampa di lancio che li porterà verso la liberazione.