Il Ros: i due in società fino al 2007. L’aiuto del coordinatore Pdl per i lavori in Abruzzo
L’AQUILA – Il coordinatore del Pdl Denis Verdini «ha avuto rapporti societari con l’imprenditore Riccardo Fusi fino alla fine di giugno 2007» e lo ha raccomandato facendogli ottenere quattro appalti per la ricostruzione del dopo terremoto a L’Aquila. Dunque «ha mentito quando ha sostenuto di fronte ai pubblici ministeri di Firenze che questi rapporti erano terminati nel 1995-1996». È quanto emerge dall’informativa del Ros consegnata ai vertici della Procura abruzzese che indaga sui lavori assegnati dopo il sisma del 6 aprile 2009. Un duro atto d’accusa che ha convinto il procuratore Alfredo Rossini a convocarli entrambi per il 18 ottobre. Nell’avviso a comparire viene specificato che Verdini e Fusi dovranno essere ascoltati come indagati di «abuso d’ufficio in concorso con Ettore Barattelli, il presidente del Consorzio Federico II», del quale fa parte appunto la “Btp” di Fusi. Verdini, in particolare, è sospettato di aver «abusato della sua funzione di membro della Camera dei deputati».
Con la notifica del provvedimento, l’inchiesta entra dunque in una fase cruciale e si concentra sulle procedure di aggiudicazione. Anche perché fu lo stesso Verdini a sottolineare durante il suo interrogatorio del 15 febbraio scorso: «Ho accompagnato Fusi insieme al presidente della Banca dell’Aquila e ad un consorzio dal dottor Letta per raccomandargli la possibilità di lavorare: questo è avvenuto… Siccome Letta è dell’Aquila ed era molto interessato alle cose, io ho accompagnato loro da Letta. C’è stata una riunione però sulla questione dei lavori Letta già lì rispose: “Parlerò, vedrò, però c’è questa tendenza alla ricostruzione, attraverso la Protezione Civile”».
Appalti e subappalti per 21 milioni di euro
Gli accertamenti vengono avviati nella primavera scorsa, quando i magistrati toscani che indagano sugli appalti dei «Grandi Eventi» trasmettono ai colleghi dell’Aquila copia delle intercettazioni telefoniche nelle quali si parla degli affari da concludere in Abruzzo. Si decide così di concentrarsi sulle commesse ottenute dal Federico II, associazione d’imprese che fu creata dopo una riunione avvenuta il 12 maggio a Palazzo Chigi e presieduta da Gianni Letta. Il primo ad essere interrogato è proprio Barattelli che si presenta dai pubblici ministeri temendo di finire sotto inchiesta e ammette: «Sapevamo che la Btp aveva appoggi politici e per questo chiedemmo di poter lavorare con loro». Numerosi altri testimoni vengono convocati e intanto si acquisisce la documentazione che riguarda le gare già concluse, quelle in via di definizione e i lavori concessi a trattativa privata. I carabinieri entrano più volte nelle sedi delle amministrazioni locali e della Protezione civile, sequestrano bandi, lettere d’incarico, successivi contratti. Il 20 settembre scorso consegnano la relazione conclusiva che traccia la storia dei quattro appalti per oltre 21 milioni di euro che sarebbero stati ottenuti proprio grazie all’interessamento di Verdini. Ed evidenziano come le «commesse» siano state spartite sempre tra le stesse imprese.
Si legge nell’informativa: «Il Consorzio Federico II ha ottenuto i seguenti appalti: 1) dal Dipartimento della Protezione civile i lavori a L’Aquila di rifacimento della scuola Carducci (Musp) con appalto all’associazione temporanea d’imprese “Btp spa”, “Vittorini Emidio Costruzioni” (mandanti) e “Cmp, Costruzioni Metalliche Prefabbricate” (mandataria) solo per offerta economicamente più vantaggiosa, lavori subappaltati alla “Marinelli ed Equizi srl” e alla “F.lli Ettore e Carlo Barattelli” per un importo di 6 milioni e 843 mila euro; 2) dal Provveditorato alle Opere Pubbliche per il Lazio, Abruzzo e Sardegna quelli di ammodernamento della caserma Campomizzi con appalto alla consorziata “Marinelli ed Equizi srl” solo per offerta economicamente più vantaggiosa, lavori subappaltati alla “Barattelli” per un importo complessivo di 11 milioni e 235 mila euro; 3) dal Comune de L’Aquila con affidamento diretto al Consorzio Federico II quelli di puntellamento del centro storico per un importo liquidato di 428.957 euro più 528.958 euro, ordinativi dirigenziali comunali parzialmente revocati per inadempimento del Consorzio; 4) con contratto privato dalla Cassa di Risparmio dell’Aquila di cui è consigliere del consiglio d’amministrazione Ettore Barattelli al Consorzio quelli di contenimento dei danni delle sedi dell’istituto di credito site in corso Vittorio Emanuele II e nel palazzo Farinosi-Branconi per un importo di 2 milioni di euro, con contributo statale del 50% per la seconda sede in quanto palazzo sottoposto a vincolo della Sovrintendenza per i beni artistici – contratto risolto l’11 agosto 2010 per i lavori non ancora eseguiti».
L’intreccio di società con mogli e sorelle
I magistrati dispongono dunque nuovi controlli per scoprire come mai Verdini fosse così interessato a far lavorare Fusi che, come risulta dall’analisi della sua situazione finanziaria e patrimoniale, «è esposto, anche con le società satelliti, per centinaia di milioni». Secondo le verifiche compiute dai carabinieri ed elencate in un’informativa trasmessa ai pubblici ministeri dell’Aquila il 25 settembre scorso, i due sono stati soci «fino al 2007 e a ciò deve aggiungersi l’enorme prestito non garantito di 26 milioni e 600 mila euro che Verdini ha fatto a Fusi con il suo Credito Cooperativo Fiorentino, come emerge dalla relazione della Banca d’Italia a seguito dell’ispezione». Il sospetto, dunque è che lo abbia «raccomandato» per interesse personale. Così nella relazione vengono ricostruiti i recenti legami d’affari tra i due: «Il 28 febbraio 2005 si costituisce la “Parved spa” che al 98 per cento è di Verdini che versa quattro milioni e 900 mila euro su 5 milioni di capitale sociale, con sede a Firenze in via Alfieri 5 dove hanno sede molte società di Fusi. Il 4 aprile 2005 la Parved acquista il 20-25 per cento della “Porta Elisa srl” per 20.000 euro che per il resto del capitale in parti quasi uguali è di proprietà di Roberto Ballerini, Davide Bartolomei (socio di Fusi) e Stefania Cecconi, moglie di Fusi. Il 28 novembre 2006 la “Parved” cambia denominazione in “Parfu spa” mantenendo lo stesso codice fiscale. Presidente diventa Riccardo Fusi e all’atto notarile è presente anche sua sorella Milva: è verosimilmente in tale occasione che Verdini cede la sua società ai due Fusi. Il 27 giugno 2007 la “Porta Elisa” viene posta in liquidazione».
Gli accertamenti si sono concentrati anche sulle intercettazioni telefoniche nelle quali lo stesso Fusi spiega a Piero Italo Biagini, direttore del Credito Cooperativo Fiorentino, di poter offrire come garanzia per prestiti preliminari per la compravendita di immobili di società a lui collegate e atti d’acquisto di azioni da parte di società del suo gruppo. La relazione della Banca d’Italia sull’ispezione compiuta presso la banca aveva accertato che si trattava di documenti fittizi, così come le polizze fideiussorie che aveva depositato. I carabinieri hanno adesso verificato che lo stesso meccanismo è stato utilizzato dall’imprenditore anche con la Banca Nazionale del Lavoro, la Md Banca di Milano e altri istituti di credito».
Fiorenza Sarzanini