L’Università di Siena Dopo il buco nel bilancio. Travolto dalle indagini, lo storico ateneo è senza direttore amministrativo, pro rettore e dirigenti amministrativi. A rischio gli stipendi di circa 2500 persone
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SIENA – Nei corridoi dell’antico palazzo di via Banchi di Sotto 55, a due passi da Piazza del Campo, la buona o la cattiva novella potrebbero arrivare da un momento all’altro. Certamente prima di lunedì, giorno della nomina con decreto ministeriale del professor Angelo Riccaboni, economista, a nuovo magnifico rettore. Si aspetta con ansia, nel glorioso ateneo toscano travolto da debiti e ipotesi di irregolarità elettorali, e intanto ci si interroga sull’amletico problema dell’essere e non essere commissariati. Ipotesi per niente remota visto che, dopo un’esternazione del ministro Mariastella Gelmini che ha bollato come «irresponsabile e inaccettabile» il dissesto finanziario dell’università senese, ieri l’arrivo del commissario lo ha chiesto ufficialmente il vice presidente dei senatori del Pdl, Gaetano Quagliariello.
IL MODELLO TOSCANO – Ipotesi bollata come «agghiacciante» da Luigi Berlinguer, che prima di diventare il ministro della riforma universitaria, a Siena è stato rettore. È soprattutto l’artefice del grande sviluppo degli anni Ottanta dell’ateneo diventato lustro, insieme a Siena e al suo tessuto sociale e finanziario, di un modello toscano politicamente orientato a sinistra. «Ecco perché, al di là delle inchieste giudiziarie, la battaglia sul commissariamento dell’ateneo avrebbe una grande valenza politica», spiega Marco Iacoboni, responsabile della Cgil all’interno dell’università. «E significherebbe un attacco al modello dell’autonomia voluto da Berlinguer da chi vuole dare un impulso al processo di privatizzazione degli atenei».
IRREGOLARITA’ – Le inchieste però ci sono. E pesano come macigni. La prima, (27 indagati tra i quali l’ex rettore Piero Tosi e il rettore uscente Silvano Focardi) riguarda un buco di bilancio spaventoso, 270 milioni di euro, in parte ripianato con manovre da “lacrime e sangue” e la vendita di gioielli di famiglia, tra questi l’ospedale delle Scotte alla Regione Toscana per 108 milioni e un palazzo a un istituto previdenziale al quale non erano stati versati i contributi. Una seconda indagine, ancora tutta da chiarire, è stata aperta su presunte irregolarità nell’elezione del nuovo rettore. Ci sono quattro persone iscritte nel registro degli indagati per falso in atto pubblico e i magistrati stanno indagando su assenze dei verbali delle votazioni, la mancata identificazione degli elettori, l’inserimento tra gli elettori di personale che non aveva diritto al voto.
STRUMENTALIZZAZIONI – «Noi abbiamo grande rispetto della magistratura», dice Angelo Riccaboni, il nuovo rettore che salvo commissariamento dovrebbe entrare in carica lunedì, «Però non ci piacciono le strumentalizzazioni. Le indagini sono all’inizio e dunque, tutto deve essere ancora accertato. Il commissariamento non sarebbe una soluzione. La cosa migliore è invece far lavorare immediatamente chi è stato eletto democraticamente». Non c’è solo il problema rettore a Siena. Già oggi mancano direttore amministrativo (c’è solo un reggente), pro rettore e tutti i dirigenti amministrativi. «Se a questo dovessimo aggiungere il commissario», spiega ancora Iacoboni, «il risultato sarebbe un totale immobilismo politico e amministrativo». La «guerra del commissariamento» avrebbe anche gravissime ripercussioni sul diritto allo stipendio e al lavoro di circa 2500 persone (1200 tecnici amministrativi, 1069 docenti e precari vari), dicono i sindacati.
LA SOLUZIONE DECANO – Il ministero, però, avrebbe allo studio anche una seconda opzione: rinunciare all’ipotesi più radicale, quella del commissario, e puntare alla “soluzione decano”. Da Roma pare siano arrivate richieste in tal senso e sarebbe stato individuato il professor Paul Corner, il docente più anziano, come possibile reggente pro tempore in attesa di chiarimenti giudiziari e amministrativi sulle controverse elezioni. Luigi Berlinguer, l’ex rettore e l’ex ministro, intanto guarda esterrefatto e con preoccupazione la “sua” università. «Spero che il commissario non arrivi mai a Siena», dice. «Il mondo accademico non si può trattare come un qualsiasi ente locale, l’università non vive di commissariamento, non si può lasciare senza una guida eletta democraticamente, aumenterebbe solo il marasma». Sul buco milionario Berlinguer, che è stato anche membro del Csm, dice che sarà la magistratura a chiarire le cose. Anche se lui, da ex rettore, non si capacita: «Quando ho saputo sono rimasto stupefatto».
Marco Gasperetti