Il presidente della Camera chiude la convention di Futuro e Libertà: “Questo è il governo del fare finta. Il patto di legislatura è qualcosa in più del compitino dei 5 punti che i scolaretti devono votare altrimenti è lesa maestà”.
Berlusconi si dimetta e apra la crisi – “Berlusconi deve mostrare il coraggio politico che ha già dimostrato. Lui deve dare un colpo d’ala, prendere la decisione di rassegnare le dimissioni, salire al Colle, dichiarare che la crisi è aperta di fatto e arrivare a una fase in cui si ridiscuta l’agenda, il programma, si verifichi la natura della coalizione e la composizione del governo”.
E’ il giorno del presidente della Camera Gianfranco Fini che, dal palco della convention di Bastia Umbra, ha parlato come leader di Fli del futuro di governo e maggioranza di centrodestra. “Nessun traguardo ci è precluso” aveva già dichiarato sabato nel discorso di apertura dei lavori. Concetto, questo, che è tornato a ribadire in un lungo discorso programmatico che ha tracciato le linee guida del partito che conta già 37 deputati e oltre 6mila sostenitori.
L’ultimatum – Se vuole rilanciare il patto di legislatura, senza limitarsi al “compitino” dei 5 punti, Silvio Berlusconi si deve dimettere. Non usa mezzi termini il leader di Futuro e Libertà e lancia l’ultimatum al governo. “Se non ci sarà un colpo d’ala da parte di Berlusconi e continuerà a dare ascolto ai cattivi consiglieri, è evidente che Ronchi, Urso, Menia e Bonfiglio non rimarranno un minuto in più nel governo”. Perché, sostiene il presidente della Camera, “il problema per noi non è il gioco del cerino o di chi stacca la spina, perché è chiaro che se continuiamo con le furbizie e i tatticismi la spina la staccheranno gli italiani che sono stanchi di un governo che non governa”.
Questo è il governo del fare finta che va tutto bene – Da subito Fini manifesta il “desiderio di voltare pagina” rispetto a un “governo che più che del fare sembra del ‘fare finta”‘, rilevando che l’Italia “non è il Paese dei balocchi che descrive Berlusconi”. Il presidente della Camera rivendica che Futuro e Libertà è “politicamente determinante per le sorti del governo e ancor di più per l’avvenire della nostra patria”, che “aveva nostalgia di una politica diversa, pulita, fatta nel nome di valori e di ideali”. Ribadisce che Fli “non è contro il Pdl né contro Berlusconi, ma ha semplicemente un progetto più ambizioso: noi siamo oltre il Pdl e oltre Berlusconi”. “Quella pagina si è chiusa o si sta chiudendo perché non è stata capace di incarnare desideri e progetti. La grande rivoluzione liberale non si è mai realizzata se non in minima parte”.
La Lega si disinteressa di ciò che succede dal Po in giù – Dal palco di Bastia Umbra il presidente della Camera attacca senza mezzi termini la Lega, che accusa di detenere la ‘golden share’ del governo. “Non c’è in nessuna parte dell’Europa, e lo dico a ragion veduta – dice – un movimento politico come il Pdl che sui diritti civili è così arretrato culturalmente a rimorchio, anche qui, della peggior cultura leghista”. Carroccio che, a parere di Fini, controlla il ministro Tremonti che usa “i fondi Fas come un bancomat”.
I finiani al governo rimettono il loro mandato – “Caro Gianfranco ti dico che il mio mandato di ministro è nelle tue mani per costruire l’Italia del domani”. Lo ha detto il ministro delle Politiche europee Andrea Ronchi concludendo il suo intervento alla convention di Fli, in cui ha difeso l’attività dell’esecutivo ma ha anche aggiunto che ora è subentrata “l’inerzia e una certa stanchezza. Mentre il governo non può vivacchiare per l’Italia non lo tollera”. Subito dopo Adolfo Urso ha detto che tutti gli Fli membri del governo (Antonio Buonfiglio, Adolfo Urso e Roberto Menia) rimettono il loro mandato nelle mani del leader.
Le reazioni all’intervento di Fini. Bersani: «A furia di passarselo, il cerino si spegne» Il segretario Pd: «la crisi del centrodestra è conclamata». Matteoli: «Escluso le dimissioni di Berlusconi»
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ROMA – Poco dopo che Gianfranco Fini lasciava lo spazio di Umbria Fiere, dove si è conclusa la convention di Futuro e libertà, sono iniziate ad arrivare le reazioni al suo intervento.
BERSANI: «RISPOSTA ILLUSORIA» – «Un intervento molto lungo che si può riassumere in poche parole: la crisi del centrodestra è conclamata ma risposta è illusoria». Secondo il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani «noi diciamo da mesi che c’è una crisi irrecuperabile nel centrodestra, a furia di passarsi cerino, il cerino si sta spegnendo. Cercare risposte nel perimetro del centrodestra, magari cercando un allargamento, è del tutto illusorio, bisogna aprire una fase nuova. E’ sempre una questione di cerino – ha insistito Bersani – ma la risposta è illusoria. Mi è piaciuto che Fini abbia ammesso che c’è una crisi ma le proposte per andare avanti non mi sono parse sufficienti».
BONDI E CICCHITTO: «RESPONSABILITA’ GRAVISSIMA» – «Il discorso pronunciato da Fini getta alle ortiche con una spregiudicatezza imbarazzante un impegno comune di quasi vent’anni, liquida una parte cospicua del patrimonio della destra italiana, tenta di distruggere alcuni punti fondamentali dell’impianto riformista del governo e risponde con la richiesta di una crisi al buio alla prospettiva positiva indicata dal presidente berlusconi». È quanto dichiarano in una nota congiunta il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, e il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto. «In questo modo Fini si è assunto una responsabilità gravissima di fronte al paese e di fronte agli elettori di centrodestra. Il governo – concludono – tuttavia deve tenere fermo il suo impegno nell’interesse del Paese».
MATTEOLI: «DIMISSIONI ESCLUSE» – «Non è un percorso possibile che Berlusconi possa dare le dimissioni. Lo escludo». Altero Matteoli non vede nessuna possibilità che il premier possa fare quello che gli chiede Gianfranco Fini, cioè aprire formalmente la crisi. «Il discorso di Fini è stato una critica a tutto. E allora, se è una critica a tutto perché aprire una crisi e rifare un altro governo con Berlusconi? Non credo a questa ipotesi, c’è qualcosa che non quadra» spiega Matteoli. Quanto ai temi sollevati dal presidente della Camera, Matteoli è più morbido: «Sulle questioni c’è spazio per un accordo, se vuole appoggiare il governo Berlusconi lo può fare sui temi. E allora -insiste Matteoli- perché chiede l’apertura della crisi?».