Bergamo Le studentesse uccise nel tamponamento a catena. Un guidatore era ubriaco. Carrera, indagato per omicidio colposo, si difende: «Era buio, non ho visto nulla»
MILANO – Nadia è viva per un soffio. La Mercedes R di Massimo Carrera, ex giocatore di Atalanta e Juventus, le è passata su un piede proprio mentre qualcuno la stava trascinando fuori dalla Ford Ka finita in mezzo alla carreggiata. Un attimo prima Nadia aveva sentito le voci delle amiche in viaggio con lei, Chiara e Patrizia: erano ferite, ma non sembravano gravi. Ancora un po’ di pazienza e chi stava aiutandola avrebbe fatto lo stesso anche con loro. All’improvviso lo schianto. La Mercedes di Carrera è sbucata dal buio ed è piombata sulla Ka, sulle vite di Chiara e Patrizia e fra gli automobilisti che le stavano soccorrendo.
«Mi sono accorto di quell’auto solo quando mi ci sono scontrato» ha giurato lui agli agenti della polizia stradale di Seriate (Bergamo) che hanno annotato la sua versione nel verbale. «Era buio e non c’era nessuna segnalazione dell’incidente. Io avevo in macchina mia moglie e quattro ragazzine quindicenni fra le quali mia figlia. Non andavo forte ma non ho potuto fare niente lo stesso per evitare quella macchina in mezzo alla strada. Me la sono ritrovata davanti tutt’a un tratto, era a fari spenti…». Carrera, 46 anni, attuale coordinatore tecnico del settore giovanile della Juventus, si dice «distrutto», «devastato», dice che «mi tengono in piedi i nervi», ripete che andava «piano». Bianco come un cencio e tremante, («praticamente in stato confusionale» per dirla con le parole degli agenti) ha spiegato mille volte di non aver visto «niente fino all’ultimo istante». E mentre lui raccontava di quella manciata di secondi, una delle due ragazze stava morendo in ospedale, l’altra era già morta fra i resti accartocciati della Ka. La moglie di Carrera è la più grave degli undici feriti: un taglio alla mano destra le è costato l’amputazione di parte di tre dita, ne avrà per trenta giorni.
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Il luogo dell’incidente |
L’ex calciatore ora è indagato per omicidio colposo e lo sono anche i due automobilisti che prima di lui si erano scontrati con l’auto delle ragazze: un vicentino di 38 anni alla guida di una Fiat Punto e un uomo al volante di una Mercedes ML. È stata avviata un’inchiesta e stavolta, caso rarissimo, i magistrati potranno contare su indizi certi. Le rilevazioni del Tutor per il controllo della velocità, per esempio, e una videocamera della Società autostrade che ha ripreso tutto. Erano le 3.30 della notte di Capodanno, autostrada Milano-Bergamo all’altezza di Dalmine. Si vede il primo schianto (la Punto che tampona la Ka durante un sorpasso), il secondo (la Ka tamponata che viene urtata dalla prima Mercedes) e infine il terzo (la Mercedes di Carrera che centra la fiancata della Ka, a quel punto messa di traverso in mezzo alla strada, con un impatto violentissimo). Tale è stato l’urto che il motore e il cambio della Ka sono finiti a una decina di metri di distanza. Il filmato mostra l’auto di Carrera che punta dritto sulla Ka senza nemmeno un accenno di frenata, non si vede il rosso degli stop accendersi nel buio. La domanda è: come ha potuto l’ex calciatore non accorgersi di niente «fino all’ultimo istante»? C’erano frecce e luci accese di più vetture: quelle degli automobilisti di passaggio che hanno provato a soccorrere le ragazze incastrate nell’auto. Com’è possibile non aver notato nemmeno uno di quei fari?
Gli alcoltest diranno se qualcuno dei tre indagati aveva alzato il gomito. I pre-test – indicativi ma non validi legalmente perché non affidabili quanto gli esami del sangue – hanno svelato che il conducente della Punto aveva un tasso alcolico di 1.40 (la legge consente un massimo di 0.50) mentre l’automobilista della Mercedes ML era sotto i limiti (0.39). La conferma o meno di entrambi i valori arriverà con l’esito delle analisi del sangue, indispensabili anche per conoscere il tasso alcolemico di Massimo Carrera che invece non sarebbe stato sottoposto a nessun pre-test.
Di tutto questo oggi non importa nulla alle famiglie di Chiara Varani e Patrizia Paninforni (studentesse universitarie della provincia di Bergamo). Oggi è il giorno dei funerali, c’è posto soltanto per le lacrime e per un dolore inconsolabile.
Giusi Fasano