Roma, conclusa la requisitoria. L’uomo imputato dell’omicidio della Cesaroni avvenuto il 7 agosto 1990 nell’ufficio dove lavorava. L’accusa: c’è anche l’aggravante della crudeltà
ROMA – Sì è conclusa con la richiesta dell’ergastolo per l’ex fidanzato di Simonetta Cesaroni, Raniero Busco, la requisitoria del pm al processo di via Poma. Il magistrato Ilaria Calò ha chiesto dunque il massimo della pena ritenendo valide le prove a carico di Busco, accusato dell’omicidio avvenuto il 7 agosto di 21 anni fa nella Capitale. Il processo è in corso davanti alla III Corte d’assise da undici mesi; la sentenza è attesa per il prossimo 21 gennaio.
L’ACCUSA – «Nessun dubbio sulla responsabilità di Raniero Busco per la morte di Simonetta Cesaroni; ma nessun dubbio anche sull’esistenza dell’aggravante della crudeltà»: queste le parole del pm Calò per concludere la sua requisitoria. Con riferimento all’esistenza dell’aggravante della crudeltà (cosa che ha portato alla richiesta della condanna al carcere a vita), il pm è stato chiaro: «Per uccidere Simonetta – ha detto – bastavano tre delle lesioni che sono state provocate, quelle al cuore, al polmone e all’aorta; tutte le altre, nel resto del corpo, sono crudeltà».
INNOCENZA PROCLAMATA – L’imputato Raniero Busco, che nelle numerose udienze degli scorsi mesi ha sempre seguito il dibattimento e proclamato a più riprese la sua innocenza, non era in aula venerdì 7 gennaio per seguire la seconda parte della requisitoria del pubblico ministero a causa di un’influenza. Era invece presente la moglie di Busco Roberta Milletarì che ha detto: «Chi ha commesso questo omicidio, ormai l’ha fatta franca, non si è voluto cercare nella direzione giusta». Prima della pausa di Natale la rappresentante dell’accusa aveva parlato per 4 ore con l’obiettivo di dimostrare la colpevolezza dell’uomo che all’epoca del delitto era fidanzato con la Cesaroni.
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Il pm Ilaria Calò in aula (foto Ansa) |
29 COLPI DI TAGLIACARTE – Simonetta fu assassinata il 7 agosto 1990 con 29 colpi di tagliacarte nell’ufficio dove lavorava, in via Poma, zona Prati. La richiesta di una pena severa ai giudici togati e popolari era scontata. Dato che il capo d’accusa è omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, Busco rischia dai 24 anni di carcere all’ergastolo. É anche vero però che il difensore e gli avvocati di parte civile devono ancora parlare. Toccherà a loro a partire dall’udienza successiva, quella del 14 gennaio.
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L’imputato Raniero Busco al processo per l’omicidio di via Poma (foto Proto) |
INCERTEZZE NEL CASO – L’avvocato di Busco, in particolare, dovrebbe puntare sulle numerose incertezze emerse nel dibattimento, anche in relazione al segno del morso sul seno di Simonetta, che il pm ritiene «perfettamente» sovrapponibile all’arcata dentaria di Busco mentre tecnicamente si può parlare anche, soltanto, di «compatibilità». E dopo le arringhe gli avvocati, il 21 gennaio, per Busco sarà l’ora della verità: i giudici entreranno in camera di consiglio per una decisione storica, comunque vada a finire.
Redazione online