L’intesa del 23 dicembre era stata siglata da tutte le sigle sindacali, tranne la Fiom. La leader Cgil: «Se le fabbriche vengono trasformate in caserme, è un vulnus per la democrazia»
TORINO – «Comunque vadano le cose, nella fabbrica ci torneremo», è l’indicazione del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che ha confermato l’impegno da parte anche della Fiom a rientrare nella Fiat di Mirafiori anche nel caso di sconfitta al referendum tra i lavoratori sull’accordo sottoscritto lo scorso 23 dicembre da diverse sigle sindacali ma non dalla Fiom, i metalmeccanici della Cgil. I primi a votare al referendum saranno gli operai del turno delle 22. «È l’impostazione della vertenza che rende tutto incredibile. L’idea che bisogna trasformare le fabbriche in caserme è un vulnus alla democrazia», ha aggiunto il segretario della Cgil.
IL VOTO – Le urne resteranno aperte fino al pomeriggio di venerdì e in serata si conosceranno i risultati. Gli operai sono chiamati a dire la loro sul piano che prevede aumenti lordi per 3.700 euro all’anno, ma in cambio di nuove turnazioni che prevedono più notturni e più straordinari. La Fiom contesta tra l’altro le nuove norme sui permessi malattia e l’abolizione delle pause. Nelle ultime settimane il fronte del no guidato dalla Fiom e quello del sì capitanato dalle altre sigle sindacali e dalla Fiat, che mercoledì mattina ha indetto assemblee per spiegare i contenuti dell’accordo, si sono fronteggiati a colpi di volantini cercando di convincere i lavoratori a sostenere le rispettive posizioni.
CAMUSSO – A chi le ha fatto osservare come quella di giovedì potrebbe essere l’ultima assemblea della Fiom a Mirafiori, Camusso ha replicato che «la Fiom esiste da 110 anni. È una grande organizzazione con migliaia di iscritti e non può venir cancellata così. Evitiamo di attribuire all’amministratore delegato della Fiat il potere di cancellare la storia e le tradizioni del nostro Paese. Vorrei non partecipare al terno al lotto sul referendum: commenti ne faremo il giorno dopo il voto. Il progetto di Fiat non va bene perché cancella la rappresentanza dei lavoratori. Noi non vogliamo che la fabbrica venga sostituita da una caserma autoritaria»». Camusso poi è tornata a polemizzare con le dichiarazioni di mercoledì di Berlusconi: «Il presidente del Consiglio fa spettacolo e ha abdicato al suo mestiere».
FIOM – «Abbiamo tanti modi per stare dentro alla fabbrica anche se qualcuno pensa di vietare la nostra attività sindacale», ha detto il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Airaudo, al termine dell’assemblea degli operari a Mirafiori replicando alle dichiarazioni di Camusso. Ariaudo dice ancora no alla «firma tecnica» all’accordo con la Fiat, come ipotizzato da Camusso, o «l’adesione critica» che consentirebbe alla Fiom di eleggere delegati sindacali, visto che l’intesa prevede che possano presentare delegati solo i sindacati firmatari dell’accordo. «Non è possibile rientrare con la firma tecnica perché il rapporto con i lavoratori si basa sul consenso che abbiamo anche in base al fatto che diciamo no a quell’accordo. Stiamo facendo iscritti anche in queste ore», ha concluso Ariaudo.
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