E Google si allea con twitter e “buca” la censura sul web. Discorso alla nazione del presidente. Non si ripresenterà alle presidenziali di settembre. Ma non lascia il potere
«Non mi candiderò alle prossime elezioni». La giornata di protesta si conclude con l’atteso discorso alla nazione in diretta sulla televisione egiziana di Hosni Mubarak. Il presidente egiziano risponde alle richieste di dimissione che due milioni di persone hanno chiesto durante i cortei. «Voglio concludere il mio lavoro per l’Egitto, il mio Paese, presentandolo al prossimo governo, quello che verrà dopo di me», dice il presidente Mubarak. «Voglio dire chiaramente che nei prossimi mesi, quelli che rimangono, lavorerò sodo per approntare tutte le misure necessarie per un trasferimento di potere pacifico e sicuro»a chi sarà scelto dal popolo». .
MORIRO’ IN EGITTO – «Ci sono grandi responsabilità che ho portato sulle spalle», ammette, «sono stato un uomo dell’esercito e non è nella mia natura voltare le spalle alle responsabilità: la mia prima responsabilità in questo momento è riportare la sicurezza nel paese». Assicurando che lavorerà per quel che resta del suo mandato per procedere alle riforme necessarie anche per quanto riguarda gli articoli della costituzione sulla candidatura alle presidenziali, ha aggiunto: «Questo è il mio Paese. Ho vissuto qui, ho combattuto per questo Paese e resterò qui. Morirò in questo Paese». Se le ultime battute del discorso, il presidente ha chiosato con un «Che la pace sia con noi», il suo discorso non è morbido con il popolo della protesta: «Intendo chiedere alla polizia di svolgere il proprio ruolo proteggendo i cittadini con correttezza, rispettando i loro diritti, libertà e dignità», dice. «Chiedo alle autorità di controllo e alle forze di sicurezza di prendere quanto prima le contromisure per arrestare i fuorilegge che hanno causato disordini e atti di sabotaggio nei giorni scorsi». Chiedo, ha detto, di applicare qualsiasi misura volta ad assicurare alla giustizia i corrotti e i responsabili di saccheggi e atti distruttivi di questi giorni». E fa questa richiesta come «promessa per il popolo egiziano finché resta in carica il mio governo». Mentre le parole del presidente Mubarak corrono in tv, piazza Tahrir nel centro del Cairo, è piena di gente. «Vattene! Vattene! Vattene!»: così la folla accoglie l’annuncio che il presidente intende rimanere al potere fino alle prossime elezioni presidenziali. Un discorso che se per certi versi segna la fine del regno di Mubarak, non rasserena gli animi. Mubarak «non ascolta la voce del popolo» e la modifica della Costituzione è una «presa in giro», ha commentato l leader dell’opposizione Mohammed El Baradei alla televisione Al Arabiya.
LO SGUARDO AMERICANO – Sarebbe stato il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, a chiedere al presidente egiziano di non ripresentarsi. Lo rende noto il New York Times, citando fonti diplomatiche americane di Washington e del Cairo, secondo le quali il messaggio del presidente americano sarebbe stato portato personalmente a Mubarak dall’inviato speciale americano al Cairo, l’ambasciatore Frank G. Wisner.
MEGA MANIFESTAZIONE – L’annuncio del discorso di Mubarak in tv arriva al termine della mega manifestazione del Cairo. Nelle vie e nelle piazze della capitale, una folla immensa di persone, più fonti parlano di due milioni, ha tentato pacificamente di dare la «spallata» finale al presidente egiziano. I numeri esatti della protesta, organizzata dal movimento 6 Aprile, non si conoscono ma di certo sono centinaia di migliaia i manifestanti che si sono radunati in piazza Tahrir per chiedere un cambio al vertice dello Stato. Un secondo corteo è stato organizzato ad Alessandria e in tutto il Paese è in corso uno sciopero generale. La tv di Stato egiziana ha invitato i cittadini a rimanere in casa ed evitare di unirsi alle manifestazioni, temendo possibili episodi di violenza. Al tempo stesso, militanti e dirigenti del Partito nazionale democratico di Mubarak starebbero preparando una contro-manifestazione ad Ismailiya in suo favore, anche se il clima generale non sembra molto propizio all’uomo che guida l’Egitto ormai da tre decadi. Interrotte le comunicazioni telefoniche e quelle via internet, Google è riuscito a «salvare» le comunicazioni degli egiziani con l’esterno, grazie a un accordo con Twitter.
ULTIMATUM A MUBARAK – Una cinquantina di associazioni non governative hanno esortato Mubarak a farsi da parte, per evitare altri bagni di sangue qualora le manifestazioni di piazza degenerassero. L’Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha annunciato che si stimano già in 300 le persone morte nelle proteste degli ultimi giorni a cui si aggiungerebbero più di tremila feriti e centinaia di arrestati. Al Cairo è atteso il rientro di Ahmed Zewail, uno dei candidati più forti alla presidenza nel dopo-Mubarak. Anche Zewail, così come Moahmmed ElBaradei, è stato insignito di un premio Nobel: è accaduto nel 1999 per le sue ricerche sui laser applicati alla chimica. ElBaradei, dal canto suo, è tornato in giornata a chiedere a Mubarak di lasciare «se vuole davvero salvare la pelle». E ha dato anche un ultimatum: se ne deve andare entro venerdì.
GOOGLE ANTI-BAVAGLIO – Il governo sta tentando in tutti i modi di ostacolare la protesta. Nel tentativo di limitare l’afflusso di manifestanti al Cairo, in tutto il Paese i treni sono fermi ed è chiusa la metropolitana della capitale. Le comunicazioni telefoniche e i collegamenti internet restano bloccati in tutto il Paese, visto che l’ultimo fornitore d’accesso ancora in funzione, il gruppo Noor, è stato bloccato lunedì. Google tuttavia è riuscito a “bucare” la censura del web, in cooperazione con Twitter, “salvando” le comunicazioni degli egiziani con l’esterno. L’azienda di Mountain View ha messo a punto uno strumento con il quale gli utenti potranno continuare a twittare, inviando messaggi sul sistema di microblogging attraverso la voce: Google ha infatti messo a disposizione tre numeri di telefono internazionali ai quali gli utenti possono lasciare un messaggio vocale e il servizio istantaneamente «twitta» il messaggio taggandolo “egypt”. Per tradurre il progetto in realtà, i tecnici di Google hanno lavorato senza sosta per tutto il fine settimana con un gruppo di ingegneri di Twitter e SayNow, appena acquisito dal colosso californiano. I tre numeri per chiamare sono +16504194196 o +390662207294 o +97316199855. Gli interessati possono ascoltare i messaggi chiamando gli stessi numero di telefono o visitando la pagina twitter.com/speak2tweet.
IL RIMPASTO DI GOVERNO – Accerchiato dall’opposizione e criticato, se non espressamente scaricato, dalla comunità internazionale, il presidente egiziano si è affidato ai generali, in procinto di abbandonarlo al suo destino, e ha giocato le ultime carte a sua disposizione: un rimpasto di governo e l’apertura al dialogo. Dal nuovo esecutivo sono spariti l’odiato ministro dell’Interno e i magnati in affari con il regime. Ma per il resto, poche altre novità: il cambiamento più significativo è stato l’allontanamento di Habib el-Hadly, principale responsabile per la sanguinosa repressione delle proteste e che controllava le forze di sicurezza accusate di violazioni sistematiche dei diritti umani. La sua sostituzione era richiesta a gran voce dai manifestanti: al suo posto è andato Mahmud Wagdi, generale di polizia in congedo, ex capo delle istituzioni penitenziarie, che ha salutato Mubarak con un saluto militare.
APPELLO NEL VUOTO – Mubarak ha anche lanciato un appello al dialogo con le opposizioni, subito respinto dai Fratelli Musulmani: «Troppo tardi». Da ultimo ha incaricato il neo vicepresidente Omar Suleiman di aprire «immediate trattative con tutte le forze di opposizione per avviare un dialogo sulle riforme costituzionali e legislative». Il vicepresidente ha aggiunto che il governo intende affrontare «prima possibile le priorità come la lotta alla disoccupazione, alla povertà e alla corruzione e raggiungere l’equilibrio tra i salari e i prezzi». I generali vedono ormai il rais come un ostacolo e cercano di mantenere l’immagine di affidabilità e credibilità conquistata nel corso degli anni. Ieri un generale era andato in tv a leggere una dichiarazione scritta con cui ha affermato che l’esercito non sparerà mai sui dimostranti e diversi militari sono scesi in piazza.
«UN MEDIO-ORIENTE ISLAMICO» – Dall’Iran arriva intanto l’auspicio di una svolta islamica nella crisi israeliana. Secondo il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Ramin Mehman-Parast, il rovesciamento dei regimi attualmente al potere in diversi Paesi arabi, tra cui l’Egitto, porterebbe a un miglioramento dei loro rapporti con l’Iran e alla creazione di «un Medio Oriente islamico e potente capace di opporsi a Israele». «I grandi movimenti di popolo ai quali assistiamo in questi giorni in Medio Oriente e nel Nord Africa – ha affermato Mehman-Parast – mirano a mettere fine alla dipendenza dalle grandi potenze. Si tratta di un risveglio islamico e come andrà a finire dipenderà dalla situazione nella regione e dai popoli». Una posizione, quella di Teheran, che non è condivisa da Ankara: secondo il premier turco Tayyp Erdogan il presidente egiziano Hosni Mubarak «dovrebbe ascoltare le domande» che provengono dal popolo. L’Iran ha rotto le relazioni diplomatiche con il Cairo oltre 30 anni fa, dopo la rivoluzione islamica iraniana, per protesta contro i trattati di pace di Camp David firmati dal presidente egiziano Anwar Sadat con Israele. Ieri il premier israeliano Benyamin Netanyahu aveva detto di temere che in Egitto possa emergere un regime islamico radicale come in Iran. E proprio Israele, nel frattempo, ha rafforzato la sicurezza al confine con l’Egitto nel timore di infiltrazioni terroristiche a causa dei disordini e si prepara alla possibilità di una massiccia ondata di profughi beduini in arrivo dal Sinai.
ITALIANI RIMPATRIATI – In Italia è rientrato intanto il C130 dell’aeronautica militare che ha rimpatriato le prime settanta persone che si trovavano in Egitto. Il volo, organizzato dal ministero degli Esteri, è atterrato all’aeroporto militare di Pratica di Mare poco dopo le sei del mattino. L’ultima a uscire dal velivolo è stata una bambina di circa 5 anni, in braccio alla madre. Tutte le persone sono state assistite da personale della Farnesina che hanno distribuito caffè, tè e cibo nell’attesa del disbrigo delle pratiche doganali. Hanno poi lasciato l’aeroporto a bordo di due pullman civili, dopo aver detto a militari e personale di non dimenticare gli altri italiani ancora al Cairo. L’ambasciatore italiano nella capitale egiziana, Claudio Pacifico, nel frattempo torna a sconsigliare «tassativamente» ai connazionali di recarsi in Egitto: «C’è obbligo di saggezza» ha detto parlando a Radio Anch’io, perchè anche nelle zone che in questo momento appaiono più tranquille, grazie all’intervento dell’esercito, «la situazione potrebbe cambiare» nel giro di poche ore. E il capo dell’unità di crisi della Farnesina, Fabrizio Romano, ha aggiunto: «L’emergenza in Egitto è tutt’altro che finita».
Redazione Online