Tensione anche nello yemen. Almeno 40 vittime dall’inizio delle proteste anti-Gheddafi. Spari sulla folla nel Bahrein
Continuano manifestazioni e scontri in Medio Oriente e nel Maghreb. La situazione è critica in Libia, dove si contano una quarantina di vittime dall’inizio delle proteste anti-Gheddafi. E questo malgrado il pugno di ferro messo il campo dal leader libico che, attraverso «i Comitati rivoluzionari e il popolo», ha minacciato «i gruppuscoli» anti-governativi di una repressione «devastante». Dopo le decine di morti di cui tra giovedì e venerdì è giunta notizia da varie località senza ottenere conferme indipendenti, venerdì sera la Libia è letteralmente balzata al primo posto tra i Paesi della rivolta. Dall’America, il presidente Barack Obama ha condannato gli atti di violenza contro i manifestanti nel Bahrein, nello Yemen e in Libia ed ha lanciato un appello al rispetto della libertà di espressione. Il portavoce della Casa Bianca Jay Carney, parlando ai media a bordo dell’Air Force One, ha detto che il presidente Obama è «profondamente preoccupato» dalle notizie di atti di violenza. L’inquilino della Casa Bianca ha esortato tali governi a esercitare la massima moderazione verso i manifestanti astenendosi da atti di violenza.
INTERROTTI I COLLEGAMENTI TELEFONICI – Solo a Bengasi, secondo l’edizione on line del quotidiano Oea, un giornale vicino al figlio del leader libico, Seif, sono state seppelliti venti cadaveri, mentre a Derna, nell’est del Paese, ne sono stati seppelliti cinque e due vittime sono ancora nell’obitorio dell’ospedale. Sempre Oea riferisce che due poliziotti sono stati impiccati da manifestanti ad Al Baida. La città 1.200 chilometri a est di Tripoli sarebbe di fatto nelle mani dei manifestanti e le forze della sicurezza hanno ricevuto l’ordine di lasciare la località. Lo riferisce una fonte della sicurezza libica, aggiungendo che le forze di sicurezza si sono posizionate intorno alla località e controllano le vie di accesso in entrata e in uscita. I membri della famiglia del leader libico Muammar Gheddafi residenti ad Al Baida (un cognato e i suoi familiari), secondo la fonte hanno abbandonato la città per recarsi nel sud della Libia, probabilmente a Sebha. Nella località sembra certo che siano morti due giovani durante gli scontri dei giorni scorsi, ma una fonte informata ha dichiarato alla stampa locale che le vittime sarebbero 14, fra cui anche alcuni esponenti locali del regime. I collegamenti telefonici con Al Baida sono interrotti da venerdì mattina mattina. Secondo altre autorità locali, «alle forze dell’ordine è stato detto di lasciare la città per evitare altri scontri con i manifestanti».
CAOS A BENGASI – Il sito internet Quyrna riferisce che 1.000 detenuti del carcere di Bengasi avrebbero attaccato le guardie e sarebbero scappate. Tre degli evasi sarebbero stati uccisi a colpi di arma da fuoco sparati dalle guardie. I manifestanti in piazza hanno incendiato la sede della radio locale a Bengasi, dopo il ritiro delle forze che garantivano la sicurezza dell’edificio. Ci sono interi quartieri della città, in particolare la parte settentrionale e orientale della città, che sono rimaste stasera senza elettricità e senza la linea internet. Lo riferisce l’attivista Ziad Karim. Secondo Al Jazeera in queste ore ci sono 11 cadaveri di manifestanti uccisi negli scontri di ieri con la polizia ancora fermi nell’ospedale di Bengasi.
YEMEN – Non va meglio nello Yemen. Tre dimostranti antigovernativi sono stati uccisi venerdì a colpi di arma da fuoco nella città di Aden, nel sud del Paese. Lo riferisce Al Jazeera secondo la quale, i feriti sono decine. Tensione anche nel Bahrein dove la polizia ha aperto il fuoco su una folla di dimostranti vicino alla Piazza della Perla a Manama. Secondo la Cnn, che ha citato gli autisti di un’ambulanza, quattro manifestanti sono rimasti uccisi. Altre persone sono rimaste ferite.
«VIA LA FAMIGLIA REALE» – Nel Bahrein una imponente manifestazione è in programma per sabato, mentre quattro persone sono morte negli scontri a Manama tra polizia e manifestanti dell’opposizione, che chiedono una svolta democratica per questa monarchia del Golfo. Almeno 25 persone sono invece state ferite dal’esercito, che ha sparato sulla folla, per poi impedire alle ambulanze e ai medici di prestare soccorso. Nel Paese si sono svolti i funerali degli sciiti uccisi nel raid della polizia contro le proteste di Manama. L’ex deputato, Jalal Firuz, del movimento sciita che giovedì si è dimesso in blocco dal parlamento, ha detto che in un primo tempo i dimostranti hanno commemorato le vittime dei giorni scorsi in un’altra zona della città, dove la polizia antisommossa ha sparato lacrimogeni contro di loro. La folla si è allora diretta verso la Piazza della Perla, dove l’esercito ha aperto il fuoco. Secondo testimoni citati dalla France Presse, spari hanno preso di mira manifestanti vicino all’ospedale Salmaniya, nella capitale, causando diversi feriti. Migliaia di persone sono giunte nella cittadina di Sitra al grido di «Processate la banda criminale». «Un massacro» ha gridato un religioso sciita all’inizio della funzione aperta da due veicoli con i corpi di Ali Khodeir e Mahmoub Mekki avvolti nella bandiera nazionale. Mentre si celebravano i funerali dimostranti con gli striscioni continuavano a urlare: «La gente vuole la caduta del regime. Rimuovete la famiglia reale».
STOP ALLE ESPORTAZIONI – Intanto la Gran Bretagna ha annunciato l«’annullamento» di 44 contratti per l’esportazione di materiale di sicurezza verso il Bahrein e otto simili contratti verso la Libia, nel timore che tale materiale possa essere utilizzato contro i manifestanti nelle proteste in corso nei due Paesi.
Redazione online