Nato e Ue valutano i margini di manovra per un intervento. Nuovi raid: esplosione a un check point. Armi a Tripoli, Mosca sceglie l’embargo. Parigi «riconosce» gli insorti
TRIPOLI – Nuovi raid a Ras Lanuf, nel giorno in cui a Bruxelles comincia la maratona diplomatica di Nato e Ue sulla situazione libica. Le forze governative hanno bombardato dal mare e dal cielo la zona petrolifera ad est della città petrolifera in mano agli insorti. Un ordigno sganciato da un aereo delle forze di Gheddafi è caduto presso un check point dei ribelli a ovest: non è possibile stabilire, al momento, se vi siano vittime o danni. L’esplosione, preceduta dal rombo del caccia che sorvolava, ha alzato un denso fumo nero e un fungo di sabbia, ha constatato l’inviata dell’Ansa. Immediatamente, i ribelli hanno cominciato a sparare con le mitragliatrici antiaeree montate sui loro pick up. La tensione tra gli uomini delle forze rivoluzionarie è al momento alta, più che nei giorni scorsi. Secondo testimoni citati dalla Reuters, una delle bombe o granate che hanno martellato la zona di Ras Lanuf ha colpito un’abitazione civile.
I NEGOZIATI – Gli emissari di Gheddafi sono al lavoro in Europa e al Cairo. Il Colonnello «è finito e ha perso la sua legittimità» agli occhi della comunità internazionale, avrebbe riferito il ministro degli Esteri portoghese Luis Amado all’inviato del Raìs a Lisbona. Ad Atene è durato un’ora e mezza l’incontro fra il vice ministro degli Esteri greco, Dimitris Dollis, e l’inviato del Raìs Mohamed Tahir Siala. Nessuna dichiarazione è stata rilasciata dalle due parti ai giornalisti, al termine del summit. All’Eliseo, invece, i due emissari di Bengasi hanno incontrato il presidente francese Nicolas Sarkozy. Parigi, ha fatto sapere uno dei due inviati, riconosce «come rappresentante legittimo del popolo libico il Consiglio nazionale provvisorio». Sulla base di tale riconoscimento – hanno annunciato – «noi apriremo una ambasciata in Francia e Parigi ne aprirà una a Bengasi in via transitoria, in vista di un trasferimento della sede a Tripoli». Sabato scorso, scrive El Pais, un emissario del premier spagnolo, Josè Louis Zapatero, a Bengasi i rappresentanti del Consiglio dei rivoltosi e il loro capo, Mustafa Abdel Jalil. Al suo ritorno, Pablo Yuste, direttore generale dell’Agenzia spagnola per la Cooperazione allo Sviluppo, ha riferito a Madrid le richieste dei ribelli, prima fra tutte il riconoscimento del Consiglio come legittimo governo della Libia. Un passo che, secondo fonti diplomatiche, la Spagna prenderebbe solo di concerto con gli altri 27 membri dell’Ue. In un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt, il presidente del Consiglio nazionale dei ribelli libici costituitosi a Bengasi, l’ex ministro di Giustizia Mustafa Abdel Jalil, ha spiegato di essere favorevole alla «no fly zone» o a una misura simile, ma non alla presenza di soldati stranieri in Libia.
I COLLOQUI – A Bruxelles, Nato e Unione Europea discutono da oggi degli strumenti utili a fronteggiare la crisi di Tripoli e le sue potenziali ripercussioni sull’occidente. Una maratona diplomatica nell’ambito della quale prende sempre più quota l’ipotesi di una missione per il pattugliamento delle acque davanti al Paese nordafricano, mentre la «no fly zone» è subordinata a una decisione delle Nazioni Unite. Per l’Italia saranno presenti il premier Silvio Berlusconi e il ministro degli Esteri Franco Frattini. «Stati Uniti ed Europa hanno otto ore di tempo per fermare Gheddafi, altrimenti bloccheremo le forniture di petrolio dall’area di Ras Lanuf e Brega che è sotto il nostro controllo» ha detto uno dei leader della rivolta anti-Gheddafi al check point a ovest di Ras Lanuf, poco prima che il sito fosse colpito da una bomba. «Gheddafi ha ucciso seimila bambini in Libia, all’Europa non importa di questi bambini?», ha aggiunto il combattente parlando a volto coperto. Dal Cremlino, nel frattempo, arriva l’annuncio che la Russia proibirà completamente la vendita di armi alla Libia, sospendendo tutti i contratti in vigore con Tripoli. L’agenzia Itar-Tass online scrive che il presidente russo, Dmitri Medvedev, «ha firmato un decreto che prevede misure per rendere efficace la risoluzione 1970 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu del 26 febbraio 2011» e imponendo molte restrizioni sulla Libia. Da Berlino il ministero dell’Economia tedesco ha annunciato di aver congelato i conti bancari in Germania della Banca Centrale e dell’Authority per gli investimenti libici.
ZAWIYA – Nella notte, un migliaio di fedelissimi del leader libico Muammar Gheddafi ha festeggiato a Zawiya il «ritorno della città sotto il controllo dell’esercito» con una cerimonia organizzata in uno stadio di calcio cittadino, costellata dai fuochi di artificio. Lo hanno constatato i giornalisti stranieri condotti sul posto. «Sconfiggerli (gli insorti, ndr) non è stato difficile», ha assicurato alla stampa straniera un ufficiale dell’esercito: «Noi non abbiamo ucciso civili, tutto quello che si dice è falso. Sono loro che ammazzano le persone inermi». Sul prato del campo di calcio si è poi scatenata una vera e propria ressa quando i militari hanno cominciato a distribuire generi di prima necessità tra cui soprattutto farina e polpa di pomodoro, con la folla che ha letteralmente preso d’assalto i camion.
Redazione online