Il capogruppo alla Camera del Carroccio, Reguzzoni: “Domani non sarò in aula per le celebrazioni dell’Unità d’Italia”. Intanto dopo la Lombardia la protesta leghista contro Inno e tricolore va di scena anche in altre regioni
Milano – Prosegue la “rivolta” dei leghisti contro l’Unità d’Italia. Ma più che una sfida alle istituzioni – come qualcuno denuncia – quella del Carroccio sembra un gesto di ribellione ad uso e consumo della base elettorale. Come per dire: tranquilli, noi non siamo affatto cambiati… non ci facciamo comandare a bacchetta né tantomeno ci sogniamo di sventolare il tricolore o intonare l’Inno di Mameli. Comunque sia le polemiche non mancano. E la Lega, quasi lo facesse a posta, va avanti sulla propria strada. Dopo la clamorosa ritirata al bar dei consiglieri regionali lombardi, proprio nel momento in cui venivano aperti i lavori con l’Inno, al consiglio regionale della Lombardia, arrivano altre iniziative di ribellione in varie zone d’Italia. “Domani non sarò in aula per le celebrazioni dell’Unità d’Italia. Hanno deciso di chiudere gli asili, perciò io sarò con i miei figli”. Marco Reguzzoni, presidente dei deputati della Lega Nord, risponde così ai cronisti che gli chiedono se parteciperà alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. “Non voglio fare polemiche – spiega – ma non penso che il mio contributo possa servire. Gli altri? Non lo so, ognuno agirà secondo coscienza”.
Emilia Romagna Una sciarpa tricolore al collo del capogruppo della Lega nord in Regione, Mauro Manfredini: gliel’ha messa a tradimento la consigliera dell’Udc, Silvia Noè, stigmatizzando così l’assenza degli esponenti leghisti all’apertura della seduta solenne di celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, quando sono risuonate in aula le note dell’Inno di Mameli. Una protesta, quella dell’assenza durante l’Inno, ripetuta più volte dalla Lega nord in diverse occasioni in più di una località. In Assemblea legislativa a Bologna oggi i consiglieri leghisti sono entrati un bel pò dopo l’Inno, quando era già iniziato il messaggio di benvenuto del presidente Matteo Richetti. “Ero a ripassarmi l’intervento – ha poi spiegato Manfredini – perché la Lega ha dato libertà di scelta e noi abbiamo deciso di partecipare al dibattito”. Senza però la coccarda tricolore indossata da tutti in aula oggi; “noi la bandiera l’abbiamo già scelta – ha risposto Manfredini – è quella verde della Lega nord”. Per lui “ancora oggi l’Italia non è unita. Lo sarà quando ci sarà il federalismo”. Ma per i colori nazionali non aveva fatto i conti con la consigliera dell’Udc, che ha concluso il proprio intervento, improntato alla “fiducia nel futuro”, regalando al capogruppo leghista quella sciarpa tricolore: “E’ di mia produzione”, ha precisando mettendogliela al collo da dietro, suscitando un applauso francamente divertito. Come il commento del presidente dell’Assemblea Richetti, che ha fatto appello al carattere di Manfredini, il quale ha “incassato” prima con sorpresa e poi togliendosi dal collo la sciarpa tricolore, che campeggiava ancora sul banco durante il suo successivo intervento, critico verso un Risorgimento dal quale – ha sostenuto – “il popolo è rimasto estraneo”. “La sciarpa tricolore l’accetto volenteri, spero solo che non sia fatta in Cina”, è stata la risposta di Manfredini.
Piemonte Tutti in aula, in piedi, mentre suonava l’inno di Mameli: assessori e consiglieri della Lega Nord del Piemonte hanno pienamente partecipato a tutte le fasi della seduta straordinaria, a Palazzo Lascaris, del Consiglio regionale, convocato per celebrare i 150 dell’unità d’Italia. “Abbiamo aderito all’iniziativa – ha spiegato il capogruppo del Carroccio, Mario Carossa – accettando il parere del resto della maggioranza, anche se rivendico il diritto di restare un po’ tiepido rispetto a questo modo di festeggiare. Ciò non vuol dire – ha aggiunto Carossa – che non crediamo in determinati valori, come dimostrano ogni giorno con il loro lavoro i ministri, i presidenti delle Regioni, tutti gli assessori e i sindaci”. Per Carossa “fa tristezza constatare che a Torino la festa per i 150 anni è così sentita, è segno che qualcosa non funziona. E a Roma, Napoli, Palermo vedo che i tricolori sono pochi…”.
Formigoni Anche la Lega dovrebbe festeggiare l’Unità d’Italia, perché “tutti gli italiani dovrebbero riconoscersi in un’Italia che sta riformando se stessa e sta avviandosi sulla strada del federalismo”. A dirlo è il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, a margine della presentazione di una mostra a palazzo Lombardia. “Credo di sì”, ha risposto Formigoni ai giornalisti che gli hanno chiesto se anche la Lega dovesse festeggiare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Il governatore ha ricordato: “Noi celebriamo l’Unità d’Italia, vogliamo cambiare la forma di questa unità ma la sostanza la vogliamo mantenere. Voglio che il 2011 sia anche l’anno in cui cambiamo la forma dello Stato, dopo 150 anni di forma centralista dobbiamo inaugurare una nuova epoca di forma federalista dello Stato, che è un modo diverso per realizzare la stessa Unità”.
Alemanno “Non guardiamo l’albero che cade, guardiamo la foresta che cresce. C’è un sentimento nazionale che sta crescendo in tutta Italia e che si sta rafforzando giorno dopo giorno”. Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, a chi gli chiedeva un commento sulle polemiche della Lega.
La Russa a Bossi Un personaggio dei 150 anni di storia italiana in cui il ministro della Difesa Ignazio La Russa si identifica? “Sì – risponde il ministro al Tg1 – è Amatore Sciesa, che mentre veniva portato al patibolo fu fatto fermare davanti alla porta di casa. Lo avrebbero salvato se avesse tradito l’idea dell’unità nazionale. Lui rispose tiremm innanz, tiriamo avanti. Lo disse in maniera decisa, peraltro in milanese. Voglio ricordarlo al mio amico Umberto Bossi”. Una piccola stoccata alla Lega, quella del ministro della Difesa, dopo che ieri, dall’aula del consiglio regionale della Lombardia, i leghisti sono usciti al momento in cui è stato intonato l’inno nazionale.