PREOCCUPAZIONE DEL CONSIGLIO EUROPEO. Tensioni in Giordania, ucciso un passante. Anche a Sanaa, interviene l’esercito. Proteste a Damasco, a Daraa bruciata la statua dell’ex presidente Assad
Ancora una giornata di alta tensione in Medio Oriente. In migliaia sono scesi nelle piazze della Siria, dello Yemen e della Giordania per protestare contro i rispettivi regimi. Proprio mentre a Bruxelles il vertice dei capi di Stato e di governo dell’Ue esprime preoccupazione per la crisi nei due Paesi e nel Bahrein, la rivolta continua ad allargarsi. In Siria, in particolare, si registra un nuovo bagno di sangue: le forze di sicurezza, secondo il resoconto di Al Arabiya, hanno aperto il fuoco contro i manifestanti a Samnin, località nei pressi di Daraa, nel sud della Siria ed epicentro delle proteste anti-regime. E si parla di almeno 20 vittime che facevano parte di un gruppo di manifestanti diretto nella cittadina principale per prendere parte alla protesta collettiva. E proprio a Daraa, mentre alcune persone hanno appiccato il fuoco alla statua dell’ex presidente Hafez al Assad, la polizia avrebbe ucciso un altro manifestante, secondo il racconto di Al Jazeera. La stessa emittente ha citato anche un secondo bilancio, fornito dai manifestanti, secondo cui i morti sarebbero due a cui si aggiungono una decina di feriti.
SIRIA– Migliaia di persone si sono erano riunite già in mattinata nel centro di Daraa, teatro delle più massicce proteste anti-governative. Al termine della preghiera del venerdì sono stati intonati slogan per «la libertà» e per «vendicare il sangue dei martiri». A riferirli sono stati testimoni oculari citati da attivisti siriani che trasmettono su Twitter. Fonti mediche locali riferiscono che in una settimana sono morte a Daraa oltre 40 persone, ma il conto non tiene conto delle vittime di questo venerdì nero. Le proteste intanto si sono accese anche in altre città. A partire da Damasco, dove almeno 200 persone hanno tentato di sfilare in centro a sostegno dei manifestanti di Deraa. Le forze di sicurezza, tuttavia, sono subito intervenute per interrompere il corteo che intonava «Sacrifichiamo il nostro sangue, la nostra anima per te, Daraa». Decine di manifestanti sono stati arrestati. E a Samnin, come riportato sopra, le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro i manifestanti causando diverse vittime. Proteste anche a Homs, nell’ovest del Paese, dove i manifestanti in piazza cantano «Il popolo vuole la caduta del governatore!».
YEMEN – Altro fronte, lo Yemen. I dimostranti anti-regime – decine di migliaia scrive la Bbc online – si sono riuniti per una grande protesta nella mattinata di venerdì nella capitale Sanaa. L’esercito governativo è intervenuto sparando colpi in aria per tenerli a distanza dai sostenitori del presidente Ali Abdullah Saleh, anche loro scesi in piazza. Sempre secondo la Bbc, le ambasciate stanno evacuando il loro personale e i voli per lasciare la capitale sono pieni. Saleh, al potere da 32, anni, si è detto pronto ad abbandonare il potere entro un anno, ma i dimostranti chiedono le dimissioni immediate. L’opposizione pretende anche una nuova Costituzione, le dimissioni del governo e lo scioglimento dei servizi di sicurezza interna. Le proteste durano da circa un mese e hanno conosciuto un’escalation di violenza. Venerdì scorso circa 50 persone sono state uccise da colpi d’arma da fuoco a Sanaa.
GIORDANIA – Anche in Giordania è stato un venerdì di scontri e nei tafferugli nella capitale Amman tra dimostranti riformisti, guidati dagli studenti, e i fedelisimi di re Abdallah si è registrato un bilancio di almeno un morto e oltre 100 feriti. La vittima, Khairy Saad Jamil, 57 anni, è morto all’ospedale principe Hamzeh della capitale . Secondo il figlio Amer è stato ferito a morte dalla polizia a colpi di manganello davanti al ministero dell’Interno. Inoltre, sempre secondo la testimonianza del giovane, il padre era un semplice passante e la polizia lo ha scambiato per un manifestante.
Redazione online