L’UOMO CHE LAVORAVA PER LA NOBILDONNA, SAREBBE STATO INCASTRATO DAL DNA. Il filippino Manuel Winston è accusato di aver ucciso Alberica Filo della Torre nel 1991
Una foto di archivio di Manuel Winston (Ansa) |
MILANO – Colpo di scena nelle indagini sul delitto dell’Olgiata, uno dei «cold case» italiani più famosi: per l’assassinio della contessa Alberica Filo Della Torre, avvenuta il 10 luglio del 1991, è stato infatti fermato Manuel Winston, domestico filippino della nobildonna.
INCASTRATO DAL DNA – L’indagato, oggi 41enne, prestava servizio nella villa romana dell’Olgiata all’epoca in cui fu uccisa la contessa. L’uomo è stato incastrato dal dna, che sarebbe risultato compatibile con quello prelevato su uno degli oggetti repertati nella camera da letto in cui avvenne il delitto. Il caso è stato riaperto tre anni fa su istanza del marito della vittima, Pietro Mattei, che ha sollecitato nuove indagini con l’utilizzo delle nuove tecnologie e che ora esprime soddisfazione per la svolta del caso.
PERICOLO DI FUGA – Winston è stato sottoposto al fermo di procura nel quadro degli accertamenti del procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e del sostituto Francesca Loy, in collaborazione con i carabinieri del Reparto Operativo e del Ris. A determinare il fermo è stato il pericolo di fuga del filippino. La procura dovrà ora chiedere la convalida del fermo. I particolari della vicenda saranno illustrati mercoledì nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 11 in procura a Roma.
La contessa Alberica Filo della Torre |
IL DELITTO – La contessa Alberica Filo Della Torre aveva 42 anni quando fu trovata priva di vita nella stanza della sua villa all’Olgiata. Secondo i primi rilievi venne strangolata e colpita con uno zoccolo alla testa. Nella prima inchiesta, poi conclusasi con l’archiviazione e lo stralcio per consentire la riapertura di un procedimento penale, Roberto Iacono, figlio della governante della contessa, e il filippino Winston furono chiamati in causa avendo, secondo la procura, sufficienti motivi per nutrire rancore e risentimento nei confronti della vittima. Iacono, di cui si diceva avesse problemi di natura psicologica, non aveva gradito il licenziamento della madre, che secondo alcuni testimoni era stata mandata via perché chiedeva continui prestiti o aumenti di stipendio. Invece Winston, che avrebbe dovuto restituire alla contessa un milione di lire, era stato più volte visto discutere animatamente con la donna. Per Pietro Mattei l’indagine è sempre stata lacunosa e caratterizzata da troppe omissione in relazione ad alcuni accertamenti tecnici di laboratorio. Tra i reperti segnalati dal marito della vittima e, a suo dire, meritevoli di essere sottoposti all’esame del dna anche l’orologio Rolex della vittima e altri oggetti come i pantaloni di Winston e Iacono, il lenzuolo del letto della contessa, lo zoccolo con il quale fu colpita alla testa e alcuni indumenti intimi.
Redazione online